Convertitevi, il Regno di Dio è vicino!

5 Dicembre 2010 Nessun Commento     

Ogni domenica mattina usciamo di casa per ritrovarci insieme a questo appuntamento nella comunità cristiana.
E’ festa la domenica La festa serve anche per divertirsi.
Noi, senza negare al divertimento, al riposo le sue giuste esigenze, siamo qui, sempre, ma particolarmente oggi, per “convertirci”.
Se ci fate caso, “divertirsi ” e “convertirsi” hanno la stessa radice.
Mi diverto quando mi distolgo dalle mie ordinarie occupazioni per rilassarmi, mi converto quando mi distolgo da ciò che vedo ordinariamente per guardare verso un’altra direzione.
Rendiamo questo gesto di conversione esplicito e personale.
Lasciamo le nostre strade per incamminarci sulle vie di Dio.
Per questo diciamo insieme: “Signore, pietà…

LETTURE

Il quadro dei brani biblici di queste domeniche mette sempre al primo posto il progetto di Dio: Egli non vuole che ce ne dimentichiamo: la pace, la fraternità, la giustizia, la concordia fra gli uomini, un mondo nuovo e diverso in cui persino gli animali sono rappacificati fra loro.
Verso questo progetto, verso questo “Regno di Dio” o Regno dei cieli” Giovanni il Battezzatore ci invita a rivolgerci, a girarci, a convertirci, considerandolo vicino, a portata di mano…
Perché questo progetto al di là delle grandi occasioni della storia, si costruisce anche nelle piccole occasioni della vita, nella attenzione, come dice Paolo, nell’amore, nella accoglienza reciproca.
Vediamo!

OMELIA

Mettete uno di fronte all’altro due quadri: Da un lato quello dipinto da Isaia. Dice il profeta: Chi governerà ,il popolo di Israele, sarà riempito dallo Spirito di Dio: spirito di sapienza, di intelligenza, di consiglio, di fortezza… La giustizia fascerà i suoi lombi, la verità, e la lealtà cingeranno i suoi fianchi…
Noi cristiani abbiamo individuato nel “virgulto di Iesse”, la figura di Cristo, ma niente di strano che il profeta avesse in mente un re, un capo, sotto il cui governo sarebbero fiorite la giustizia, la pace, l’assenza di spargimento di sangue, la fine delle oppressioni e delle guerre, un tempo in cui persino le bestie feroci sarebbero divenute vegetariane…
Bene. Accanto a questo quadro mettiamone un altro: Il nostro tempo, i nostri governanti, la mentalità all’interno della quale noi viviamo, i falsi valori che si sono ormai impossessati della testa della gente: lo tratteggia molto bene un articolo dell’Espresso della settimana scorsa a pagina 54: “Qualunquismo, menefreghismo, affarismo, corruzione, latrocinio, perdita della dimensione del bene comune, giustificazione ad oltranza delle trasgressioni, immoralità nella vita pubblica e privata…”
E il rapporto Censis 2011, pubblicato venerdì non è meno pessimista.
L’Italia è un Paese apatico, senza speranza verso il futuro,nel quale sono sempre più evidenti, sia a livello di massa sia a livello individuale, «comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, prigionieri delle influenze televisive». Gli italiani si percepiscono, scrive il Censis, come «condannati al presente senza profondità di memoria e di futuro»… Quella italiana sarebbe, in sostanza, una società «pericolosamente segnata dal vuoto», rassegnata non solo alla grande violenza della criminalità organizzata (“non c’è niente da fare”), ma anche alla insensatezza di molte insensatezze quotidiane (“siamo tutti un po’ matti”). E non è che vada molto meglio nel resto del mondo.
Avete seguito questa storia di Wikileaks: di chi ci governa se ne dicono di tutti i colori nei dispacci diplomatici, salvo poi ad affermare, diplomaticamente, che non è vero nulla, che tutto va bene, che la colpa è di chi ha messo in giro informazioni riservate, perché la stima e la comprensione reciproca si sprecano…
Ecco il primo passo: conoscere la realtà nella quale viviamo, leggerla alla luce della fede e chiederci:

Noi cristiani, noi chiesa, siamo omologati? Siamo come gli altri? Cosa offriamo a questa nostra società malata?
Se siamo percepiti come vicini a questo modo di pensare, siamo… inutili!
Ed ecco la necessità del secondo passo: Dobbiamo convertirci!
secondo l’invito pressante che oggi ci viene da Giovanni Battista: “Convertitevi! Il Regno dei cieli è vicino!
Convertitevi! Cosa vuol dire?
Non significa cambiate religione!
Significa: “Cambiate testa! (in greco: metanoiete…)

Significa:
Prendete coscienza di questa mentalità, di questo clima nel quale vivete immersi senza accorgercene, e reagire!
Se siete cristiani, se attendete il Cristo che viene, se cercate il Regno di Dio, se credete che questo regno è vicino, cambiate mentalità!
Dovete pensare e agire diversamente, vedere il mondo sotto un altra luce…
Dovete passare non solo dalla disonestà alla onestà, dall’arrivismo alla solidarietà, dalla corruzione alla correttezza, dagli inganni alla lealtà, ma fare un passo avanti, e non per negare ciò che stiamo dicendo, ma per oltrepassarlo. Ciò che si oltrepassa non si nega, ma si afferma, si conserva in una dimensione più alta, più grande più completa…
Ecco: possiamo dire che convertirsi vuol dire ” passare dal peccato alla fede…”
L’uomo onesto non ha bisogno di convertirsi. Non pecca. E un arrivato. Non fa nulla di male. Chiedergli di più è impossibile!

Solo l’uomo di fede può convertirsi. Ne ha bisogno continuamente perché pecca continuamente. Perché, per quanto faccia, sa che, in questo mondo, ci sarà sempre qualcosa da ricuperare al Regno di Dio.
L’uomo onesto non ha bisogno di perdono.
E’ l’uomo di fede ha bisogno continuamente di perdono.
Egli ha coscienza di non essere mai abbastanza figlio, perché sa di non essere abbastanza fratello.
L’uomo onesto non entra mai in crisi. E’ sicuro di sé.
L’uomo di fede è sempre in crisi, perché ad ogni momento sente l’urgenza della costruzione del regno di Dio.
L’uomo onesto quando legge il giornale si aggiusta nella sua poltrona e ringrazia Dio di essere al calduccio e al sicuro, al sicuro di tutti i guai da cui è sommerso il mondo.
L’uomo di fede lascia il calduccio per andare verso chi ha freddo e prega Dio perché susciti donne e uomini migliori di lui, perché c’è tanto da fare e lui si sente così piccolo e incapace…
L’uomo onesto quando si confessa si protesta innocente. “Non ho fatto nulla di male! E vuol sentirsi dire: “Bravo! Lei è una persona per bene! E se ne va tranquillo e gratificato.

L’uomo di fede può anche confessarsi in pubblico senza vergogna, perché non c’è nessuna vergogna a dire: “Potrei fare cento, ma faccio solo dieci. Egli ha capito il significato essenziale della confessione, perché la sua confessione è una lode a Dio. Va a ringraziarlo perché sa che Dio lo ama nonostante i suoi peccati e vuol sentirsi dire: “Non farti scoraggiare dalle tue colpe! Continua! Fai quello che puoi, Dio farà il resto!
Ecco: convertirsi, sotto il profilo della fede, consiste nell’essere sempre più disponibili a continuare il lavoro di Dio.
E’ necessaria allora la presenza dei convertiti in tutte quelle realtà e in tutte quelle circostanze nelle quali è richiesta la presenza di Dio.
Una presenza che non si dimostra nelle chiese. Si dimostra per le vie del mondo.
Guardiamo il vangelo, osserviamo Cristo in mezzo alla gente.
Non compie, Cristo riti, o gesti religiosi.
Guardiamolo!
Guarisce i malati, da da mangiare agli affamati, accoglie i peccatori, vive come tutti gli altri, ma attorno a lui si crea, volta per volta, uno spazio all’interno del quale si manifesta l’amore di Dio, e si distrugge quel clima che abbiamo descritto: l’apatia, l’indifferenza, il cinismo, il vuoto di desideri autentici e di veri valori,l’insensatezza della vita.
E’ questo il compito, oggi, di una chiesa convertita, di ogni comunità convertita, di ogni cristiano convertito.
Non lasciamoci sfuggire le occasioni che ogni giorno la vita stessa ci presenta, anche le più piccole, le più insignificanti, nelle quali la nostra fede possa concretizzare e rendere visibile la presenza di Dio.

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