È bene per voi che io me ne vada
28 Maggio 2006 Nessun CommentoIl “Gloria” che abbiamo cantato entrando in chiesa, mentre ci rivedevamo, ci salutavamo,
ha certamente riempito il nostro cuore di gioia, la gioia di ritrovarci, di rivederci per celebrare
oggi la festa dell’Ascensione del Signore.
La festa del nostro impegno potremmo definirla, la celebrazione della presa di coscienza
delle nostre responsabilità, della consapevolezza di essere adulti e liberi davanti a Dio.
“Tu che siedi alla destra del Padre” – abbiamo cantato – “abbi pietà di noi”.
In questi brevi istanti di riflessione e di preghiera chiediamo di essere perdonati
nonostante le nostre responsabilità non assolte e i nostri impegni lasciati a metà…
LETTURE
Tutti e tre i brani di oggi tendono ad illuminare, da punti di vista diversi, la festa che celebriamo.
Nella prima, l’inizio del libro degli Atti, viene raccontata la partenza di Cristo che invita i
suoi a non guardare il cielo ma a rendergli testimonianza fino agli estremi confini della terra.
Paolo, nella lettera agli Ebrei, ci esorta a mantenere viva la nostra speranza, ed è ancora
Cristo, nel brano del Vangelo di Luca a chiedere ai suoi discepoli di rendere visibile la sua
presenza sulla terra, attraverso la loro testimonianza.
L’ascolto attento di queste pagine della bibbia ci permetterà di riviere in noi e di
realizzare nella vita quegli atteggiamenti che furono propri dei primi discepoli al momento della
Ascensione del Signore.
OMELIA
Vorrei anzitutto, insieme a voi, dare uno sguardo panoramico alle quattro domeniche che
ci stanno davanti in questo periodo dell’anno che conclude il tempo pasquale.
Da oggi fino all’18 giugno ogni domenica è una festa.
L’ascensione, oggi, la Pentecoste, domenica prossima.
L’11 la Trinità.
E, finalmente, il 18 giugno, il Corpus Domini, la festa del Corpo del Signore.
Quattro domeniche, quattro celebrazioni che sono tutto un programma. In sintesi, la prima
celebra la responsabilità del cristiano, la seconda la scoperta della forza che la anima, lo Spirito
Santo, la terza propone l’obbiettivo da raggiungere: realizzare il modello della Trinità, e la quarta
il luogo concreto in cui ognuno di noi è chiamato a realizzarla: la comunità cristiana.
E partiamo da oggi, dall’Ascensione.
“E’ bene che io me ne vada”.
Questa frase che abbiamo scelto come tema, non si trova in nessuna delle letture che
abbiamo ascoltato, ma fa parte dei discorsi di Cristo registrati nei vangeli prima della sua
partenza.
“E’ bene che io me ne vada”.
Perché?
Forse perché la scomparsa, l’allontanamento, l’entrare in penombra del leader, della
guida, del capo, del maestro, fa parte dello scopo che il vero capo, il vero maestro intende
raggiungere: far crescere, far diventare adulti, far maturare, rendere responsabili delle proprie
scelte i suoi discepoli.
E’ necessario sottolineare tutto questo.
Cristo quando diceva “gregge” non pensava ad un gruppoo di persone che rimangono
infantili, come tante pecore, intruppate, allineate, coperte, che dove l’una va e l’altre vanno, mi
pare dica Dante, senza iniziativa, senza autonomia, senza la capacità di giudicare alla luce del
vangelo, senza braccia né piedi (che non sarebbe poi tanto grave), ma – e questo è molto più
grave – senza testa, prive cioè della capacità di compiere uno sforzo personale, diretto di
confrontare la propria vita con la realtà, la realtà con il vangelo…
Questo è avvenuto in forme macroscopiche nella chiesa, e, ancora oggi, non è scomparso
del tutto.
Per quanto tempo nella chiesa il popolo è stato espropriato dalla Parola di Dio?
Quanti di noi, che pure veniamo alla domenica in una comunità cristiana, siamo capaci di
confrontare autonomamente, senza aspettare che parli il prete, i problemi della nostra vita con il
vangelo?
Quanti di noi leggono la bibbia come guida per la propria vita?
La vera guida non è chi pensa per te, ma chi ti insegna a pensare.
Il vero maestro non è chi decide per te, ma chi ti insegna a decidere.
Il vero capo non è chi comanda, ma chi ti invita ad diventare adulto, ad assumerti le tue
responsabilità, anche quella, terribile di sbagliare.
Cristo è il nostro capo.
Egli non ti dice, passo passo, “pilo per pilo”, tutto quello che devi fare, ma ti propone di
scegliere la via dell’amore e della responsabilità con la quale tu devi in ogni momento
confrontarti.
Penso a tanti maestri che non sanno abbandonare i discepoli perché non hanno saputo
insegnare loro a camminare da soli.
A tanti genitori che non sanno abbandonare a poco a poco, la mano dei loro figli, perché
non hanno insegnato loro a camminare.
A tanti preti che non hanno fatto maturare la libertà di figli di Dio, ma solo la docilità alle
loro direttive e la rinunzia acritica al proprio punto di vista…
Non parliamo di politici che spesso vanno più per slogan che per ragionamenti.
“La massa ha bisogno di tempo, prima di capire un concetto, e potrà ricordarlo solo dopo
che le sarà ripetuto migliaia di volte… Qualsiasi slogan, commerciale o politico, trova il suo
successo nella durata e nell’uniformità della sua applicazione”.
Non è stata detta di recente questa espressione; ha 68 anni.
L’ha scritta, Adolf Hitler in persona, sul Mein Kampf, a pag. 390.
L’imbonimento, non il ragionamento, fa parte della propaganda che liquefà il cervello della
gente.
Noln è importante che qualcosa sia vera. Basta che venga ripetuta dieci volte alla
televisione perché la gente cio creda.
Non faccio esempi…
Cristo invece è un maestro che vuole uomini non automi, che li salva, li fa cioè diventare
quelli che sono, li responsabilizza, li riempie di amore, non atrofizza ma mette in moto la mente e
il cuore, che non sottolinea la docilità e il gregarismo, ma l’iniziativa, che non apprezza la
sottomissione ma la libertà; che certo non ci vuole disobbedienti, che apprezza l’obbedienza, ma
che alla fine ci chiederà: Perché hai obbedito?
Uno degli istinti più profondi dell’uomo è declinare le proprie responsabilità scaricando sul
capo la morale delle proprie azioni.
“Eseguivo gli ordini”, è la scusa addotta da tutti i criminali di guerra.
Spero che la nostra presenza in questa comunità cristiana ci abbia abituati ad essere
responsabili.
Ad aprire gli occhi, ad informarci bene, a sentire tutte le campane, a scollarci dalla sedie
e non solo per parlare, ma anche per fare.
Leggevo in questi giorni: “Gli ottimisti pensano che questo sia il migliore die mondi
possibili, i pessimisti temono che ciò sia vero.
E gli uni e gli altri sono condannati dalla loro inerzia.
Cristo ci chiederà conto della maniera con cui ci siamo fatti carico delle nostre
responsabilità vero questo mondo.
In ogni comunità che si rispetti bisognerebbe scrivere quello che si trova su certi vagoni
ferroviari: “Vietata manovra a spinta”.
Se bisogna sempre spingere “ammuttari” “assicutari” per far muovere qualcuno, vuol dire
che manca l’anima, manca lo Spirito, manca qualcosa dentro.
E, grazie a Dio, in questa nostra comunità, ci sono tante persone, tanti adulti, tanti giovani
che sentono forte dentro di loro il bisogno di realizzare in prima persona, il Regno di Dio, non
spinti, ma animati.
Animati dallo Spirito che Cristo promette di inviare a chi glielo chiede di cuore.
Preghiamo insieme per questo.
Omelie