[Riflessioni] – 19 luglio 2009 – sedicesima settimana, tempo ordinario

19 Luglio 2009 Nessun Commento     

In questa domenica abbiamo modo di comprovare gli effetti del comando dato da Gesù ai suoi apostoli di andare a predicare con la vita il Vangelo. Gli apostoli ritornano dalla loro prima missione e riferiscono a Gesù. Hanno bisogno di riposo e di verifica, per questo Gesù li porta “in disparte, in luogo solitario”. Ancora una volta Gesù comunica con i gesti, non con le parole, riuscendo ad entrare in rapporto con le persone. Il contenuto non è mai separato dalla persona che lo comunica. Gesù era una persona accogliente. Amava la gente. La bontà e l’amore che traspaiono dalla sue parole formavano parte del contenuto. Costituiscono il suo temperamento. Un contenuto buono senza la bontà nel gesto dell’offrirlo è come latte versato.

Marco stesso sintetizza questo concetto: “La Buona Novella che Gesù proclama viene da Dio e rivela qualcosa su Dio. In tutto ciò che dice e fa’, traspaiono i tratti del volto di Dio. Traspare l’esperienza che lui stesso ha di Dio, l’esperienza di Padre. Rivelare Dio come Padre è la fonte, il contenuto e lo scopo della Buona Novella di Gesù.

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Giunto sull’altra riva, trovandosi tanta folla che l’aveva raggiunto via terra, Gesù si commuove, davanti alla gente senza pastore e comincia ad insegnare, rispondendo con la Parola di Dio. Già altre volte Gesù “si era commosso”, come il padre del figlio prodigo si era commosso al vederlo ritornare; come si commosse “il buon samaritano” davanti alla sorte di quel malcapitato. Il cuore di Gesù che si commuove è il cuore di Dio, quel Dio di cui si scrive: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”

Gesù è Dio che si commuove davanti ai poveri, gli umili, i peccatori. La folla che lo segue intuisce che Lui è uno che sa capire i bisogni più profondi. Non si tratta di bisogni solo materiali: Gesù comprende lo smarrimento, l’insicurezza, la mancanza di senso del perché penare e del perché vivere! Come la nostra di società dove ancora e più di prima i poveri vengono emarginati, i deboli vengono calpestati, gli innocenti messi in carcere, gli umili e i semplici sfruttati e manipolati da strumenti di persuasione e di potere che distruggono non più solo il corpo ma anche l’anima e la coscienza? Ed ecco finalmente la decisione di Dio. Lo abbiamo appena letto in Geremia:“Radunerò io stesso le mie pecore e le farò tornare ai loro pascoli. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi.

Per questo Gesù dirà di sé: Io sono il buon pastore che offre la vita per le pecore; io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”.

Oggi tanta gente affolla i santuari, segue i viaggi dei vari Papi, guarda con speranza alle figure carismatiche e non solo della Chiesa… forse intuisce che Cristo è ancora l’unico pastore affidabile oppure cerca qualcosa per vivere meglio… Si sa che Cristo ha avuto compassione delle nostre miserie e dei nostri peccati, che Lui ha dato la vita per la nostra salvezza…

“Pecore senza pastore”: qualche volta ci teniamo ad esserlo. E sbagliamo spesso e volentieri pastori. Gli uomini si dividono in due categorie: chi si fida di Dio, e chi si fida degli idoli: uomini, cose,… che eleggiamo come nostri padroni. E noi cristiani, qui riuniti, chi riconosciamo veramente come pastore?

“Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio popolo”. L’accusa e grave. E certamente riguarda anzitutto i “pastori”, ma non va dimenticato che in certo modo ogni credente è pastore del fratello. Tutti perciò debbono esaminarsi su questo punto. Tutti debbono chiedersi se sentono la responsabilità degli altri credenti, se sentono la comunità come parte delle proprie preoccupazioni. Ogni credente, mentre è certamente discepolo, è anche responsabile della vita degli altri. Il Signore ce ne dà l’esempio. Chi più, chi meno, tutti dobbiamo pascolare qualche gregge; dobbiamo orientare alcuni anime, alcune persone di cui prenderci cura.

Forse i giovani possono insegnarci qualcosa, quando decidono di lottare per un cambiamento, una volta per la scuola, un’altra volta per la pace, un’altra volta ancora contro le pericolose centrali nucleari… Eppure a volte siamo scettici nei loro confronti…

In questi giorni, si combatte nella terra di Gesù, tante vittime, tante sofferenze. In Afganistan la morte non fa differenza fra soldati e civili. Che cosa fare contro questo male? Quale speranza dare a coloro che soffrono?Cristo è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo.

Con semplicità e sincerità, domandiamoci se facciamo tutto quello che è in nostro potere per queste pecorelle. Il Signore nostro Gesù Cristo, ci renda perfetti in ogni bene, perché possiamo compiere la sua volontà.

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