L’amore voglio, non i sacrifici

9 Giugno 2002 Nessun Commento     

Sembra che ci sia una vera e propria allergia di Cristo, Una vera incompatibilità di carattere verso coloro che si ritengono “giusti”.

Forse perché chi è convinto della propria “giustizia”, del suo “essere a posto”, del fatto che lui non sbaglia mai, è portato, paradossalmente, a fare a meno di Dio.

Se mi salvo da me, se è la mia giustizia che mi salva, che bisogno ho di Dio?

Potrà sembrare strano, ma qui coincidono il massimo dell’ateismo e il massimo di una certa religiosità.

Io basto a me stesso, dice la persona per bene. Dio deve prendere atto della mia onestà, del mio impegno e comportarsi di conseguenza.

Io basto a me stesso, afferma l’ateo, non ho bisogno di Dio. Ed è più onesto perché a Dio non chiede nulla, nemmeno se gli capita qualche disgrazia se la prende con lui.

Il guaio è che davanti a Dio siamo tutti sulla tessa barca, e le distanze che poniamo fra noi per separarci e per distinguerci dagli altri, davanti a Lui non esistono davanti lui, non esistono.

Anzi!

Se c’è qualche differenza di trattamento la bilancia pende verso chi con onestà riconosce i suoi limiti, i suoi errori, i suoi peccati, e verso chi, a causa della sua situazione irregolare ed illegittima agli occhi degli altri viene scomunicato, escluso, condannato, visto come diverso.

Il sapere che Dio ci tratta così, se ci consideriamo peccatori potrà renderci più disponibili a fare nostri gli atteggiamenti di Cristo nei riguardi degli altri, a sentirci più vicini a chi ha bisogno di essere capito, di essere accettato, di essere perso per mano.

Non divideremo allora l’umanità in buoni e cattivi, e, soprattutto, non ci metteremo più dalla parte dei buoni.

Il nostro cuore si aprirà alla accoglienza ed alla generosità come il cuore di Dio.

Ma questo messaggio non tocca solo la sfera, l’ambito della fede, della interiorità, del comportamento morale.

Ha altre ricadute sul piano concreto della vita di ogni giorno, sul piano dei rapporti sociali, delle stesse scelte politiche.

Tanti spunti mi vengono in mette.

Ne voglio citare solo alcuni.

Pensate alla emarginazione del terrorista ed al terrorismo, la cui lotta è al centro delle preoccupazioni di tutto il mondo occidentale dagli Stati uniti alla Russia, una lotta che si concretizza oggi in maniera particolare nella terra di Cristo, nella Palestina che è diventata il simbolo stesso della guerra fra oriente e occidente, fra nord e sud del mondo, fra ricchi e poveri, fra noi e gli altri…

Si combatte il terrorismo con le armi, con la repressione, con l’istituzione di un ministero per la sicurezza contro il terrorismo, ma è psicologicamente difficile per noi occidentali, per gli Israeliani per gli americani, interrogarsi sinceramente sulle cause della disperazione, della esasperazione, su ciò che sta a monte di un fenomeno che potrebbe diventare valanga, sulla emarginazione mentale prima che politica e economica di tutta una parte del modo, che è poi la maggior parte, con la quale va benissimo il contatto turistico, lo sfruttamento economico, ma che ci si guarda bene dal contattare ad altri livelli…

Pensate agli omosessuali.

Il loro status, nella società di oggi è paragonabile a quello dei pubblicani al tempo di Cristo, a quel tempo erano loro i peccatori pubblici per eccellenza.

Cristo va con loro, come andava con le prostitute, come andava con i “non praticanti”, con i lontani, con le mele marce, con le persone da evitare, quelli che oggi, e cito le parole chi è preoccupato di costruire una Europa “cristiana”, attentano ai valori della civiltà e della cultura europea.

Questo proposito della difesa dei valori cristiani, è veramente interessante perché è propugnato da chi ha fatto approvare recentemente l’ultima legge sulla immigrazione che prevede l’obbligo delle impronte digitali solo per gli extracomunitari, anche per quelli che già lavorano regolarmente e devono rinnovare il loro permesso di soggiorno.

Cristo è aperto al diverso, al samaritano, allo straniero; e chi va alla ricerca dei valori, “cristiani” si chiude a riccio per difendersi dagli extracomunitari perché imbastardiscono l’Europa.

E’ paradossale combattere in nome di Cristo ciò che Lui ha difeso, ciò che ha pagato con la sua vita, perché anch’egli è stato trattato come un delinquente come un extracomunitario, come un emarginato, condannato a nascere e a morire fuori dalle mura della città.

Non so cosa ne pensate di questa legge.

Né voglio entrare sulle motivazioni economiche e politiche di questo provvedimento approvato dal nostro parlamento.

Desidererei solo che chi fa queste leggi sia più onesto. Le faccia per qualunque buon motivo, ma non per difendere il cristianesimo.

E, se non bastasse Cristo, guardate che cosa dice, a questo proposito la bibbia:

Levitico 19,33: “Quando un forestiero dimorerà presso di voi, nel vostro paese, non gli farete torto.

Levitico: 19,34: Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterrai come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto: Io sono il Signore, vostro Dio.

Levitico, 23,22: Quanto mieterete il grano della vostra terra non mieterete fino al margine del campo e non raccoglierete ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero: Io sono il Signore, vostro Dio.

Levitico, 24,22 Ci sarà per voi una sola legge per il forestiero e per il cittadino del paese; poiché io sono il signore vostro Dio.

Queste cose mi fanno riflettere e spero che facciano riflettere anche voi.

Come mi ha fatto pensare un episodio avvenuto qualche tempo fa su un volo della compagnia aerea British Airways fra Johannnnesbourg e Londra.

Mi è arrivato via e-mail.

Ve lo leggo. Penso che commenti molto bene il vangelo di oggi:

Una donna, bianca, sui cinquant’anni siede accanto a un uomo di colore.

Visibilmente turbata, chiama l’hostess.

Cosa è che non va? Chiede l’hostess. E non lo vede? Risponde la donna. Mi avete piazzato accanto a un negro. Non riesco a rimanere per tutto il viaggio in questa insopportabile situazione. Assegnatemi un altro posto.

Stia calma, risponde l’hostess, anche se tutti i posti mi sembrano occupati, vado a vedere se ne trovo qualcuno disponibile.

Dopo qualche minuto l’hostess ritorna.

“Signora, le dice, è proprio come pensavo, non ci sono posti liberi né nella classe economica, né nella executive. Ho interpellato il comandante: C’è solo un posto in prima classe.

La signore fa una faccia soddisfatta, l’hostess continua: “E’ fuori dalle norme della nostra compagnia permettere a chi si trova nella classe più economica di passare in prima classe. Ma, viste le circostanze, il comandante trova molto inopportuno obbligare qualcuno a sedersi accanto a una persona così sgradevole.

E rivolgendosi al negro: “La prego, quindi, signore, pigli il suo bagaglio a mano e mi segua: le indicherò la poltrona che la attende in prima classe.

Scioccati i passeggeri, che avevano seguito con interesse la conversazione, si alzano in piedi, applaudendo.

Anche tu puoi fare qualcosa, conclude, l’e-mail. Racconta questa storia ai tuoi amici.

Sarebbe auspicabile che noi, di queste storie, ne potessimo raccontare tante.

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