Ti amo, Signore, mia forza

4 Novembre 2012 Nessun Commento     

L’affetto, l’amore, la gioia con cui ci incontriamo, ci salutiamo, ci accogliamo, sono certamente un dono di Dio. Sono, qui, e fuori di qui, quelle cose che danno senso, significato, valore, alla nostra esistenza.

Imparare ad incontrarsi, ad accogliersi, ad amarsi, è infatti la sintesi di tutta l’esperienza cristiana.

Accogliamo con gioia questo dono di Dio e chiediamogli di perdonarci… di perdonare quell’unico peccato che sta al fondo di tutti i nostri peccati: quello di non sapere o di non volere amare.

 

LETTURE

 

Come singoli posiamo sbagliare strada nella vita, rovinare i nostri giorni, sprecarli, diventare sorgente i sofferenza per gli altri.

Ma anche come comunità, come popoli possiamo sbagliare traiettoria, ed allora le sofferenze si no moltiplicano all’infinito.

Dio vuole parlarci oggi per mostrarci quale è la strada che sfugge alla rovina e che porta alla salvezza.

Prendiamo sul serio questa Parola di Dio, e sforziamoci di capirla, di ricordarla, di metterla in pratica.

 

OMELIA

 

Amare, perché?

Perché uscire fuori dai confini del proprio individualismo, dei propri comodi, dei propri interessi?

Perché aprire gli occhi sul mondo, sulla realtà che ci sta attorno, sui problemi degli altri?

Perché non farsi i fatti propri, come fanno tutte le persone per bene, non far male a nessuno e vivere tranquilli?

Addirittura, perché perdonare il nemico, porgere l’altra guancia, offrire la tunica a chi ti chiede il mantello… perché?

Anzitutto dobbiamo chiarire qualcosa sul significato della parola: amore.

Sul piano umano l’amore non ha spiegazioni. Chiedete a due innamorati perché sono …innamorati.

Li mettete a disagio!

Ma perché mi piace… mi sento attratto, non posso farne ameno, è un impulso, è spontaneo… è più forte di me, non posso reprimerlo! E’ l’uomo, la donna della mia vita… Come farei vivere senza di lui, senza di lei?

Chiedete a due che sono in crisi di coppia in crisi perché non si amano più…

Potranno trovare motivi per continuare a coesistere insieme: i figli, l’occhio sociale, le motivazioni economiche, l’età, ma non “per amarsi”…

Non ci amiamo più… Basta! Ognuno per la sua strada!

L’amore sul piano umano, quando c’è, sgorga spontaneamente… Ed è impossibile imporre a qualcuno di innamorarsi o di non innamorarsi, di amare o di non amare

Ed allora, che specie di amore è quello di cui parla Cristo: una imposizione, una legge, un pesante dovere morale, un comandamento?

Per rispondere a questa domanda non dobbiamo partire da noi… dobbiamo partire da Dio, e dal rapporto che abbiamo con Lui.

Vediamo di essere sintetici e chiari.

Dio è amore.

E’ il culmine della rivelazione biblica e cristiana.

Cosa vuol dire?

Dio è “agape”. Diciamolo in greco, la lingua in cui è scritto il vangelo di Marco. Questa parola, usata dalla bibbia, indica l’amore disinteressato, l’amore per traboccamento, l’amore gratuito, l’amore che parte per primo.

E’ distinto dall’eros (la sessualità), che denota l’amore sotto l’aspetto della passione e dell’impulso e dalla filia (l’amicizia) che designa un amore fondato sulla amabilità dell’altro.

Ciò vuol dire allora che quei sentimenti che noi proviamo verso la persona di cui ci innamoriamo, verso i nostri figli, verso i nostri amici, Dio questi stessi sentimenti è capace di nutrirli per tutti!

Attrazione fisica ed amicizia sono naturali per noi, fanno parte della nostra struttura umana. Hanno bisogno di reciprocità. Creano tante bellissime situazioni… a volte ne creano di bruttissime…

Ti amo, mi piaci…non ti amo più, non mi piaci più… Ciao! Chi s’è visto s’è visto!

Il nostro amore umano, naturale, crea le famiglie, i gruppi, i clan, le nazioni, e allo stesso tempo distrugge le famiglie, rompe le amicizie, e fa le guerre.

L’amore di cui parla Cristo per noi non è naturale. E’ innaturale. Se vogliamo, è soprannaturale.

Non nasce dalla nostra struttura umana, dal nostro modo di essere.

E’ un dono che viene dall’alto.

E’ ciò che Cristo chiama SPIRITO SANTO, l’unico dono che Dio si è impegnato a concedere a chi desidera averlo se glielo chiede…

E’ la capacità di amare con il cuore stesso di Dio.

Dio non impone a noi questo comandamento. Affida questo compito: perché questo è il compito del cristiano: mostrare che Dio c’è amando come ama lui.

“Siate perfetti come il Padre vostro che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi.

Per amare così ci vuole un… trapianto!

Un altro cuore, un altro modo di essere, di sentire: l’essere e il sentire di Dio.

Essere cristiani vuol dire accettare questa rivelazione che Dio è amore.

Questo “trapianto” sarebbe dovuto avvenire in noi con il Battesimo: Cosa è il battesimo se non il ricevere dentro di noi la stessa vita di Dio?

Possiamo ora capire che questa capacità, questa forza di amare, come diceva M. L. King, non è frutto del mio carattere, né dei miei sentimenti. E un dono di Dio, un regalo, che riconosco talmente abbondante nei miei riguardi che io non posso non riversarlo sugli altri alla stessa maniera con cui Dio lo ha riversato su di me.

Ed allora, come per un uomo, una donna è spontaneo innamorarsi, così per un cristiano, in un certo senso, dovrebbe diventare spontaneo amare gli altri se ha sperimentato l’amore di DIO.

Ecco allora perché amare per un cristiano non è un dovere, un comandamento, ma solo una conseguenza del suo modo di essere, una nuova spontaneità, un nuova pulsione divina che è dentro di noi, che convive in noi con i nostri peccati, con ciò che non è stato ancora cristianizzato nella nostra vita.

Forse questi peccati sono provvidenziali, perché solo se continuiamo a sentirci amati e perdonati saremo capaci di amare e di perdonare.

Se non ci troviamo del tutto all’interno di questa esperienza non scoraggiamoci..

E’ che il cristianesimo, ci è stato presentato solo come una buccia, un involucro esterno che non ha trasformato la nostra vita.

Ma Dio non si perde d’animo. Ogni momento, anche questo che ora stiamo vivendo è buono per ricominciare, per proiettare , con fatica all’inizio, poi, a poco a poco, a mano a mano che Cristo di impadronisce di noi più facilmente, questo amore in tutte le dimensioni della nostra vita.

Nella dimensione personale: Il rispetto, l’attenzione, la premura, la delicatezza, la disponibilità, l’apertura, la capacità di chiedere perdono dopo aver sbagliato, nel cristiano sono frutti della carità, dell’amore che viene da Dio. Quest’amore che arricchisce l’eros, la sessualità di fedeltà e della capacità di farsi carico dell’altro, ed aggiunge alla filia, all’amicizia la capacità di aprirsi all’accoglienza dell’estraneo.

La dimensione comunitaria: ci troviamo qui come estranei, dobbiamo diventare fratelli. Amatevi come io ho amato voi. Nella comunità l’amore reciproco diventa segno della presenza di Dio: siate una cosa sola, perché il mondo creda; modello del regno di Dio, da costruire nel mondo, partecipazione del Regno che Dio progetta nel futuro.

La dimensione sociale e politica: all’interno di una mentalità ormai diffusa secondo la quale politica significa individualismo, ricerca del potere, perseguimento dei propri interessi, corruzione, sopraffazione, furto, logica dipartito e non ricerca del bene comune, noi siamo chiamati in nome dell’amore di Dio dare a questa parola una nuova dignità, una nuova pulizia, un nuovo significato.

Anche oggi probabilmente, questa parola di Dio ci giudica e ci mette in crisi.

Se così fosse, ringraziamo Dio, vuol dire che l’abbiamo capita, vuol dire che desideriamo e imploriamo da Lui la forza per realizzarla.

Omelie

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