Questo vi darà occasione di rendere testimonianza

14 Novembre 2004 Nessun Commento     

Questo vi darà’ occasione di rendere testimonianza.

Partiamo oggi da queste parole. Dalla constatazione di Cristo che la comunità cristiana di Luca

applica a se stessa in un momento difficile della sua esistenza.

Le abbiamo scritte perché restino impresse nella nostra mente.

Siamo nel periodo che va dal 60 al 70 dopo Cristo, in piena persecuzione di Nerone.

I cristiani sono ricercati. Molti muoiono per la loro fede. Negli avvenimenti del loro tempo, che

sono quelli di ogni epoca storica – quando mai sono mancate carestie, terremoti, guerre e

pestilenze? – credono di ravvisare i segni della prossima fine del mondo. Era la cultura e la

mentalità del tempo, era il linguaggio apocalittico secondo cui tutti questi segni e sofferenze

erano i prodromi della fine…

Se eliminiamo questa impalcatura rimane l’essenziale.

Davanti a tutte queste cose Cristo li chiama a “rendere testimonianza”, a professare la loro

fede, a non accettare il culto degli idoli e lo stile pagano di vita, anche a costo della loro vita…

Ma noi, come possiamo rendere attuale questo vangelo?

I cristiani, oggi sono perseguitati?

Certo, in alcune parti del mondo, oggi, non è facile essere cristiani.

Penso ai paesi nei quali non esiste libertà religiosa, come la Cina.

Penso ad alcuni stati africani, dive non pochi missionari, stretti fra bande rivali in lotta per la

conquista del potere, muoiono vittime della violenza.

Penso all’Ira, do dove, in questi ultimi tempi, giunge notizia di attentati a chiese e luoghi di

culto cristiani.

Cosa che non accadevano fino a qualche anno addietro.

Questo potrebbe far pensare che, soprattutto nel Medio Oriente, i cristiani vengono uccisi non

tanto perché cristiani (perché altrimenti sarebbe dovuto avvenire sempre), ma perché,

purtroppo identificati con l’occidente e che in nome di questa presunta identità promuove,

come ormai in tanti sappiamo, una guerra portata avanti fino a questo momento, per motivi

molto diversi da quelli che ci hanno fatto trangugiare.

Se tutto questo è vero, in questi paesi, allora non di persecuzione di tratta, ma di confusione.

Una confusione terribile che sta costando al vita di tanti innocenti: gli ultimi calcoli parlano di

centomila morti fra i civili.

Ma veniamo dalle nostre parti.

I cristiani, in Europa, in Italia, sono perseguitati?

A mio parere niente affatto.

Siamo corteggiati Facciamo audience.

Dal papa all’ultimo prete di periferia, dall’esistenza di Dio, al numero di bottoni che deve avere

la veste talare dei preti, dagli argomenti più seri a quelli più banali, oggi tutto ciò che attiene al

“religioso” è interessante. Ci vengono a cercare.

Anche “L’isola dei famosi” senza un prete in diretta, attira meno spettatori.

I preti in televisione abbondano. Al punto che le autorità ecclesiastiche, recentemente, hanno

lanciato un allarme, restringendone l’accesso.

Nessuno, oggi, ci manda in pasto alla fiere. Anzi la politica corteggia la chiesa…

Eppure, nonostante ciò, il ministro Buttiglione si sente un perseguitato, e, aiutato da autorevoli

esponenti laici fonda addirittura un movimento trasversale(a Catania 1l 17 di questo mese

nascerà la succursale) in difesa dei cristiani.

Se non venisse da ridere ci sarebbe da piangere, ma, in ogni caso una comunità non può

glissare su questi argomenti: vivrebbe fuori dal mondo.

Stiamo preparando una serata di riflessione su questo argomento. La faremo a gennaio.

Abbiamo invitato Pino Ruggeri e stiamo cercando qualche perseguitato che venga a parlare,

quindi oggi accenniamo all’essenziale.

Riflettiamoci su solo un po’.

Il cristiano, a mio parere, è perseguitato quando gli si impedisce di essere cristiano, di

manifestare la sua fede, non quando gli altri non accettano le sue idee, soprattutto quando le

sue idee impediscono a qualcuno di seguire le proprie!

Mi spiego meglio e lo faccio con un esempio.

Noi sulla parola di Cristo, crediamo all’indissolubilità del matrimonio e si sforza di realizzarla

perché riconosce nell’unione fra l’uomo e la donna un significato particolarissimo difficilmente

condivisibile da chi cristiano non è.

Ci impegniamo così a testimoniare che l’amore fra marito e moglie è l’immagine dell’amore che

intercorre far Cristo e la chiesa, con tutte le conseguenze che questo comporta…

Non so se tutti i cristiani o tutti quelli che si sposano in chiesa sanno e praticano queste cose,

ma supponiamo che sia così.

Ma questo particolare e certamente altissimo modo di vivere il matrimonio può essere imposto

a tutti gli altri?

E se gli altri non accettassero le sue categorie, pur lasciandolo libero di vivere come vuole, è il

cristiano ad essere perseguitato, oppure è lui che perseguita gli altri se vuole costringerli a

pensarla alla sua maniera?

E’ compito del cristiano vivere il suo punto di vista e testimoniarlo anche a costo della vita, o è

suo dovere imporlo anche con la forza, fosse anche la forza della democrazia?

Se, per ipotesi, i cristiani veramente convinti in Italia o in Europa, fossero il 99%, se i

parlamentari fossero tutti cattolici, se i ministri fossero tutti di Comunione e Liberazione o

dell’Opus Dei, se Marcello Pera convertito, si facesse prete, e Ferrara cardinale (la stazza ce

l’ha), solo per questo il 99%, cattolico, potrebbe imporre con una legge dello stato

l’indissolubilità del matrimonio all’uno per cento che non la pensa come la maggioranza?

Avviene così nei paesi islamici integralisti, mentre sembra essere una conquista occidentale,

dovuta (spero) anche al cristianesimo autentico, che la religione non coincida con la legge dello

stato, che non si imponga a tutti nemmeno attraverso il consenso della maggioranza.

I politici, infatti, giocano con la religione.

Ne accettano, i punti di vista per trasformarli in programmi di governo, costringendo poi chi li

ha eletti ad approvare qualunque nefandezza solo in forza della protezione da loro accordata

alla religione.

E’ il caso di Bush, divenuto presidente degli Stati Uniti con il decisivo appoggio dei cristiani

conservatori e fondamentalisti di tutte le confessioni, che lo hanno eletto a difensore e paladino

delle loro idee e dovranno, volenti o nolenti, difendere le sue, anche quando non le

condivideranno.

Non discuto se un tale modo di fare sia “democratico”. Mi chiedo solo se sia “cristiano”,

conforme cioè al vangelo ed al modo di fare di Cristo, il quale quando qualcuno voleva andargli

dietro lo ammoniva: “Se vuoi, seguimi…” per aggiungere subito dopo: “E prendi la Croce sulle

tue spalle”, non metterla su quelle degli altri”.

Ed allora, se non siamo perseguitati cosa vuol dire oggi, almeno per noi, “RENDERE

TESTIMONIANZA?

Forse vuol dire che è cambiato il modo di testimoniare la nostra fede. Forse vuol dire, ora che

non ci sono per noi dei persecutori, interessarci dei perseguitati, forse vuol dire ora che non

dobbiamo affrontare le tribolazioni dei primi tempi fatte apposta per noi, farci carico delle

tribolazioni degli uomini.

Una testimonianza che, come quella dei primi cristiani, si paga con la vita…

Perché a nulla vale la testimonianza se non è pagata con la vita, con un pezzo della propria

vita, se non è pagata con la rinunzia ai propri interessi, a una fetta del proprio benessere, del

proprio tempo, delle proprie comodità…

Chi non è disposto a pagare non da testimonianza…

Attenzione allora, occhi aperti. Ogni cristiano, ogni comunità cristiana è l’osservatorio

permanente di Dio sul mondo sulla realtà che ci circonda.

Tensione, tendenza verso la fine del mondo. Fine, lo sappiamo può significare due cose:

catastrofe o completamento, distruzione o pienezza, cataclisma o inaugurazione dei nuovi cieli

e della nuova terra, del Regno di Dio già presente in questo mondo, anche se i suoi frutti più

maturi appariranno nella vita eterna.

La fine come distruzione appartiene alla cultura ed alla mentalità del passato.

La fine come completamento appartiene alle responsabilità del presente.

Dio, col suo tocco, inaugurerà alla fine quel mondo che insieme al Lui abbiamo costruito e

quando vedremo in piedi quel nuovo cielo e quella nuova terra, quella nuova casa di Dio,

potremmo dire: “Guarda quel mattone, l’ho messo io, l’abbiamo messo noi!”

Solo così acquisteremo il diritto di poter abitare anche noi in quella casa.

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