Nessuno può separare ciò che Dio ha unito

8 Ottobre 2006 Nessun Commento     

Siamo raccolti insieme come in una sola famiglia dall’amore di Dio. Un amore che ha la forza di unire, di sanare le

separazioni, di colmare le differenze.

Il gesto di pace e di perdono che insieme facciamo all’inizio di questa celebrazione è il segno che Dio è presente nella

nostra vita, e che noi, perdonati e accolti da Lui, siamo capaci di accoglierci e perdonarci fra di noi.

LETTURE

La Parola di Dio, oggi, come sempre ci parla della nostra esperienza, della nostra vita: particolarmente di ciò che di più

bello e di più difficile esiste al mondo: l’amore fra un uomo e una donna.

Non è una visione legalistica quella che ci propone la bibbia, ma l’adesione ad un progetto cui l’uomo e la donna sono

stati chiamati fin dall’inizio.

Ascoltiamo.

OMELIA

“Il matrimonio è un romanzo in cui gli eroi muoiono al primo capitolo…”

Il matrimonio non è solo comunione spirituale e rapporti fisici appassionati, è anche preparare tra pasti al giorno e

portare fuori la spazzatura…”

“Il matrimonio è come una grande festa in un magnifico palazzo: canti, luci, suoni… Chi è fuori dice: ”Come faccio ad

entrare?” E chi è dentro: “Come faccio ad uscire?”

Sono solo alcune delle frasi, degli aforismi raccolti in un volume che riporta, sull’amore e sul matrimonio, motti e

citazioni di tutti i tempi.

Ce n’è per tutti i gusti infinite varianti sul tema del matrimonio e dell’amore, un tema che investe, qualunque sia la

nostra particolare condizione, la nostra vita.

Le statistiche, ricorrenti, affermano che un matrimonio su 10 (e forse più) è destinato al fallimento.

Fallimento totale e palese che si conclude con la separazione o con il divorzio, o fallimento occulto, di un mènage ridotto

a stanca abitudine, a sorda ostilità, ad un facciata che salva le apparenze per vivere da separati in casa…

Su questa realtà, che la nostra esperienza può arricchire di ombre e di luci, cade oggi questa parola di Dio.

Il primo spunto ci viene dalla Genesi, il libro delle origini.

La “Genesi” non è un libro storico, non è stato scritto per dirci com’è andata, fin dall’inizio, la creazione del mondo e

dell’uomo.

E’ un libro “profetico”.

Più che farci rituffare nostalgicamente nel passato, in un paradiso perduto, ci proietta nella speranza di un futuro da

costruire secondo il progetto di Dio.

In una società (dovete pensare a circa 2500 anni fa) nel quale la donna era totalmente soggetta all’uomo ed il

matrimonio era pesantemente influenzato dalle scelte del clan familiare è del tutto rivoluzionario un progetto che prevede

un rapporto fondato sulla totale parità dei partner, e sulla totale unità dei due in una sola carne, dopo l’abbandono del

padre e della madre…

Voi Sapete certamente che il matrimonio monogamico e romantico, come oggi noi l’intendiamo, fondato sull’amore e

sulla libera scelta dei due, non appartiene alle origini della storia dell’uomo ma al successivo sviluppo.

Fino a non molto tempo fa, qui da noi, ed oggi ancora nella cultura orientale, sia islamica che indù, il matrimonio non

interessava i due contraenti, ed in particolare la donna, ma le famiglie di appartenenza; era “combinato”,il risultato di un

intreccio di interessi e la donna, spesso era quella che ne pagava le conseguenze, (abbiamo visto ultimamente che in Italia

una ragazza è stata uccisa dal padre perché aveva scelto chi doveva sposare).

L’amore, m’inteso come libera realizzazione della passione e dei sentimenti, e qui gli uomini avevano mano libera,

regnava fuori dalle mura domestiche.

Il rapporto di coppia fondato sull’amore, sulla scelta reciproca, è un fatto culturalmente recente e specificatamente

occidentale.

Sono questi i motivi per cui sembra che il progetto di Dio sia più attuale ora, più realizzabile ora di duemila anni fa.

Va detto però che il matrimonio così inteso è una cosa bellissima ma contemporaneamente molto fragile, come

bellissimo, ma fragile è la nostra capacità di amare. I matrimoni una volta stavano in piedi perché sorretti da volontà

estranee al rapporto di coppia. Ora abbiamo capito che è una cosa stupenda stare insieme perché ci si ama, ma è anche

vero che la mentalità comune recita: “è finito l’amore, non ci amiamo più, separiamoci…”

Ogni amore nasce “per sempre”. Ma il “per sempre” non è nelle nostre mani.

Può diventare tale se lo mettiamo nelle mani di Dio. Se vogliamo che l’istinto, la sessualità, l’attrazione, venga integrata

in un progetto più grande che non distrugge questa dimensione, ma le da la possibilità di realizzare ciò che noi desideriamo.

Questo progetto trova le sue condizioni ideali all’interno di una profonda e seria esperienza cristiana: la relazione

uomo-donna è quell’ambito privilegiato in cui devono attuarsi le dimensioni fondamentali della sequela di Cristo: il

rinnegamento di se stessi, la prontezza del servizio, la dedizione fedele e senza restrizioni, il perdono 3 la comprensione

reciproca, il farsi carico dell’altro; ma tutte queste cose sono comprensibili solo entrando nella logica del regno, e, per il

discepolo appaiono come doni del Signore che vengono incontro alla fragilità umana.

Un matrimonio cristiano non esiste se non esistono prima due persone già pienamente cristiane prima di sposarsi.

In questo contesto possiamo collocare, passando al vangelo, il discorso di Cristo sulla indissolubilità.

L’intenzione fondamentale delle sue parole, molto probabilmente, è la perentoria affermazione di ciò che oggi

chiameremmo “pari opportunità”.

Anche la posizione di Cristo è anacronistica, perché a quei tempi, solo l’uomo, secondo la legge di Mosè, poteva

ripudiare la donna “per qualsiasi motivo”; e non viceversa.

Cristo, probabilmente non vuole fornire alla chiesa o alla stato argomenti per fare della indissolubilità una legge

morale e soprattutto una legge dello stato.

Ve lo immaginate un suo appello al parlamento per abrogare la legge sul divorzio?

Cristo esprime una constatazione più che un imperativo: nessuno potrà mai riuscire a sciogliere la vita di due

persone, se Dio li ha talmente uniti in una sola carne, da essere diventati una cosa sola.

Ed allora se nessuno, e nessuna cosa, può sciogliere ciò che Dio unisce è vero, purtroppo anche il contrario: che

qualunque cosa, anche la più banale, può dividere ciò che Dio non ha unito.

Perché l’indissolubilità non si fonda su una scommessa: stiamo insieme, vediamo come finisce.

Né su un progetto immanente alla coppia e ad essa limitato, ma sul ringraziamento per il dono che Dio ti fa dell’altro e

sulla profonda e reciproca convinzione di essere testimoni dell’amore di Dio, di essere simbolo vivente della alleanza fedele

ed indefettibile di Dio con l’umanità.

Per questo il matrimonio celebrato in una chiesa e il matrimonio cristiano non coincidono. Esistono matrimoni celebrati

in chiesa che non sono cristiani ed esistono matrimoni cristiani che non sono celebrato in chiesa.

Per questo Paolo dice che il matrimonio è un mistero, la cui comprensione è legata ad una profonda esperienza di fede.

Per questo il matrimonio, senza perdere nessuna delle gioie umane, come la sessualità, l’amicizia, anzi, esaltandole, è il

vertice della vita cristiana, della capacità di dare, come Cristo, la vita, di passare dall’innamoramento all’amore.

L’innamoramento è attrazione inconscia e istintiva e che l’amore è responsabile è cosciente.

L’innamoramento è possesso, l’amore è dono.

L’innamoramento passa, l’amore resta.

L’innamoramento è il punto di partenza, l’amore è il punto di arrivo.

L’innamoramento può avvenire più volte, l’amore una volta sola.

L’innamoramento ama l’immagine, l’amore ama la realtà.

L’innamoramento è una catena, l’amore e libertà.

L’innamoramento spinge l’uno verso l’altro, l’amore spinge tutti e due verso il mondo.

Su queste basi, nasce il dono e il compito della indissolubilità, l’attuazione di quel desiderio naturale che

l’innamoramento non sempre riesce a realizzare.

Non è facile tutto ciò.

Dobbiamo essere comprensivi e misericordiosi noi preti, perché spesso abbiamo celebrato e continuiamo a celebrare

matrimoni senza nessuna coscienza cristiana da parte dei contraenti.

Dobbiamo accogliere i fallimenti perché se un matrimonio non è diventato indissolubile, vuol dire che non lo era

nemmeno all’inizio.

Mi auguro che la chiesa non colpevolizzi più il battezzato che si sposa in municipio anzi incoraggi a scegliere il

matrimonio civile, rimandando ad una maturazione più profonda e al momento della conversione cristiana della coppia il

matrimonio in chiesa….

Mi auguro, come avveniva tra i primi cristiani, che siano distinti il matrimonio civile e quello celebrato non in una chiesa

presa a noleggio a suon di soldi, ma davanti a una comunità cristiana… che è tutta un’altra cosa.

Auguro a chi è sposato di scoprire questa dimensione cristiana, dinamica, progressiva della indissolubilità, che non

consiste nel restare insieme, ma nel crescere insieme in una unità che nessuna cosa al mondo può intaccare…

Auguro ai separati, ai divorziati, a chi ha visto fallire il suo matrimonio di non sentirsi oppresso da sensi di colpa, ma di

vedere con chiarezza, e con onestà davanti a Dio su quale fede era fondato il suo matrimonio e se veramente mancavano

le premesse, umane e cristiane a dichiararne nella sua coscienza e prima della Sacra Rota la nullità.

Auguro a chi non è sposato, a chi ha scelto di non sposarsi, di non essere sterile, di non chiudersi nella indifferenza e

nella libertà dello scapolo, ma di testimoniare l’amore di Dio nella disponibilità verso tutti e di trovare nella comunità

cristiana nella amicizia, la forza per superare i momenti di scoraggiamento di solitudine. Non basta – ce lo dice l’esperienza

– sposarsi, per non restare soli.

Auguro ai giovani (ragazzi e ragazze) che fanno una esperienza cristiana a guardare al loro futuro attraverso le

esperienze del presente, di pensare al matrimonio non come una scelta obbligata, ma come a una vocazione e un

impegno; un impegno che per dei cristiani, spinge a costruire in due il regno di Dio.

Ve lo già accennato e oggi ve lo ripeto.

Nella comunità siamo in crisi per ciò che riguarda l’amministrazione dei sacramenti.

Che senso ha un battesimo di un bambino quando i genitori non hanno minimante il senso di una scelta cristiana di

vita?

A che cosa serve la preparazione alla prima comunione o alla cresima di ragazzi che fanno tutto questo solo perché

spinti dai genitori che vogliono solo “togliersi il pensiero?”

Ma l’inutilità di questi sacramenti non si vede.

La crisi scoppia nel matrimonio. Il matrimonio, che io considero come il vero battesimo di due adulti, è la cartina di

tornasole che ci fa capire quanto dovremmo stare più attenti noi preti prima di amministrare un sacramento.

E fermiamoci qui.

Abbiamo detto qualcosa ma molto altro resterebbe da dire.

Voglio solo sperare che, qualunque sia la nostra condizione di vita, anche su questo problema si apre noi luce e forza la

Parola di Dio.

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