Di questo voi siete testimoni

30 Aprile 2006 Nessun Commento     

Simone, Salvatore, Maria Luisa, Marco…

Sono i quattro bambini che durante questaEucaristia, battezzeremo.

Il battesimo nel tempo di Pasqua assume un significato particolare.

E’ inserito proprio nel suo luogo e nel suo tempo naturale.

Una volta il battesimo, per gli adulti, avveniva solo la notte di Pasqua, la stessa notte della celebrazione della

Risurrezione di Cristo.

Tutto era più suggestivo e simbolico.

Sottolineato non solo dalla consapevolezza dell’adulto, da dall stesso rito. Ci si immergeva sendendo tre gradini, nella

vasca, rimanendo sommersi dall’acqua, simbolo della morte di Cristo, si emergeva dalla’altra parte, si emergeva nuovi,

risorti, diversi, credenti, pronti, nonostante le difficoltà che a quei tempi erano serie, a testimoniare questa risurrezione nelal

propria vita.

Purtroppo questa n on è più la nostra consapevolezza.

Il battesimo oggi, un po’ perché ammininistrato a bambini, un po’ perché noi adulti abbiamo perduto il senso di queste

cose, si riduce alla ripetizione di una tradizione che non sempre cambia, trasforma il nostro stile di vita…

Non possiamo pero scivolarci sopra…

Vedremo oggi che la Prola di Dio ci richiama alle nostre responsabilità, ai nostri impegni, alla autentcità della nostra

fede.Mentre prepariamo il nostro cuore all’ascolto cantiamo insieme la gloria di Dio.

Eccoci ancora qui insieme per celebrare la Pasqua.

Speriamo che durante questa celebrazione ognuno di noi possa sperimentare “lo stupore e la grande gioia che

provarono i primi discepoli nel vedere il Signore”.

Perché questo stupore e con questa gioia ci facciano diventare testimoni credibili della Risurrezione di Cristo,

preghiamo.

LETTURE

Fra tutti i possibili motivi che ci offre oggi la parola di Dio ne sceglieremo uno: la a testimonianza.

Di questo noi siamo testimoni, proclama Pietro negli atti

Di questo voi siete testimoni, afferma Cristo mostrandosi agli apostoli dopo la sua risurrezione.

Cosa vuol dire essere testimoni?

Cosa vuol dire testimoniare la risurrezione di Cristo, particolarmente oggi, nel mondo che viviamo, nella realtà che ci

circonda?

Nella Parola di Dio, e nella nostra esperienza cercheremo di trovare una risposta.

OMELIA

Su questa affermazione di Cristo, ripresa alla lettera da Pietro davanti a tutto il popolo fermeremo ogg la nostra

attenzione

“Di questo voi siete testimoni”.

E’ una affermazione perentoria, decisa.

Cristo non dice: “Sforzatevi, fate in modo di essere i miei testimoni… siate…”

Dice “siete”.

Il verbo è all’indicativo.

Come a dire: “Lo vogliate o no, ci pensiate o no, dalla vostra vita, dalle vostre parole, dai vostri gesti, dai vostri riti, dalle

vostre scelte, emergerà, a mio favore o contro di me, la vostra testimonianza.

Ogni donna, ogni uomo, nella propria vita, è costretto alla testimonianza.

Ognuno di noi, anche senza accorgersene, manifesta ciò che è al di sotto di ciò che fa.

La testimonianza è come la nostra faccia: invisibile a noi stessi, perfettamente visibile agli altri.

Gli altri sanno chi siamo al di là delle nostre stesse intenzioni..

I figli sanno chi sono i genitori. Se sono solo capaci di dare ordini, divieti e buoni consigli o se la loro vita è conforme ai

consigli che danno.

Gli allievi conoscono i loro maestri. Se si limitano a offrire giusti orientamenti dalla cattedra, o, se per primi, li mettono in

pratica.

I cristiani conoscono i loro preti. Se dicono e fanno o se dicono e non fanno.

Mi auguro anche che i cittadini conoscano i loro politici ed amministratori.

Se sono solo capaci di fare promesse o se sono realmente al servizio del bene comune.

Il fatto di essere, di definirci cristiani ci rende, necessariamente, soggetti di testimonianza.

Una testimonianza positiva, valida, se la realtà della nostra vita corrisponde alla definizione che noi diamo di noi stessi, una

testimonianza negativa, deleteria per Cristo, se viviamo nella incoerenza e nella infedeltà.

E questa è la prima sottolineatura.

La seconda parte dalla parola “questo”.

Di “questo” voi siete testimoni.

Qual è il contenuto della testimonianza cristiana?

Di che cosa siamo testimoni?

Della risurrezione di Cristo è evidente.

Tanto evidente quanto impreciso.

Precisiamo allora.

Noi non siamo testimoni del fatto storico della risurrezione. Non l’abbiamo vista, non c’eravamo.

Il contenuto della nostra testimonianza non è determinato dall’essere stati presenti ad un fatto storico che appartiene al passato.

Il contenuto, il valore, la forza della nostra testimonianza consiste nell’essere capaci di percepire la presenza di Cristo, vivo, nella

nostra vita.

Consiste nell’esperienza che la nostra vita, non potrebbe essere quella che è, se Cristo, risorto non fosse realmente dentro di noi.

Perché noi, come gli apostoli, possiamo solo essere testimoni della trasformazione, del cambiamento, della novità che la presenza

reale di Cristo opera dentro di noi.

Il nostro annuncio non consiste nel dire: “Io credo nella risurrezione di Cristo”, o nel portare argomenti convincenti circa la realtà

storica di questo fatto.

Noi non dobbiamo dimostrare nulla.

Noi possiamo solo “most rare” che i l nost ro modo di fare, i l nost ro modo di pensare, i l nost ro modo di amare ,

i l nost ro modo di gioi re, i l nost ro modo di vivere , i l nost ro modo di mor i re è talmente nuovo, talmente diverso,

talmente st raordinar io, così mi racoloso, che può essere spiegato solo con la presenza di qualcosa di grande,

di st raordinar io nel la nost ra vi ta.

Noi cristiani abbiamo parlato troppo, abbiamo ragionato troppo, abbiamo scritto troppi libri, abbiamo cercato di convincere con le

buone e con le cattive della verità della nostra fede.

Parliamo ancora troppo. Minacciamo i peccatori, promettiamo ancora l’inferno a chi non crede in Dio…

Siamo preoccupati di “convertire”.

Siamo preoccupati di appendere i crocifissi sulle pareti delle aule scolastiche, perché pensiamo che la fede si trasmette dai muri…

Siamo preoccupati di difendere i valori cristiani attraverso leggi fatte dai parlamenti perché pensiamo che la gente diventi più buona

con la paura della sanzione.

Ci accontentiamo delle dichiarazioni di presunte “radici cristiane” perché pensiamo che questo serva a convincere la gente a seguire

Gesù Cristo.

Cerchiamo appoggi politici perché pensiamo che la fede passi attraverso il potere ed i compromessi.

I primi discepoli erano diversi.

La loro vita era la testimonianza costante di una presenza. Che Cristo fosse vivo, e non morto, che fosse presente e non solo un

ricordo del passato, emergeva dal loro modo di essere e di fare.

Ricordate domenica scorsa? “Nessuno fra loro era nel bisogno”.

Se erano stati capaci di operare un simile sconvolgimento, da non esserci nessuno che mancasse del pane fra loro, nessuno

abbandonato, nessuno privo di conforto, di amicizia, di simpatia (perché enormemente estesa è l’area del bisogno), allora sì che doveva

essere successo qualcosa di talmente straordinario da rivoluzionare la loro vita.

Se vogliamo testimoniare non un morto ma un risorto, dobbiamo esser portatori di cose nuove, ma, soprattutto, portatori di un

modo nuovo di vedere le cose, capaci di veder la vita, il mondo, la storia con una profondità ed una dimensione che è impossibile a chi

non crede, con una gioia che vede la presenza di Dio nelle piaghe doloranti della umanità, con una speranza non solo di vita eterna, ma di

costante miglioramento di questo mondo.

Chi crede alla risurrezione, non solo di Cristo, ma di se stesso attraverso Cristo è pieno di stupore e di gioia. Ed è anche pieno di

timore, che non è paura del castigo, ma tremante meraviglia perché si è davanti a qualcosa di nuovo e di inconsueto nella storia.

Chi crede alla risurrezione è ottimista.

Anche davanti al mondo di oggi. Perché non si è mai troppo ottimisti quando si crede a Cristo risorto che vive il suo mistero nel cuore

del mondo.

Il male, il peccato, la morte, bisogna vederli, ma con lo stesso colpo d’occhio, bisogna vedere il Cristo vittorioso.

Ma, soprattutto, chi crede alla risurrezione, chi prende coscienza che la vita di Cristo è la sua vita, che lo stesso sangue di Cristo

scorre nelle sue vene, che lo stesso Spirito di Cristo anima le sue membra, ama.

Se abbiamo fatto nella nostra vita l’esperienza dell’amore per l’amico, per l’amica, per le persone che ti sono più care, ma anche per il

povero, per lo sconosciuto, per l’emarginato, per il nemico, abbiamo testimoniato a noi stessi e possiamo quindi testimoniare agli altri, la

risurrezione di Cristo.

“Se noi amiamo è perché risuscitò”, è proprio un canto del tempo di Pasqua.

Siamo testimoni di un Cristo vivo che fa vivere la nostra vita, o di un Cristo morto che non esiste più?

Cristo è vivo all’interno della nostra comunità?

Siamo aperti, come lo era Lui, ai bisogni delle persone che ci stanno accanto?

Cristo è vivo nell’impegno, nell’ottimismo con il quale ci carichiamo delle nostre responsabilità in questo mondo per costruire il Regno

di Dio?

Chi ci avvicina si accorge che dentro di noi scorre una vita la cui spiegazione altro non può essere che la Risurrezione di Cristo?

Sono domande che io pongo a me stesso e che ho voluto girare a tutti voi.

Speriamo che sia positiva la risposta a queste domande.

E se positiva non fosse, preghiamo perché lo diventi.

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