Ecco, io pongo il mio arco sulle nubi

9 Marzo 2003 Nessun Commento     

Povero San Giuseppe, quest’anno!

Dalle voci che circolano in giro, sembra che proprio per il 19 marzo il governo americano abbia deciso di scatenare una guerra che sembra già cominciata…

Ma guerra, violenza, sopraffazione hanno da sempre abitato il cuore dell’uomo…

Non pensate che i nostri tempi siano peggiori di quelli passati!

Anzi, a mio parere, oggi, abbiamo fatto di passi avanti; perché, una volta, quando i governi dichiaravano guerra, lo facevano tra gli applausi delle folle.

L’odio fra i popoli e gli “scontri di civiltà” erano all’ordine del giorno.

Io ricordo quando sui banchi della scuola elementare ci insegnavano a odiare gli inglesi…

Almeno oggi un’aspirazione trasversale alla pace sembra percorrere tutti i popoli del mondo…

Un’alleanza per la pace!

E’ la stessa parola, alleanza, che ricorre oggi nella bibbia.

Anche Dio vuole allearsi.

Manifesta un profondo desiderio: accordarsi con l’uomo, stargli vicino.

Scopriremo lungo le domeniche di quaresima, questa strategia di Dio, attraverso figure di uomini che nella loro vita hanno accolto la sua alleanza.

Oggi Noè.

Domenica prossima Abramo.

Quindi Mosé, e, finalmente, Cristo, il nuovo Adamo che, a differenza del primo, vince la tentazione di usare Dio per i suoi scopi, ne diventa alleato, figlio, servo fedele, non vuole fare a meno di lui.

Fare a meno di Dio. Cosa vuol dire?

Essere atei, miscredenti, senza religione?

Fare a meno di Dio significa rifiutare la sua alleanza, sfruttare Dio per la propria salvezza, per la propria tranquillità, per la propria religiosità, usarlo come alibi per mettere un muro fra noi e il mondo che ci circonda. Leggevo l’altro giorno un servizio sulla profonda religiosità di Bush…

Allearsi con Dio invece è accogliere il vangelo, credere al vangelo, alla bella notizia di un Dio che ama ogni uomo e ogni donna su questa terra, di un Dio che vuole la riconciliazione fra l’uomo e la terra, che rifiuta ogni spargimento di sangue e che cerca qualcuno che lo aiuti ad instaurare rapporti nuovi fra gli uomini, rapporti di giustizia e di pace, rapporti di fraternità, rapporti veramente umani.

Un Dio che pone fra le nubi l’arco, strumento di morte, trasformandolo in arco-baleno, strumento di pace, un Dio che attraverso l’arca, salva un gruppo, un nucleo di persone che siano degne della sua alleanza, di collaborare con lui.

Questo è il contenuto dell’annuncio, della notizia, del vangelo al quale bisogna convertirsi, per annunziarlo con la propria vita…

Ed allora le donne e gli uomini del mondo si dividono in due categorie:

Non in buoni e cattivi, perché la linea divisoria fra il bene e il male passa all’interno di noi stessi…

Non fra religiosi e atei, fra chi va in chiesa e chi non ci va…

La divisione passa fra chi si allea con Dio e chi rifiuta questa alleanza.

Questi traggono dalla vita motivi di disperazione, si rinchiudono nel loro privato, lasciano Cristo da solo a camminare per la strade del mondo…

Gli altri sono quelli che si caricano del compito di far crescere la fiducia, la speranza, la novità.

Il contrario della fiducia è la paura…

Il contrario della speranza è una specie di disincanto pessimistico con cui si legge ogni avvenimento, finendo per diventare incapaci di cogliere il bene che c’è attorno a noi, e lasciandosi impressionare solo dalle notizie “cattive”:

Il contrario della novità è il vecchio, l’abituale, il previsto, la fotocopia della fotocopia della fotocopia: vecchio è il modo di reagire muro contro muro, violenza contro violenza; vecchio è il modo di concepire i rapporti nel segno della concorrenza, dell’antagonismo, del sospetto; vecchio il modo di considerare la propria vita come un pacchetto da gestire a modo nostro, per il nostro unico interesse; vecchio il modo di porsi con rassegnazione davanti ai mali del modo quasi fossero ineluttabili.

Le immagini dell’arco e l’immagine dell’arca mostrano invece un Dio che combatte a fianco e a favore dell’uomo, che riapre sempre costantemente orizzonti di pace, offrendo vie sempre nuove.

Sta proprio qui il senso del battesimo, collegato al simbolo dell’acqua che per gli antichi aveva una terribile bivalenza:

L’acqua era il caos, l’alluvione, il diluvio, il disastro, la palude, la putredine..

Ma l’acqua era anche principio di vita: è nell’acqua che abita il bambino nel ventre materno, è l’acqua che feconda la terra. Il Battesimo è l’adempimento del significato positivo dell’acqua. Esso ci investe di una responsabilità simile a quella di Noè: di ricostruire insieme a Dio il genere umano…

Una scelta che investe qualunque gesto della nostra vita.

* dai rapporti umani di ogni giorno, alle scelte politiche;

* dall’aiuto ai bambini del Burkina, alla capacità di accorgerci e venire incontro a chi è vicino a noi a noi;

* dalla presenza attiva nella comunità cristiana, alla partecipazione cosciente e responsabile a tutto ciò che di positivo si può costruire nella nostra città.

E’ una scelta che investe anche i gesti più naturali della vita…

(Ve lo dicevo) In uno degli incontri di questo mese con i giovani che si preparano al matrimonio cristiano, che nell’alleanza fra l’uomo e la donna vede il segno, il sacramento dell’alleanza fra l’uomo e Dio, è venuta fuori la domanda: “Perché mettere al mondo un figlio? Proprio oggi, con i tempi che corrono….

Fra tutte le risposte, una, bellissima e cristiana: “Per regalare al mondo qualcuno che, dopo di noi, possa continuare a migliorarlo!”

Fermiamoci qui, perché sono certo che ognuno di noi, se ha scelto di stare dalla parte di Dio, non dovrà scervellarsi per sapere che cosa fare, perché troverà ad ogni piè sospinto mille occasioni, mille opportunità, mille strade per realizzare nel concreto l’alleanza con Dio.

Vorrei solo ricordare, a me ed a voi quelle dimensioni che fanno costantemente parte della esperienza cristiana, ma che ci vengono proposte particolarmente nella quaresima.

La preghiera, che non consiste nel ripetere parole, ma nel sentire Dio alla base della propria vita.

L’elemosina, che non significa solo, per chi può, mettere mano al portafoglio, ma porre concreti gesti di attenzione, di solidarietà, di condivisione…

Il digiuno, che non consiste nel mantenersi leggeri per un giorno col beneficio della dieta, ma, come dicevamo domenica scorsa leggendo Isaia, in uno stile di vita che, fatto di sobrietà e di essenzialità, destinando ciò che rinunzio a consumare a chi è meno fortunato di me, ed a lavorare per la giustizia e per la pace.

Speriamo e preghiaamo per ritrovarci, dopo questi quaranta giorni, più uomini e più cristiani, di quando li abbiamo iniziati.

Ed ascoltiamo, in conclusione, come ai tempi di Isaia, la Parola di Dio, intendeva la parola “digiuno”.

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA

Questo dice il Signore:

Per voi digiunare vuol dire piegare la testa come una pianta appassita, vestirsi di sacco, e stendersi nella cenere.

Pensate che sia questo il digiuno che mi piace?

Questo, secondo voi, si chiama digiunare, umiliarsi davanti al Signore?

Per digiuno io intendo un’altra cosa:

Rompere le catene dell’ingiustizia, rimuovere ogni peso che opprime gli uomini, rendere la libertà agli oppressi e spezzare ogni legame che li schiaccia.

Digiunare significa dividere il pane con chi ha fame, aprire la casa ai poveri senza tetto, dare un vestito a chi non ne ha, non abbandonate il proprio simile.

Digiunare significa non distogliere gli occhi dai tuoi fratelli.

Tags: , , , , , , Omelie

Scrivi un Commento


Warning: Undefined variable $user_ID in /membri/sspietroepaolo/wp-content/themes/mymag/comments.php on line 51

(required)

(required)


Che siano una cosa sola

RIT. Che siano una sola cosa, perchè il mondo veda che siano un solo amore. perchè il mondo creda....

Il cantico delle creature

A te solo Buon Signore Si confanno gloria e onore A Te ogni laude et benedizione A Te solo...