Gettato il mantello prese a seguirlo

29 Ottobre 2006 Nessun Commento     

Ci ritroviamo insieme con gioia, per continuare la nostra strada, sulle orme di Cristo…

Come al cieco, di cui parla oggi il Vangelo anche a noi può capitare, lungo questa strada, di aprire gli occhi,

di venire alla luce.

Preghiamo perché Dio ci conceda il dono della fede.

Come questi bambini…. Che fra poco battezzeremo.

Sono venuti già alla luce, alla luce della vita, per l’amore dei loro genitori.

Oggi, per l’amore di Dio, si aprono ad un luce più grande: la luce della fede.

E come i loro genitori sono stati i collaboratori di Dio nel dare loro la vita, così dovranno ancora aiutare Dio

nell’aprire il cuore di loro figli a questa luce.

Se è Dio a fare il dono della fede, questo dono non può essere accolto se non passa per le nostre mani.

Esprimiamo col canto la gioia di vivere questi momenti.

PREGHIAMO

O Dio, che hai mandato Cristo, tuo Figlio per illuminare le nostre vie, donaci gli occhi per vedere, il cuore per

amare e i piedi per camminare dietro al tuo figlio che vive e regna con te nei secoli dei secoli.

LETTURE

Mettiamo oggi al centro della nostra attenzione il brano del vangelo: la guarigione di un cieco: Bartimeo, il

figlio di Timeo. Un miracolo, un intervento di Dio, un gesto di salvezza già anticipato nel brano di Geremia.

Cercheremo insieme di cogliere il significato che possono avere per noi queste parole.

OMELIA

Chi è Bartimeo?

Qual è il significato di questo “miracolo” posto da Marco in questo preciso punto del suo vangelo, quando

Cristo, giunto alle porte di Gerusalemme, accetterà liberamente di morire?

Perché grida, urla sempre più forte, nonostante che tanti, anche quelli che sono più vicini a Cristo, lo sgridano

per farlo tacere?

Chi è costui, salvato dalla “sua” fede?

E che cosa vuol dire questa parola “fede” che noi così spesso usiamo all’interno del linguaggio religioso?

Ma se la fede, come si dice spesso, è un dono, cosa può voler dire: “la tua fede ti ha salvato”?

Bartimeo siamo noi…

Bartimeo è ognuno di noi.

Ognuno di noi, seduto ai bordi della strada, avvolto nel mantello che lo isola dagli altri e dal mondo, con la sua

vita, i suoi problemi, con i suoi dolori e le sue gioie, i momenti di luce e di oscurità…

Cristo Passa sulla nostra strada. Siamo ciechi. Non lo vediamo… Forse intuiamo la sua presenza. Vorremmo

vederlo ma questa apertura alla fede è contestata dal mondo che ci circonda.

Ma se continuiamo a gridare qualcuno ci incoraggerà e ci dirà: Alzati, ti chiama!

Bartimeo siamo noi che abbiamo ascoltato, da alcune domeniche a questa parte le parole di Cristo.

Se non le avessimo ascoltate, il discorso che oggi facciamo sarebbe per noi di difficile comprensione.

Abbiamo sentito parlare di amore, un amore che non è furto o accaparramento, ma gratuità e dono…

Abbiamo sentito parlare di soldi, dei nostri soldi, non come un ponte levatoio, che ci separa dagli altri, ma

come un canale, attraverso cui può scorrere la comunione…

Abbiamo sentito parlare di potere, non come oppressione, sfruttamento, arroganza, ma come attenzione,

servizio, disponibilità…

Ma, anche se fossimo venuti assiduamente, forse, tutto questo potrebbe essere scivolato, domenica per

domenica, tranquillamente, sulla nostra pelle, perché, pur ascoltando, possiamo non credere, possiamo non affidare

la nostra vita a questa parola…

Ecco il motivo per cui Marco inserisce a questo punto del suo vangelo questo miracolo, come per dirci: “Tu,

hai ascoltato Cristo; ma, dopo tutto questo, desideri veramente vederci chiaro?

Perché noi resteremo ciechi fino a quando queste parole non diventeranno l’occhio della nostra anima, non ci

renderanno capaci di vedere le cose sotto un’altra dimensione, secondo il punto di vista di Cristo, non secondo il nostro.

Forse avrete osservato qualche volta quelle stampe, quei quadri quei poster, disegnati in modo tale che, se li osservi

normalmente non ci trovi nulla di particolare. Ma se ti spiegano come si fa, se accomodi l’occhio in certo modo, se guardi

non il foglio ma attraverso il foglio, vedi delle cose straordinarie che prima mai avreste sognato di immaginare…

La fede è il terzo occhio, quell’occhio che sta in mezzo alla fronte, quell’occhio accomodato sulla lunghezza d’onda

di Dio, che ti fa uscire dal banale, dall’ovvio, dal buio.

Perché noi siamo tenuti al buio.

Anzitutto da noi stessi, dai nostri egoismi, dalla vita che facciamo, dalle preoccupazioni, dalla superficialità,

dall’attivismo, dallo stress, e difficilmente troviamo un attimo di sosta per guardarci dentro…

Siamo tenuti al buio da chi ha interesse a tenerci al buio, a farci vedere le cose dal suo punto di vista, a confezionare

notizie fasulle per imbottirci il cervello…

Siamo tenuti al buio perfino dalla religione, quando dà tutto per scontato, quando abitua a non pensare, quando

presenta un Cristo stereotipato da inghiottire, quando si riduce a quattro regolette da osservare e a quattro riti da ripetere,

quando non sa fornire serie e approfondite motivazioni.

In un mondo come il nostro non c’è più posto per una fede anonima, formalistica, ereditaria.

E’ necessaria una fede fondata sull’ascolto costante della parola di Dio, sulla scelta, sulle convinzioni personali, una

fede che si renda conto di ciò che crede.

Non capisco l’aggettivo “cieca” appiccicato al sostantivo “fede”, come qualcosa di positivo.

Che strano!

In questo brano di Vangelo la fede non lascia ciechi, ma fa vedere….illumina, apre gli occhi.

Ma, ciò non può avvenire se non nasce, dentro di noi, prepotente, il desiderio di vedere.

E’ questa l a n ostra f ede: voglio dire, quell’aspetto della fede che dipende da noi.

E’ la nostra volontà, il nostro sforzo, la nostra ricerca per scoprire orizzonti diversi, il nostro urlo che ci può salvare.

Sì, perché la fede come l’amore, è l’incontro di due volontà. Come l’amore è, insieme, il desiderio che tu hai dell’altro

e il dono che l’altro ti fa di se, così la fede ha due facce: per metà dipende da noi: è la nostra ansia, il nostro dubbio, la

nostra domanda, il desiderio di incontrare qualcuno che abbia parole di vita eterna, e l’altra metà è la risposta, il dono che

viene da Dio.

Un dono che mai è magico, miracoloso, ma lento, faticoso, e dura quanto una vita.

Ecco perché, Bartimeo, guarito prese a seguirlo.

Questo terzo particolare completa le tre dimensioni della fede:

la ricerca,

il dono,

la sequela.

Tre aspetti che vanno sempre insieme.

Perché la fede è sempre ricerca.

Perché noi finiremo mai di cercare e di capire…

Perché la fede è sempre dono, mai possiamo dire di possederla tutta.

Perché la fede è sempre cammino, non si realizza se ci sediamo.

In questa fede battezzeremo fra poco questi bambini.

Se non avessimo fede, se non cercassimo nella nostra vita di guardare le cose con l’occhio di Dio, di giudicare questo

mondo con il metro di Cristo, di agire secondo la spinta dello Spirito, inutile sarebbe quest’acqua sulla loro testa.

Spero che lo sappiano bene i genitori che li hanno portati qui e ai quali spetta il compito di insegnare a questi bambini

a cominciare a camminare dietro Gesù Cristo.

Esattamente come insegnate loro a camminare. Se non ci foste voi a far far loro i primi passi, striscerebbero carponi

per tutta la vita.

Loro metteranno i loro piedi dove voi mettete i vostri, questo e solo questo può essere il senso ed il valore del

battesimo dei bambini.

Preghiamo insieme perché nella nostra comunità tutto questo gesto non sia inutile, ma possa far crescere dentro di noi,

e dentro di loro, in tutte le sue dimensioni, la nostra fede.

Preghiamo insieme perché attraverso l’esperienza della nostra vita, possiamo imparare a credere, a fidarci di Dio.

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