Popoli tutti lodate il Signore

14 Agosto 2005 Nessun Commento     

LETTURE

È difficile trovare una domenica come l’attuale, con tre letture legate da un

unico tema: l’universalismo della fede cristiana.

 «Il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».

 «Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti

misericordia!»

 «Allora Gesù le [alla straniera] replicò: “Donna, davvero grande è la tua

fede!”».

OMELIA

Leggevo una notizia, in questi giorni: “Milano e altre città del nord sono

(nonostante la difficoltà economica di andare in ferie) semi deserte. I milanesi

sono tutti in vacanza. La città in mano ai musulmani…”

Una notizia plausibile presentata in maniera sbagliata.

Una notizia che insieme a tanti altri atteggiamenti, rivela una mentalità

chiusa, ostile, una mentalità che rifiuta…

Avrei capito una notizia diversa: i milanesi tutti i ferie, i musulmani

devastano la città”; ma non quella che è stata data.

La mentalità particolaristica, campanilistica, legata alla propria razza alla

propria religione, in fondo a propri interessi, è dura a morire.

Purtroppo è propria dei cristiani, ma anche dei mussulmani, degli ebrei, di

chiunque crede di essere il preferito, il prediletto da Dio al punto tale da impedire

alla stesso Dio di essere il padre di tutti e il Dio di tutti gli uomini.

Il brano del vangelo di oggi fa emergere in maniera chiara come questo

problema abbia tormentato le prime comunità cristiane, particolarmente quella di

Matteo, composta, come sapete, da ebrei che provavano grande difficoltà ad

allargare la salvezza a tutti i popoli.

Questo atteggiamento dimentica una cosa fondamentale: che il cristiano non

aderisce a Cristo per salvarsi, per mettersi al sicuro, per guardare dall’alto del suo

privilegio tutti gli altri, massa dannata e perduta, ma per salvare, per mostrare ad

ogni donna e ad ogni uomo la salvezza e la misericordia di Dio.

Come Cristo che, davanti alla fede della donna straniera e pagana, passa

dalla chiusura alla apertura, così ogni cristiano ha il compito di mostrare ad ogni

uomo la salvezza e la misericordia di Dio, per aprire la strada al dono della fede,

che non è solo quella esplicita del credente, del praticante, ma anche quella

implicita di chi cerca sulla faccia della terra il diritto e la giustizia.

Oggi la mentalità non è cambiata; anzi forse, per i motivi che tutti

sappiamo, è peggiorata con la differenza invece che è cambiata la struttura,

l’organizzazione della società.

Dal villaggio singolo, dalla mentalità chiusa propria di quei tempi in cui si

viveva all’interno del proprio clan, del proprio villaggio, in cui le notizie delle oltre

parti del mondo arrivavano dopo mesi, dopo anni, siamo passati al villaggio

globale.

Tutto il mondo è un solo villaggio.

E’ la “globalizzazione”. Un fenomeno in sé positivo, a lungo “sognato” dal

cattolicesimo, religione tipicamente “globale”, anche secondo il significato letterale

della parola greca katholikós. Il cristianesimo infatti non è legato ad una singola

razza, o cultura, o lingua, ma solo a Dio Padre che ama il mondo e si rivela ad

esso in Cristo. Oggi tale universalizzazione è di fatto resa possibile dalle

tecnologie dei trasporti (aerei) e della comunicazione (internet). Non è più un

problema rilevante parlare, andare, fare affari con gli abitanti dell’altra parte del

mondo. La terra è un villaggio, un’unica rete.

La globalizzazione è però anche moralmente rischiosa, per varie ragioni:

1. È nata nel nord del mondo, ricco di denaro e di saperi tecnologici, ma con

solo il 20% della popolazione mondiale, lasciando nell’emarginazione il

resto. Essa quindi cade a vantaggio solo di una parte dell’umanità.

2. È cresciuta sotto la spinta di una mentalità essenzialmente mercantile,

per cui, invece di servire alla conoscenza e all’aiuto reciproco, serve

all’arricchimento dei già ricchi, approfondendo ulteriormente il solco fra

nord e sud del mondo.

Il cristianesimo, religione globale, è adatto ad un mondo globalizzato. Quindi

il compito dei cristiani è abbastanza evidente: fare in modo, per quanto possibile,

che la globalizzazione sia una risorsa per tutti e non una fonte di discriminazione.

Appunto per questo è necessario insistere sottolineando come sia

importante la dimensione evangelica della giustizia e della fraternità universale.

Nella nostra comunità cerchiamo di essere sensibili a questa dimensione.

Forse pochissimi di voi lo sanno, ma nella biblioteca della parrocchia

esistono molte riviste la cui lettura sensibilizza a questi problemi.

Il negozietto del commercio equo e solidale, dove anche voi certamente

avete comprato qualcosa, cerca di aiutare , in qualche modo, chi lavora e produce

e spesso viene derubato del frutto del suo lavoro.

Noi sosteniamo opere varie di solidarietà: adozioni a distanza, i pozzi del

Burkina, tutte cose che ci allargano la mente ed il cuore e ci fanno pensare a chi

ameno di noi.

Tutto questo sarà poco ma è certamente un contributo affinché si realizzi nel

mondo la paternità di Dio e «si conosca, come abbiamo pregato nel salmo, sulla

terra via del Signore, fra tutte le genti la sua salvezza”.

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