Ha dato tutto quello che aveva

11 Novembre 2012 Nessun Commento     

Forse risuonano ancora nella nostra mente e nel nostro cuore le Parole che abbiamo ascoltato domenica scorsa: “Ama il prossimo tuo…”

Ringraziamo insieme Dio se le abbiamo realizzate, se le abbiamo incarnate queste parole nella nostra vita, e chiediamogli che continui a perdonarci per quelle volte in cui non ci siamo riusciti…

 

LETTURE

 

A due donne, a due povere donne, vedove, cioè povere, sole, scartate dalla società, così erano le vedove nella società ebraica, è affidato il messaggio che la bibbia vuole trasmetterci oggi.

Un esempio concreta di fede vera, di totale fiducia che le rende capaci di offrire a Dio tutta la loro vita.

 

OMELIA

 

Perché la vedova di Zarepta condivide con il profeta Elia tutto quello che ha?

E perché questa povera donna, di cui parla il vangelo, è capace, nella sua povertà di dare tutto, tutto quello che aveva per vivere?

Da che cosa deriva, da dove nasce questa totale disponibilità, questo gesto di amore assoluto, che lascia incantato Cristo all’ingresso del tempio?

Ampliando il discorso, qual è quella molla segreta che anche nella povertà, nei guai, nelle difficoltà, non ci fa incarognire, non ci fa chiudere su di noi stessi, ma ci permette di essere ancora disponibili verso gli altri?

Al fondo di questo atteggiamento non può esserci che una certezza: la certezza che la mia vita è tutta nelle mani di Dio.

Solo se sono certo che tutta la mia vita è nelle sue mani io posso allargare le mie mani ed il mio cuore e condividere tutto perché so che non mi mancherà nulla…

Questa certezza si chiama fede: ed è propria di chi si affida totalmente a Dio.

E’ una esperienza difficile. Considerare Dio come il fondamento, la roccia sulla quale siamo poggiati.

Così lo abbiamo pregato domenica scorsa nel salmo, lo ricordate?

“Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore. Mio Dio, mia rupe, mio scudo, mio baluardo, mia potente salvezza…

Ognuno di noi ha la sua dose di fede, la dose di fede che si merita…

Forse non riusciamo ad avere una fede di questo tipo, ma ciò che vorrei sottolineare sono gli effetti che questa fede totale produce: il rapporto stretto fra fede e amore di Dio e amore per gli altri (continua ciò che dicevamo domenica scorsa…) cioè fra amore di Dio e amore del prossimo.

Se sono convinto che la mia vita sta totalmente a cuore a Dio, mi starà totalmente a cuore la vita del fratello e sarò capace di condividere…

Facciamo un passo avanti.

Collegandolo a quanto abbiamo detto finora.

Lo sguardo di Cristo attratto e commosso dalla semplicità e dalla genuinità del gesto della vedova si era prima ritirato, disgustato, davanti alla religiosità esterna, superficiale, coreografica, degli scribi, dei farisei, dei maestri della legge…

Il fruscio delle lunghe vesti, le lunghe e articolate preghiere, i primi posti nei banchetti e nelle sinagoghe, una casta di persone religiose diverse e lontane dalla povera gente…

Gli scribi, questi attivi interpreti delle scritture, insegnanti della tradizione biblica, giuristi capaci di applicare ai casi concreti le norme legali, i dottori, gli esperti della legge di Dio, quelli che se ne intendevano di religione, coloro dai quali si andava per risolvere i propri dubbi, sono giudicati da Cristo: “Predicate bene e razzolate male, voi divorate la case delle vedove.

Forse perché facevano i consulenti, quelli che oggi, senza offesa, si possono paragonare agli avvocati, e pretendevano laute prebende per le loro consulenze.

Erano molto attaccati al denaro. Erano fra quelli che, si direbbe oggi, pregano Dio e fregano il prossimo. Cristo non li sopporta, anche perché per fare soldi sfruttavano la loro preminente posizione religiosa.

Le parole di Cristo ci danno una lezione.

La danno a tutti.

Agli uomini di potere, di qualsiasi potere.

Mi vengono in mente i politici, ma pensiamo a noi, guardiamo alla chiesa.

Certo! Ci sono nella chiesa tanti esempi di povertà e di generosità: alcuni li conosciamo, pensate solo a San Francesco o a Madre Teresa di Calcutta, tanti altri no; ma ci sono anche situazioni diverse che hanno dato origine oltre che a scandali e rotture (alla base della Riforma di Lutero c’è proprio una questione di soldi, i soldi delle indulgenze), anche a storielle divertenti, come quella di quella devota signora (la ricordate? ve l’ho già raccontata) tanto affezionata al suo cagnolino che lo porta dal suo parroco per…farlo battezzare.

Impossibile gli dice il parroco. Solo gli uomini si battezzano, non gli animali. Ma io le do una lauta offerta dice la donna. Mille euro! Manco a parlarne. Duemila! Niente da fare! Tremila…

La signora arriva a diecimila. A questo punto il parroco, commosso, tentenna: Si può fare un’eccezione, e battezza il cane.

Turbato però, sente il bisogno di andare dal vescovo a raccontargli il fatto. Il vescovo lo rimprovera aspramente: Hai fatto una cosa indegna. “Ma mi ha dato diecimila euro per la chiesa”, osserva intimidito il parroco.

Va bene, risponde il vescovo. Non farlo più! Ma soprattutto ricordati che la cresima la posso amministrare solo io!

Per fortuna, da qualche tempo a questa parte, si è cominciato a rompere il legame fra denaro e prestazione religiosa.

Funerali, matrimoni, battesimi, prime comunioni… fino a qualche tempo fa vigeva il tariffario.

Esiste ancora per i matrimoni.

Ieri, il presidente della conferenza episcopale italiana, mons. Enrico Solmi, presidente della commissione Episcopale per la famiglia e la vita ha pubblicato un documento sulla famiglia, nel quale, fra l’altro, si dice di no alla sfarzo e allo sperpero nella celebrazione dei matrimoni.

Non scendo nei particolari, non è il tema di oggi, ma spesso noi preti, a tutto questo diamo una mano.

Ho celebrato qualche matrimonio durante il quale credevo di essere un attore, c’erano quattro o cinque telecamere, tanto che ho chiesto se era previsto il truccatore…

Molti si sposano in chiesa affittando la chiesa come affittano il locale, perché ciò che conta purtroppo non è la chiesa reale, la comunità cristiana davanti alla quale si va a testimoniare il proprio amore e l’impegno di modellarlo sulla fedeltà di Dio, ma la chiesa bella e comoda, gettonata e famosa e… costosa!

Nella nostra comunità tariffe e soldi sono stati aboliti fin dagli inizi e nella nostra diocesi, da qualche anno a questa parte si è adottata la stessa maniera di fare.

Ma ci sono tante usanze diverse.

E sono ancora in auge le messe dei defunti.

La preghiera per delega. Pago qualcuno che preghi per me…

Ma ancora più significativo è il rifiuto nella nostra comunità dei contributi economici da parte dello stato.

Certo ai soldi dello stato si potrebbe avere diritto. In fondi i soldi dello stato sono i soldi di noi tutti…

Ma perché siamo coscienti che attraverso i soldi nella politica passano tante altre cose… compromessi, perdita della propria libertà…

Certo i soldi sono necessari. Altrimenti il tetto ci casca addosso.

Ma è molto più bello affidarsi all’obolo della vedova che quello che da lo da perché considera sua la chiesa, la comunità in cui vive, piuttosto che al contributo che ti offre il politico di turno, il quale, attraverso i soldi ti chiede compromessi, voti di scambio e altro ancora…

Questa non è teoria. E’ la storia di ciò che abbiamo fatto per mettere in sicurezza questa chiesa.

Ci abbiamo messo più tempo. Non ha importanza.

Ma abbiamo conservato la nostra dignità di cristiani e la nostra libertà di figli di Dio.

Da tutto ciò acquistano un significato nuovo anche le offerte che si raccolgono durante la messa.

Esse non sono per il tempio.

Non sono per il prete.

Sono innanzi tutto un segno di condivisione.

Un modo di ripetere il gesto dei primi cristiani che mettevano tutto in comune, perché fosse redistribuito secondo il bisogno di ciascuno in modo che nessuno si trovasse in difficoltà.

Se questa vedova ci ha insegnato qualcosa oggi riguardo al denaro e soprattutto riguardo alla capacità di fidarsi completamente di Dio facciamone tesoro per la nostra vita.

 

Omelie

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