Quello che hai dallo ai poveri

14 Ottobre 2012 Nessun Commento     

Con gioia, con quella gioia che caratterizza l’incontro fra amici, fra persone che si vogliono bene, che hanno e vogliono avere qualcosa in comune, ci diamo il benvenuto, anche questa domenica.

Non siamo venuti qui per compiere un dovere in cambio del quale Dio si impegna a proteggerci o a premiarci, siamo qui non per chiedere ma per dare, per offrire noi stessi a Dio, per celebrare la gioia di una scelta insieme bella e difficile: la scelta di seguire Cristo.

Per questo invochiamo l’amore di Dio che accoglie il nostro dono anche se punteggiato da incoerenze e infedeltà.

 

LETTURE

 

Focalizzeremo subito il nostro sguardo sul brano del Vangelo: l’incontro, fallito, fra Cristo e un giovane ricco, uno che possedeva molti beni…

“Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi…”

Un invito caduto nel vuoto per lui.

E per noi?

Preghiamo per ottenere da Dio quella sapienza di cui si parla nella prima lettura perché la Parola di Dio penetri nella nostra vita.

 

OMELIA

 

Sono finite le ideologie, frutto della sapienza umana, sono crollati i grandi sistemi, le visioni assolute del mondo…

Il comunismo, l’aspirazione all’eguaglianza economica da una parte, accompagnata dalla schiavizzazione delle persone e dalla mancanza di libertà, il capitalismo dall’altra, ricco di libertà e pieno di profonde e tragiche diseguaglianze sociali con i pochi che ingrassano e rubano e i tanti che muoiono di fame…

In pratica ha vinto il secondo: nella mente della gente le grandi utopie sono finite: l’uguaglianza, la pace, la giustizia, sono diventate ormai illusioni che fanno perdere tempo.

Oggi comanda solo il mercato, con il corredo dei furti e della corruzione.

Ieri Ezio Mauro, sulla prima pagina di Repubblica: “ Qui si ruba per comandare e si comanda per rubare. La politica è ridotta a strumento di potere e maccanismo di supremazia. Le istituzioni sono in preda a bande che si chiamano “partiti”.

Lo spreco non ha limite.

Il Presidente Lombardo lascia palazzo d’Orleans. Le prime ad abbandonare la regale residenza sono le sue galline padovane, dodici, trasferite ieri sotto scorta a Catania.

Resta a Palermo il suo magnifico cavallo arabo.

Alle casse della Regione, (cioè ad ognuno di noi) il cavallo i Lombardo costa quanto cinque pensionati che muoiono di fame: 2300 euro al mese…

Scrive il Sole 24 ore: “La Corte dei conti mette sotto accusa decine di amministrazioni comunali che danno consulenze milionarie a una pletora di clienti, amici e parenti, privi di ogni competenza…”

Sapete quando è stato scritto? Il 7 ottobre 1997.

Oggi è molto peggio: Dalla Sicilia alla Lombardia, dal Lazio a Reggio Calabria…

Che dobbiamo fare?

Che possiamo fare?

Come cristiani, come chiesa, possiamo farci portatori di una mentalità diversa, di comportamenti diversi, che, se diffusi, potrebbero, in qualche modo, curare questa società corrotta e malata, o siamo tutti ormai bacati nella mente e nel cuore?

Il vangelo di oggi è difficile da accettare, non solo perché sottolinea l’onestà la rettitudine, la correttezza economica (non frodare!) ma perché va molto più in là: insegna a guardare la ricchezza e i soldi con l’occhio di Dio.

Due sono i casi: o sei ricco o non lo sei:

Se sei ricco e vuoi seguire Cristo, mettere i piedi dove li ha messi Lui, vai incontro a due grosse difficoltà:

Perché il ricco pone la sua sicurezza nei soldi, nel conto in banca (oggi poco sicuro anche quello), il cristiano la pone in Dio.

Perché il ricco tende ad accrescere i suoi beni, il cristiano tende a condividere.

Ma anche se non sei ricco devi stare attento.

Perché il tuo atteggiamento verso la ricchezza non dipende dalla quantità dei beni che possiedi ma dalla qualità del tuo sguardo.

Questo vangelo è difficile da accettare, anche da quelli che ricchi non sono perché va contro una certa mentalità religiosa che ancora oggi considera il benessere materiale, la ricchezza, come un segno della bontà, della misericordia e della benedizione di Dio.

Non è rara la richiesta che mi viene fatta da piccoli commercianti della zona che, con l’acqua alla gola, per i debiti, per la crisi, mi chiedono di andare a benedire il negozietto.

Come dice nell’Antico Testamento il libro del Deuteronomio:

“Se manterrete la mia alleanza Dio vi benedirà, renderà fecondi voi e fertili i vostri campi; avrete in abbondanza frumento, mosto e olio; le vostre vacche e i vostri greggi si moltiplicheranno. Il Signore terrà lontano da voi ogni disgrazia…

Cristo invece dice: “Beati i poveri…

Cerchiamo di capirci qualcosa.

Scendiamo nei particolari.

Cosa devo fare per avere la vita eterna?

Avere la vita eterna, ci dice oggi Marco, salvarsi, è una cosa.

Seguire Cristo, entrare nel Regno di Dio, essere cristiani, è un’altra cosa…

“Vuoi avere la vita eterna? Osserva i comandamenti…”

Vuoi entrare nel regno di Dio? Vendi tutto e seguimi…”

Come se Cristo volesse dire:

“Io non sono venuto per invitarvi ad essere religiosi, per spingervi ad essere onesti, per proporvi un corretto comportamento morale.

Non commettere adulterio.

Non rubare.

Non frodare.

Onora tuo padre e tua madre…

Per fare questo è sufficiente Mosè. Non ce li avete già i comandamenti? Basta comportarsi da essere buoni ebrei, buoni musulmani, o anche essere solo atei e onesti…

Io sono venuto per offrirti qualcosa di più: per invitarti ad entrare nel Regno di Dio, seguendo la mia strada.

Il Regno di Dio, sulla bocca di Cristo, non coincide con la “vita eterna”.

La vita eterna, secondo la mentalità comune, comincia nell’al di là.

Il Regno di Dio, secondo Cristo, comincia già qui.

Io ti invito, (parafrasiamo ed allarghiamo le parole di Cristo per capirne meglio il significato), ti invito, dice Cristo, a far tua quella mentalità che non si limita a compiere scrupolosamente i propri doveri, esigendo da Dio la giusta ricompensa in questa vita e dopo, la vita eterna per i propri meriti, io ti invito ad allearti con Dio, per costruire il suo regno, mettendo te stesso, la tua vita, i tuoi beni, al servizio degli altri.

Io ti invito a trovare nella tua vita spazi di gratuità. Certo, il massimo è quello proposto al ricco: “Vendi tutto quello che hai”.

Ma, gratuitamente, qualcosa puoi farla anche tu.

Nessuno fa niente per niente, recita la mentalità comune.

Non è vero, dice il cristiano. Qualcuno che fa niente per niente c’è!

Questo vuol dire essere “cristiani”, e vale per tutti.

La risposta di Cristo è così sconvolgente, che noi preti abbiamo inventato il doppio canale.

Abbiamo distinto fra i cristiani di serie A, frati, monache, suore, e qualche altro folle in vena di misticismo, e cristiani di serie B, quelli che si accontentano di osservare i comandamenti, spruzzando ogni tanto questo tentativo di moralità con qualche messa e qualche comunione per tenersi buono il Padreterno.

E allora?

Per seguire Cristo bisogna vendere tutto e darlo ai poveri?

E’ possibile?

Dobbiamo dare un senso e un contenuto concreto a queste parole. Dobbiamo essere realisti.

Io non so se c’è qualcuno ricco in mezzo a noi…

Qualcuno che ha molti beni.

La maggior parte di noi campa di stipendio o di pensione, stipendio e pensione che diventano sempre più magri, abita la casa che usa, magari in affitto, e a volte, stenta, con i tempi che corrono ad arrivare alla fine del mese…

E allora?

Allora traduciamo queste parole di Cristo perché abbiano un significato per noi. Non credo facendo così, di privarle della loro forza, penso, anzi, di renderle più radicali.

Se vuoi essere cristiano, oggi, scegli una forma di vita che sia di aiuto ai poveri, e non solo in difesa dei tuoi interessi, degli interessi della tua famiglia, della tua classe sociale, della tua chiesa; scegli una forma di vita che tuteli i diritti dei più deboli, dei disoccupati, degli esodati, dei terremotati, dei senza casa, degli immigrati, dei bambini dei quartieri a rischio esposti alla delinquenza e alla criminalità….

Guarda alla società che ti sta attorno…

Guarda ai progetti e alle promesse dei politici.

Guarda ai tuoi giorni, alle tue settimane, ai tuoi mesi, ai tuoi anni… Se nel tuo tempo non hai mai trovato un piccolo spazio per occuparti di qualcosa che non fa parte dei tuoi interessi, degli interessi della tua famiglia, se sei chiuso nelle quattro mura di casa, se non trovi il tempo non dico per fare, ma solo per pensare a chi può, anche occasionalmente, avere bisogno di te, allora tu non sei cristiano.

Potrai essere una persona onesta, magari in debito con Dio della vita eterna, alla quale credi di aver diritto perché non hai male fatto male a nessuno…e ti sentirai soddisfatto.

Se invece ti sei messo sulla strada di Cristo, ti sentirai peccatore, bisognoso del perdono e della grazia di Dio, perché un cristiano, nel seguire Cristo non può mai presumere di aver fatto abbastanza, perché sa che fare sempre di più.

Chi è onesto ha fatto di tutto e di più; chi è cristiano non fa mai abbastanza.

Ringraziamo Dio se ci abbiamo capito qualcosa e preghiamo per noi e per tutti i cristiani del mondo; preghiamo per la nostra chiesa che spesso ha dimenticato e dimentica l’esempio di Cristo. Lo diceva Pino Ruggieri sabato scorso quando abbiamo ricordato Giovanni Piro, citando il Card. Martini: “Fino a poco tempo fa speravo in una chiesa povera, ma adesso non ci spero più!”

E speriamo che queste parole trovino posto nella nostra vita!

Omelie

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