[Riflessioni] – 12 luglio 2009 – quindicesima settimana, tempo ordinario

13 Luglio 2009 Nessun Commento     

Il vangelo ci presenta Gesù, che, dopo il suo primo ciclo di predicazione in compagnia con i discepoli, ora chiama direttamente i dodici e comincia a mandarli. Li chiama e li manda. Anzi inizia a mandarli, perché evidentemente li manderà anche in seguito, li manderà sempre, così come sempre manderà coloro che ha chiamato. Ne consegue che la Chiesa è sempre mandata, perché sempre chiamata dal suo Signore. Anche noi, in quanto Chiesa, siamo chiamati, ma a fare che cosa? Ad annunciare che è tempo di convertirsi, cioè di cambiare mente, di cambiare cuore, vincendo il male, preoccupandoci dei malati e dei più infelici. Chi è chiamato non ha altra scelta, se non, al pari del profeta Amos, di partire e di annunciare, nonostante le eventuali incomprensioni e difficoltà. Ma diversamente di quanto accadde con Amos, che fu mandato da solo, gli apostoli di Gesù sono mandati a due a due. L’annuncio è anche testimonianza di vita condivisa e fraterna. È l’anticipo di quanto Gesù dirà in seguito: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».

Abbiamo ascoltato che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace, fa germogliare la fedeltà e fa piovere la giustizia. Preghiamo perchè questa nostra umanità sia un buon terreno, che accoglie e fa fruttificare i doni di Dio.

Ripetiamo insieme:

rit. Padre, sia fatta la tua volontà.

1. Ti preghiamo per quelli che chiami ad essere tuoi discepoli. Per quelli che il tuo Spirito spinge su strade ancora inesplorate. E per noi tutti, chiamati a trasformare il tuo messaggio in atti concreti di speranza, nel nome di Gesù. Padre, ti preghiamo

2. E per i cosidetti potenti riuniti nel nome del destino del mondo: fa che al di fuori degli inutili protagonismi di qualcuno, possano, con la partecipazione contribuire alla costruzione del bene comune. Le macerie del libero mercato, senza regole, hanno travolto negli ultimi mesi altri milioni di persone. Adesso un miliardo di persone rischiano di morire di fame. Il G8 non fallirà se i leader saranno capaci di rinunciare a qualche appetito, se si convinceranno che “un altro mondo è possibile” e agiranno di conseguenza. Fa’ che amino la pace e cerchino la concordia nella giustizia, e sappiano farsi voce dei più poveri. Padre ti preghiamo

3. Per gli immigrati che vengono tra noi, perché non offriamo soltanto regole assurde cui piegarsi, ma anche spazi per esporre i propri problemi, nell’intento di dare vita e dignità a chi l’ha persa nel proprio paese. Padre ti preghiamo

4. Per le armi si spendono ogni anno quasi 1.500 miliardi di dollari. Con la scusa della lotta al terrorismo, negli ultimi dieci anni, la spesa militare è aumentata del 45 per cento. Invece, con il 10 per cento delle spese militari si raggiungerebbero gli Obiettivi del Millennio. In Italia la spesa per gli armamenti è sproporzionata rispetto a quella sociale. Anzi, il partito trasversale delle armi, che mette d’accordo destra e sinistra, loda la grandiosità dell’operazione F35 e la paragona alle grandi opere. Però, la cifra per la cooperazione è stata ridotta drasticamente: perché in ognuno di noi prevalga lo spirito critico di chi ha una coscienza e non vuole piegarsi agli interessi di pochi mercanti senza scrupoli: Padre ti preghiamo

5. In queste settimane assistiamo impotenti alle violenze in Iran ed in Cina: la televisione ci ha forse portato all’assuefazione e non ci rendiamo conto che come in quei paesi così lontani c’è il tentativo di reprimere la libertà e la dignità umana, anche nel nostro mondo pseudo-democratico vanno abolendosi diritti e doveri, nel nome del liberismo economico e della sicurezza. Perché cessino in quei paesi le violenze ed i massacri contro i giovani, perché maturi anche in Italia la coscienza del tunnel in cui stiamo entrando, dimenticandoci proprio dei fondamenti del Vangelo cui diciamo di ispirarci. Padre ti preghiamo

Non stancarti, Signore Dio, di inviarci i tuoi profeti e fa’ che non si stanchino coloro a cui chiedi di essere servi dell’annuncio del Vangelo. Insegnaci a trovare le vie dell’ascolto e l’amore per ogni giustizia. Per Cristo Nostro Signore.



Il messaggio oggi del Vangelo è semplice e quanto mai essenziale. Cristo manda i suoi discepoli (apostoli significa appunto mandati) per dimostrare con la propria vita, con i gesti, più che con le parole, la scelta consapevole del modello lasciato da Cristo. E per far lievitare le Sue parole per farsi pane quotidiano per gli uomini. C’è una costante nella Bibbia su questo argomento: Dio, l’abbiamo letto, manda i profeti, come Amos nella Prima Lettura; Gesù, ancora in vita manda i dodici, ma saranno ancora altri 72 i discepoli mandati direttamente da Lui. Ed oggi tocca a noi continuare l’opera, attualizzando il Vangelo nelle pieghe della vita quotidiana. Il cristianesimo non è un insieme di verità da credere, ma una condizione di vita, quella di figli di Dio, che scelgono di spendere la propria vita al modo di Gesù.

Nella Seconda Lettura abbiamo appena letto: “Perché fin da prima della creazione del mondo siamo stati scelti e predestinati ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”(Efesini). E Paolo alla fine ci dice: “Una qualità di vita – siamo chiamati a mostrare -, tutta vissuta a lode e gloria della sua grazia e in attesa della completa redenzione, sostenuti dallo Spirito santo, che è “caparra della nostra eredità”.

Gesù manda i suoi discepoli senza nulla con se, se non il bastone, i sandali e la tunica che avevano addosso. Tanta è l’urgenza e la sublimità della missione che ci è affidata, che non c’è tempo né troppa attenzione per altre cose, pur necessarie alla vita.

Una concezione di vita che per noi è un invito alla sobrietà, essenzialità e al distacco da tante cose che appesantiscono il cammino. Ma è sempre così? Non spetta a me giudicare ma pensando a come buttiamo via le nostre cose, i nostri soldi ed anche il cervello dietro a miraggi di ricchezza, falsi miti, o esempi di successo economico e politico, non c’è da stare allegri.

E se riflettessimo su quale spazio diamo al lavoro, alla famiglia, alla parrocchia, ai problemi del mondo, il panorama si fa a volte più oscuro. Non ci capita forse di lasciare sempre ai margini di tutto – cioè proprio quando ho finito tutte le mie cose e non ho più niente da fare – il mio impegno per il Regno di Dio, la mia quota di responsabilità nella mia città, per costruire – per quel che compete anche a me – la famiglia di Dio?

E’ la libertà e la superiorità del vero cristiano, “che cerca prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto sa che è sovrappiù” . Ciò che sei, gridalo più forte di ciò che dici: questa è la vera missione! Non si tratta di fare uno show in televisione, come fanno i telepredicatori, né di acquistare uno spazio pubblicitario sugli autobus per garantirsi l’8 od il 5 per mille. Anche se forse questo stile ci rende minoranza, dovremmo continuare a percorrerlo per rimanere veri e non virtuali.

Il vangelo si comunica “per attrazione, per irradiazione, per contagio, per lievitazione”, E se in qualche luogo non vi riceveranno, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro”. Capita di non essere accolti; ma il nostro servizio l’abbiamo fatto!

Cercherò il coraggio di non prendere con me nulla se non qualcosa di Cristo, un tratto del suo volto, riconoscibile. E ne parlerò, ma con poche parole, solo quelle che mi bruciano le labbra. Non è un fatto di laurea in teologia, né di capacità oratoria. La bella notizia dice: Dio è con te, guarisce la vita, purifica il mondo; è con te con amore. Questo auguro, a me e a ciascuno: Dio sia con voi, con amore!

Alla testimonianza della vita si devono aggiungere due ulteriori fasi del nostro servizio. Il primo è – come dice san Pietro in una sua lettera…“Saper rendere ragione della speranza che è in noi”. Quando qualcuno rimane colpito del nostro modo diverso di vivere, ci domanda: perché? Chi te lo fa fare? È questo il momento dell’annuncio esplicito del vangelo. E’ il momento di dire la nostra concezione di vita, di segnalare e documentare i FATTI intercorsi tra Dio e l’uomo in Gesù di Nazaret, che hanno cambiato il destino dell’uomo e della storia. E’ l’ora di una fede intelligente, illuminata, convinta, culturalmente anche matura, assimilata. E’ l’ora dello “specifico cristiano” da trasmettere: non dobbiamo preoccuparci di essere “CREDENTI”, perché alla fine ci verrà chiesto se siamo stati “CREDIBILI”!! La verità – che ha in se stessa la sua potenza – farà poi la sua corsa da sé. Non una fede buonista, fatta di tanti “vogliamoci bene”, ma di scelte di comprendere i problemi degli altri, farcene carico e operare nel senso della giustizia e delle carità. Giustizia e carità sono le armi dell’impegno attivo dei cristiani nel mondo per tradurre nelle pieghe della storia la vittoria di Cristo sul male.

L’altro passo è poi l’impegno attivo a operare per cambiare il mondo e come dice bene S. Paolo a “ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Efesini). Non è più tempo solo di preti, di teologi e di insegnanti di religione; chissà che la crisi vocazionale non sia volontà di Dio; certamente Dio può usarla a fin di bene, affinché ognuno si responsabilizzi. Ed è sbagliato sentirsi non capaci per non si è dei santi: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, e ciò che è debole per confondere i forti, e ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1Cor 1,27-28).”Se Dio con una mascella d’asino ha sconfitto un esercito di Filistei, cosa non farà con un asino intero come sono io?”. Questo diceva san Paolo: “Quanto più sono debole, è allora che sono forte”.

C’è spazio per tutti per lavorare nella vigna del Signore!

Siamo mandati non tanto per predicare, per promettere guarigioni miracolose, soluzioni a tutti i problemi: il nostro messaggio è molto più semplice: guardate, noi abbiamo incontrato un uomo, Gesù. Gesù ci ha detto e fatto cose meravigliose, e di questo noi siamo testimoni. Ci ha ridato la gioia di credere in un Padre, che ci fa una promessa, che se saremo con lui, lui non ci lascerà mai e vivremo in eterno. Non tutto nella vita andrà sempre bene. Anche noi troveremo sul nostro cammino delle persone davanti alle quali scuoteremo, con amore, la polvere dai nostri piedi. Ma proprio in quei momenti difficili, in quei momenti salvifici potremo unirci più profondamente a Lui. Davanti a tale compito, affascinante e terribile nello stesso tempo, non possiamo tirarci indietro.

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