Ma voi chi dite che io sia?

17 Settembre 2006 Nessun Commento     

Questo saluto fraterno fa di noi un’assemblea cristiana, perché noi non siamo un’accozzaglia di persone che

va cercarsi una chiesa la domenica con un orario comodo, con un prete sbrigativo, allo scopo di mettersi il cuore in pace per

assolvere l’obbligo del precetto festivo…

Siamo piuttosto un’assemblea di cristiani che nel contatto costante, assiduo con la Parola di Dio, con i fratelli, cerca di

dare un significato, un senso, uno scopo, alla propria esistenza nel mondo..

Ma essere cristiani e, nello stesso tempo, riconoscere di non esserlo abbastanza, è per me e, forse anche per voi, la

stessa cosa…

Forse ciò che ci viene proposto oggi ci potrà aiutare nel progredire nell’impegno e nella fede.

Per questo diciamo…

LETTURE

Nella ricchezza di temi e di spunti che oggi la Bibbia ci offre, ho cercato, anche se ogni scelta è soggettiva e discutibile,

di scegliere una linea, un filo conduttore…che potrebbe dipanarsi su queste domande:

“Chi è Gesù Cristo?”

“Chi è oggi Cristo per la gente, per l’opinione pubblica?” ma soprattutto: “Chi è Cristo, oggi, per noi?”

Di conseguenza: “Cosa vuol dire essere cristiani”

Altre domande potrebbero sorgerci in testa ascoltando fra poco espressioni come queste: “Se vuoi seguirmi, prendi la

croce”, “La sofferenza e il dolore vengono da Dio?”, Cosa vuol dire perdere la propria vita?” Perché Cristo impone ai discepoli

severamente, di non dire a nessuno che Egli è il messia?

Non sono domande oziose o cerebrali, perché dalla esatta risposta a queste domande possono dipendere molte cose

nella nostra vita.

Vediamo!

OMELIA

Oggi è di moda parlare di religione. Per chi la pratica e forse di più per chi non la pratica.

A torto o a ragione, di dritto o di storto, le religioni entrano nella politica, nella economia, nella convivenza dei popoli,

negli scontri di civiltà, nella pace e nella guerra…

Muore Oriana Fallaci e un monsignore la definisce un’atea cristiana (Corriere della sera di ieri) perché difende contro

l’Islam le radici cristiane della civiltà occidentale. A me rimane il dubbio se Gesù Cristo è venuto al mondo per fondare una civiltà

o a fare qualche altra cosa.

Il papa, nella sua recente visita in Germania non ha parlato bene di Maometto, citando un antico imperatore bizantino.

Apriti cielo! Proteste, probabilmente giuste da tutte le parti. In forse la visita in Turchia. E non solo parole! Oggi il fanatismo può

portare a gesti di sangue e ad attentati.

Forse mai come oggi la religione è usata per la sopraffazione reciproca, per la copertura ideologica, per la

giustificazione della guerra, per gli interessi della politica…

Nemmeno il cristianesimo sfugge a tutto questo. Anzi!

In nome di Cristo oggi, si dice tutto e il contrario di tutto: si predica la tolleranza o lo scontro delle civiltà, l’accoglienza

degli immigrati o la loro espulsione, l’invasione dell’Irak o il ritiro dei soldati, le radici cristiane dell’Europa o l’universalità del

cristianesimo che non può identificarsi con una civiltà.

In mezzo a questo bailamme (confusione) non è facile avere le idee chiare…

Il vangelo di oggi potrebbe aiutarci a far chiarezza perché ad ognuno di noi viene chiesto: “Tu sei cristiano: Ma Cristo chi

è per te? A che cosa ti serve? Se Cristo non fosse venuto che cosa cambierebbe nella tua vita?

Chi è Cristo?

Cosa pensa la gente di LUI?

Ogni tanto, periodicamente, per colpa o merito di un romanzo, di un articolo di giornale, di un film, la passione di Gibson

o il codice da Vinci di Don Brawn, questa domanda torna di moda.

Si vedono allora giornali, riviste, settimanali, rotocalchi televisivi, che generalmente affrontano temi pesanti e seri in

modo evanescente per vendere meglio pubblicità, trasformarsi in catechismi, in testi di teologia, mentre puntualmente, sulla

sponda opposta preti, vescovi e cardinali si scandalizzano…esattamente come i musulmani quando si parla male di Maometto.

Ma, io credo, a Cristo non interessa tanto cosa dicono di lui, Oriana Fallaci o Marcello Pera, Scorsese, o Zefirelli,

Pasolini o Dan Brawn…

Già ai suoi tempi si dicevano di lui cose sgradevoli.

Qualcuno diceva che era Elia, o Giovanni Battista, o uno dei profeti, ma altri sentenziavano:

Pensa solo a mangiare e a bere, è un bestemmiatore, è contro la religione ei nostri padri, non rispetta la legge, anzi,

mangia con i peccatori e beve con loro, trasgredisce il sabato, al suo seguito c’è anche una prostituta…(che avesse cambiato

vita alle male lingue non importava…)

Tanta gente gli andava dietro per ottenere pane e companatico a buon mercato; perfino i discepoli lo seguivano

guardandosi in cagnesco, pronti a scavalcarsi l’uno con l’altro per mettere mano nei posti di comando del nuovo regno di

Gerusalemme strappato dal nuovo messia ai romani….

Ma a Gesù non importa nulla ciò che pensa di lui la gente.

A Lui interessa ciò che pensano i suoi, quelli che gli vanno dietro:

I suoi discepoli di allora.

Noi suoi discepoli di adesso!

E perché?

Perché dalla risposta dipende la realizzazione concreta, il successo del suo messaggio, di ciò che egli è venuto a fare.

Se anche i suoi discepoli lo fraintenderanno è finita, non c’ scampo!

Ecco perché noi cristiani , come singoli, ma anche come chiesa, (e lo ha fatto egregiamente Giovanni Paolo II° il quale

ha chiesto perdono delle colpe dei cristiani commesse in nome di Cristo) dobbiamo chiederci quante volte ora e nel corso della

nostra storia, lo abbiamo frainteso!

Pietro risponde per tutti: Tu sei il Cristo, per noi sei il Cristo!

Davanti a questa definizione, ineccepibile, Cristo ha una reazione inaspettata, e all’apparenza, strana: “Impose loro

severamente di non parlarne con nessuno”.

Ma come?

Pietro ci aveva azzeccato. Anche se un altro evangelista dice che non la carne e il sangue ma lo Spirito aveva spinto

Pietro a parlare.

Pietro deve star zitto?

Perché la risposta di Pietro in quel preciso momento era esatta ma vuota.

Come le risposte del catechismo, mandate a memoria, ripetute con precisione, ma non afferrate fino in fondo.

Infatti: la parola “Cristo”, per Gesù significa una cosa e per gli altri significava un’altra cosa.

Pietro quando diceva “Cristo” si aspettava , come tutti del resto, un “cristo”, cioè un messia, un unto, un mandato del

Signore, un liberatore, un uomo di successo, un Moshè Dayan, che avrebbe con potenza liberato Israele dalla occupazione

romana, mentre Gesù, quando si autodefiniva “Cristo” si sentiva sì, mandato da Dio, ma fare cose completamente diverse, per

pagare di persona, sulla sua pelle, ogni giorno, attraverso la legge misteriosa, ma necessaria della sofferenza, il prezzo di un

uomo da salvare e di un mondo da rifare secondo il progetto di Dio.

E’ strano: con una stessa parola si possono intendere cose molto diverse.

Ecco perché dice: “Non parlatene con nessuno”.

Solo quando questa Parola “CRISTO” sarà entrata profondamente nella tua vita, ti avrà trasformato, e sarai diventato

“CRISTIANO”, forse allora potrai parlare, e probabilmente non ce ne sarà più bisogno, perché non le tue parole ma la tua vita

parlerà per te!

La riprova sta nel fatto che Pietro, invece di accettare Cristo, cerca di cambiarne le dimensioni, di riportarlo alle sue

misure: una tentazione per Cristo che gli viene dalle persone a Lui più vicine. Non mi pare che Cristo sia stato aiutato da chi gli

stava accanto a fare il c ristiano, a prendere la croce, a perdere la sua vita per salvarla…

Fermiamoci qui nella analisi del vangelo.

Quanto sia opportuno, utile e necessario, all’inizio di un nuovo anno di vita parrocchiale e comunitaria questa

puntualizzazione credo che ognuno di noi lo capisca immediatamente.

Queste parole mettono ognuno di noi davanti alla responsabilità di definirci cristiani. Chi è Cristo per me? Se Cristo non

fosse venuto, che cosa cambierebbe nella mia vita?

Queste parole ci fanno capire che una chiesa, una comunità è cristiana, di fatto, non quando cerca i soldi, il successo,

l’accordo con i potenti, la conquista del mondo, ma quando segue le orme di colui da cui prende il nome.

Sono opportune perché ci mostrano quanto poco di cristiano ci sia stato, a volte, nella storia dei cristiani, e quanto di

poco cristiano può esserci ancora.

Sono opportune per verificare quanto di autenticamente cristiano c’è nella nostra vita se frequentiamo la chiesa non per

soddisfare i nostri bisogni religiosi, ma per far maturare in noi gli stessi sentimenti di Cristo, come dice Paolo, atteggiamenti di

servizio, di impegno, di responsabilità, di prendere la croce, di perdere un pezzo della propria vita per salvare un pezzo di quella

degli altri…

Questo è solo qualcosa di tutto ciò che si può dire a commento del vangelo di oggi.

Ma anche se avessimo detto tutto avremmo fatto ben poco.

Perché dobbiamo, dopo avere parlato e ascoltato, riempire di contenuti, di fatti, di vita, queste parole.

Perché Cristo ci aiuti a farlo, preghiamo!

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