Il mio arco sarà il segno dell’alleanza

5 Marzo 2006 Nessun Commento     

Con gioia e con senso di responsabilità cominciamo oggi il nostro cammino in direzione della Pasqua.

Veramente il tempo di quaresima, il tempo dei quaranta giorni è cominciato mercoledì scorso. Sia alla celebrazione del mattino che

in quella del pomeriggio molti, liberi da altri impegni, hanno partecipato al suggestivo rito delle ceneri.

Oggi ci ritroviamo per continuare insieme questo cammino che inizia dalla presa di coscienza di nostri limiti, dei nostri peccati dei

quali insieme, vogliamo chiedere perdono a Dio.

LETTURE

“Dio vuole allearsi con l’uomo”. All’interno di un racconto, intessuto di simboli è questo il messaggio di oggi.

Il diluvio, nel libro della Genesi, appartiene a tutte le mitologie antiche.

L’acqua è un simbolo multivalente. Quella del diluvio è segno di morte, quella del Battesimo – è la seconda lettura – è segno di vita.

L’arcobaleno, ricorda antiche credenze secondo le quali un Dio adirato, scagliava le sue frecce sugli uomini. Decidendo da fare pace

Dio depone le armi, pone il suo arco nel cielo. Si allea con l’uomo.

Il migliore alleato di Dio, – è il Vangelo – sarà Cristo che, vincendo ogni tentazione, si mette a disposizione totale del Padre.

Rifletteremo insieme sul significato di questa alleanza, sui motivi per cui Dio vuole allearsi con noi, sulle conseguenze che tutto ciò

può avere nella nostra vita.

OMELIA

Fra circa quaranta giorni è Pasqua.

Un’altra primavera, un’altra pasqua della nostra vita.

La quaresima che oggi iniziamo non è un momento triste! Un periodo cupo, nel quale moltiplicare mesti riti che mettono al posto la

coscienza!

Coincide con la primavera, con il risveglio della natura, con lo sbocciare dei fiori che matureranno nei frutti.

Per noi cristiani significa ripercorrere insieme la vicenda di Cristo, disporci a rivivere la sua risurrezione, riscoprire le radici e le

motivazioni della nostra alleanza con Dio.

Il nocciolo dei desideri di Dio, infatti, è espresso oggi, nella Bibbia con una sola parola: “Alleanza”.

Alleanze di ogni tipo si consumano ogni giorno sotto il sole.

Alleanze che si compongono e alleanze che si disfanno. Alleanze democratiche, nazionali, di destra, di centro, di sinistra, di centro

destra, di centro sinistra. Alleanze ideologiche e alleanze strategiche, alleati che prima si adulano a vicenda e poi se ne dicono di tutti i

colori…

Patti e intese, spesso giocati su interessi di potere, di prestigio, di partito, di difesa della poltrona, che sui reali bisogni della gente…

Alleanze interessate e alleanze disinteressate…

Proprio in questi giorni è arrivato nella nostra parrocchia, ve lo dico perché è bene che tutti lo sappiano, è stato inviato al parroco e a

tutti i preti, un libretto azzurro.

Lo manda il presidente del consiglio a tutti i parroci, i 25 mila parroci italiani. Ci dice che il suo governo è in linea con gli

insegnamenti della chiesa, con la sua dottrina sociale, con i suoi principi…ci assicura che difenderà le radici cristiane dell’Europa, che sta

difendendo gli immigrati, che la guerra in Irak sta costruendo la pace…ci piglia proprio per scemi!

E’ un’offerta di alleanza!

Non entro nel merito, ci vorrebbe tanto tempo!

Ma credo che nemmeno i peggiori governi democristiani siano arrivati a tanto.

Ognuno di voi la pensi come vuole. Qualcuno di voi dica puree che sto facendo politica.

Ma se la politica si serve di noi per ottenere consenso a buon mercato, che dobbiamo fare?

Se ci entra in casa dobbiamo o no buttarla fuori?

Ma lasciamole perdere queste alleanze umane più o meno interessate, più o meno mistificatorie…

Parliamo di Dio, della sua alleanza.

Anche Dio vuole allearsi.

Vuole accordarsi con noi, starci vicino.

E’ interessante scoprire, lungo queste domeniche, la strategia di Dio, attraverso figure di uomini che, nella storia della salvezza hanno

accolto generosamente nella loro vita la sua alleanza.

Oggi Noè.

Domenica prossima Abramo.

Quindi Mosé, e, finalmente, Cristo, il nuovo Adamo che, a differenza del primo, vince, è il vangelo di oggi, la tentazione di fare a

meno di Dio o di usarlo per i suoi scopi, e ne diventa, servo fedele, figlio, alleato.

Fare a meno di Dio…

Non significa essere atei, miscredenti, senza religione, ma rifiutare la sua alleanza, sfruttare Dio per raggiungere i propri scopi,

oppure seguire la tentazione della propria tranquillità, erigere un muro fra la nostra inerzia e il mondo che ci circonda.

Allearsi con Dio è invece convertirsi, credere al vangelo, alla bella notizia di un Dio che ama starci vicino, di un Dio che vuole la

riconciliazione fra l’uomo e l’uomo, fra l’uomo e la terra, che rifiuta ogni spargimento di sangue, (leggetevi il brano della genesi che

precede immediatamente quello che abbiamo letto: Dio si allea a patto che l’uomo si impegni a non uccidere il suo simile), che cerca chi lo

aiuti ad instaurare rapporti nuovi fra gli uomini, rapporti di giustizia e di pace, di fraternità, di amore.

Questo è quel vangelo al quale bisogna credere, e verso il quale siamo invitati a convertirci, ad orientare la nostra vita.

Davanti a questa proposta le donne e gli uomini del mondo si dividono in due categorie:

Non in buoni e cattivi, perché la linea divisoria fra il bene e il male passa all’interno di noi stessi…

Non fra religiosi e atei, fra chi va in chiesa e chi non ci va…

Non fra cristiani e musulmani o fra cattolici e protestanti…

Il discrimine passa fra chi accetta e chi rifiuta questa alleanza.

Ci si può credere “religiosi” e rifiutare l’alleanza con Dio.

Lasciargli il carico del male nel mondo, anzi addirittura imputarglielo; con la scusa che tutto va male e andrà certamente peggio e la

conclusione che non c’è nulla da fare se non farsi i fatti propri, lasciando che tutto vada alla malora.

Si può essere religiosi o mostrare di esserlo perché la religione ci fa comodo, ritorna utile ai nostri interessi.

Si può invece essere atei e caricarsi del peso della speranza.

L’alleanza con Dio passa attraverso il modo con cui vivi la tua vita.

Se ti allei con Lui deve starti a cuore ciò che a lui sta a cuore, devi collaborare con i suoi progetti, devi aiutarlo a realizzarli.

Sta qui il senso del nostro battesimo, collegato al simbolo dell’acqua che per gli antichi aveva una terribile bivalenza:

L’acqua era il caos, l’alluvione, il diluvio, il disastro, la palude, la putredine, la morte. Pensate alle terribili immagini di New Orleans

dopo il passaggio dell’uragano Katrina.

Ma l’acqua è anche principio di vita: nell’acqua si forma il bambino nel ventre materno, è l’acqua che feconda la terra. Il Battesimo è

l’adempimento del significato positivo dell’acqua.

Esso ci investe di una responsabilità simile a quella di Noè: quella di ricostruire insieme a Dio il genere umano…

Costruire invece di distruggere.

E’ una scelta che investe ogni singolo gesto della nostra vita: dai rapporti umani di ogni giorno, alle scelte politiche; dalla sensibilità

per i problemi dei nostri fratelli lontani alla capacità di accorgerci e venire incontro a chi è vicino a noi; dalla presenza attiva nella

comunità cristiana, alla partecipazione cosciente e responsabile a tutto ciò che di positivo si può costruire nella città in cui viviamo.

Un proposito che riveste di significato anche le scelte più naturali della vita…

In uno degli incontri con i giovani che si preparano al matrimonio che nell’alleanza fedele fra l’uomo e la donna vede il segno, il

sacramento dell’alleanza fra l’uomo e Dio, è venuta fuori la domanda: “Perché mettere al mondo un figlio? Proprio oggi, con i tempi che

corrono….

Fra tutte le risposte, una, bellissima e cristiana: “Per regalare al mondo qualcuno che, dopo di noi, possa continuare a migliorarlo!”

Sono questi i frutti dell’alleanza con Dio, della conversione alla quale Cristo ci chiama.

Concretizziamo questo invito con la lettura di un brano di Isaia che ci indica con chiarezza, la quaresima che Dio vuole da noi.

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA

Questo dice il Signore:

Non m’importa dei vostri numerosi sacrifici. Voi mi offrite pecore e le parti grasse dei vostri montoni. Non so che farne del sangue di

tori, agnelli e capretti. Le vostre offerte sono inutili. L’incenso che bruciate mi da nausea.

Mi ripugnano le vostre celebrazioni, per me sono un peso, non riesco a sopportarle. Quando alzate le ami per la preghiera io guardo

altrove. Anche se fate preghiere che durano a lungo io non le ascolto, perché le vostre mani sono piene di sangue.

Lavatevi, purificatevi. Smettetela di fare il male, imparate a fare il bene. Cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani,

difendete le vedove.

Per voi digiunare vuol dire piegare la testa come una pianta appassita, vestirsi di sacco, e stendersi nella cenere.

Pensate che sia questo il digiuno che mi piace?

Questo, secondo voi, si chiama digiunare, umiliarsi davanti al Signore?

Per digiuno io intendo un’altra cosa:

Rompere le catene dell’ingiustizia, rimuovere ogni peso che opprime gli uomini, rendere la libertà agli oppressi e spezzare ogni legame

che li schiaccia.

Digiunare significa dividere il pane con chi ha fame, aprire la casa ai poveri senza tetto, dare un vestito a chi non ne ha, non

abbandonate il proprio simile.

Digiunare significa non distogliere gli occhi dai tuoi fratelli.

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