Vidi una moltitudine immensa
1 Novembre 2006 Nessun Commento
Accogliamoci con gioia in questa festa di tutti i santi.
Ed in comunione con tutti gli uomini e con tutte le donne che nel mondo costruiscono il Regno di Dio, chiediamo perdono
dei nostri peccati…
Preghiamo
Dio onnipotente, che ci dai la gioia di celebrare in questo giorno la tua presenza e il tuo amore in ogni uomo e in ogni
donna di buona volontà, concedi a tutti noi, cristiani di questa comunità, e a chiunque ti cerca con cuore sincero, la santità e la
gioia di servirti.
Per Cristo nostro Signore.
LETTURE
Vidi una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua…
Queste parole dell’Apocalisse, nel brano che fra poso ascolteremo, ci fanno intuire l’immensità dell’amore di Dio che
raggiunge ogni essere umano.
Tanti sono infatti i santi quanti i figli di Dio, afferma Giovanni nella sua lettera, tutti quelli cioè, ed è il Vangelo, che con
semplicità e coraggio si sforzano di rivivere, nella loro esistenza la vita di Gesù di Nazareth, trovando, nella costruzione del
Regno di Dio, la felicità.
Nella speranza di riconoscerci fra questi santi, fra questi figli di Dio, ascoltiamo.
OMELIA
Chi sono i santi?
Che cosa vuol dire essere santi?
Noi siamo santi?
Che cosa celebriamo, che cosa festeggiamo oggi?
Qualche giorno addietro, dopo la messa della sera, una signora che aveva partecipato alla Eucaristia, ha chiesto di parlare
con me…
Una signora anziana, che forse aveva qualche annetto più di me, ma che mi ha stupito per la sua vivacità intellettuale, per
il suo modo aperto e acuto di ragionare…
Mi esponeva la sua perplessità per le cosiddette “,messe gregoriane”, cioè quella serie di messe, celebrate per trenta giorni
di seguito dallo stesso prete, che assicurerebbero, alla fine dei trenta giorni al defunto per il quale sono, come di dice
“applicate” la garanzia del Paradiso…
Non solo, ma era turbata per il prezzo: più o meno 300 euro…
Anche il paradiso, allora, mi diceva, come tutte le altre cose di questa terra, è appannaggio di chi ha tanti soldi, di chi se lo
può permettere..
Credere queste cose, mi diceva, mi viene un po’ difficile, mi vengono dubbi di fede…
Come faccio a credere nella chiesa cattolica, nella comunione dei santi…
Non è stato difficile, con la signora, chiarire con serenità il problema, sciogliere il suo disagio…
Perché credere nella chiesa, una santa e cattolica, credere alla comunione dei santi, non vuol dire accettare supinamente
riti e usanze che fanno a pugni non soltanto con la fede, ma col buon senso, vuol dire scoprire, nel senso più genuino, la
cattolicità e la santità della chiesa…
Spieghiamoci meglio…
La chiesa ha certamente un aspetto esterno, visibile, che appartiene alla storia come tutte le cose umane…
Ha i suoi templi, le sue gerarchie, i suoi ministri, le sue leggi, i suoi riti, le sue manifestazioni, i suoi fedeli…
Ma non è questo l’aspetto più importante, l’essenziale della cosa, del popolo di Dio.
Sotto questo aspetto la chiesa non è una, ma spesso lacerata e divisa.
Non è cattolica, cioè aperta a tutti, ma chiusa nella sua identità.
Non è santa, ma piena di limiti e di peccati come tutte le cose umane…
C’è un altro aspetto, un’altra dimensione della chiesa.
E’ la chiesa invisibile, invisibile ai nostri occhi, ma chiarissima agli occhi della fede
e soprattutto agli occhi di Dio. E’ la
comunione dei santi, è l’unione profonda con Cristo e con Dio di tutte quelle donne e di tutti quegli uomini di qualunque
razza, lingua, popolo e nazione che, lo sappiamo o no, fanno proprie le beatitudini..
Questa è la santità.
La parola “santo” vuol dire “separato, diviso, diverso, totalmente altro…
Dio è santo: ma Dio, pur essendo separato, è il Dio della storia, è il Dio della incarnazione.
Cristo, il Santo, il Figlio di Dio, ha immerso la santità, la diversità, la alterità di Dio nell’impasto di questo mondo.
Da quel momento in poi, da questo evento in poi insieme a Cristo sono “santi” e Figli di Dio tutti coloro che vogliono
rendere diverso, santo questo mondo, nel nome e nel progetto di Dio.
E questi santi sono in comunione fra di loro, formano insieme una comunità, l’insieme dei figli di Dio, qualcosa di
misterioso le cui dimensioni, nonostante il nostro pessimismo, ora non sappiamo, ma ci saranno rivelate, lo sapremo.
Questo è il messaggio fondamentale, il lieto contenuto della festa di oggi.
Non siamo soli, perseguitati, scoraggiati. Nella nostra tensione verso il bene, ma facciamo parte di quella moltitudine
immensa di uomini e di donne che vivono nel cuore di Dio.
Ed allora la santità non è macerazione interiore, ascesi, perfezionismo morale, aristocrazia dello spirito riservata a pochi
eletti da mettere sull’altare.
Santi sono tutto coloro che sono e sono stati sulla terra senza lasciare ricordo di sé, ma non senza aver lasciato un traccia
nel cuore di Dio.
Santi sono i poveri, i perseguitati, i profughi, gli emarginati, i miti, gli affamati e gli assetati di giustizia e di misericordia, i
costruttori di pace.
Santi siamo noi, pur con i nostri limiti e i nostri peccati se abbiamo dentro di noi il desiderio di essere fra quelli che hanno
scelto il regno di Dio.
Questo è il paradosso della chiesa!
Per cui può capitare che si riuniscono centomila persone per acclamare il papa, e questa è una bellissima cosa, ma tuttavia,
il popolo di Dio si trovi da un’altra parte.
E’ il paradosso della fede che riguarda anche la festa di domani: la comunione con quelli che noi chiamiamo morti.
Un altro dei casi classici in cui in cui la religione cattolica non è riuscita a cambiare la testa della gente, perché
l’atteggiamento comune nei confronti dei defunti rivela l’opposto della fede, della comunione dei santi.
Ci si chiude nella tristezza e si crede, a volte che la fedeltà e l’amore per quelli che ci hanno lasciati, si esprima con la
disperazione.
E’ falso! La tristezza è egoista! Gridiamo di dolore perché, quando perdiamo la persona amata non possiamo più godere
della sua presenza!
Tutto ciò è normale e profondamente umano.
Ma se fossimo un po’ più cristiani dovremmo gioire perché, anche senza messe gregoriane essi sono già nelle braccia di
Dio!
La fede cristiana è il contrario della rassegnazione.
la rassegnazione cerca di non farci pensare più a chi ci ha lasciato… Li mette fuori dalla nostra vita, li uccide una seconda
volta!
La fede e l’amore ci fanno pensare e ai defunti in modo nuovo: Ce li fanno pensare vivi, immersi nella gioia di Dio.
“Se mi ami, non piangere!” La conoscete certamente quella bellissima preghiera che Sant’Agostino pronunziò il giorno
della morte della propria madre.
Ve la voglio leggere nella speranza che riusciamo a sperimentare insieme questa comunione dei santi.
Ascoltiamola e facciamola nostra pensando ai nostri cari, alle persone che abbiamo conosciuto, a quei nostri fratelli e alle
sorelle di questa comunità che sono nelle braccia di Dio…
Se mi ami non piangere…
Se mi ami, non piangere. Se conoscessi il mistero del cielo dove ora vivo, se potessi vedere, sentire quello che io sento e
vedo, in questi orizzonti senza fine, e in questa luce che tutto investe e tutto penetra, NON PIANGERESTI SE MI AMI.
Sono ormai assorbito dall’incontro di Dio, dalle sue espressioni di sconfinata bellezza; le cose di un tempo sono così
piccole e meschine al confronto.
Mi é rimasto l’affetto per te, una tenerezza che non hai mai conosciuto.
Ci siamo amati e conosciuti nel tempo, ma tutto era allora così fugace e limitato.
Io vivo nella serena e gioiosa attesa del tuo arrivo fra noi.
Tu pensami così! Nelle tue battaglia pensa a questa meravigliosa casa dove non esiste la morte e dove ci disseteremo
insieme nel trasporto più puro e intenso alla fonte inestinguibile della gioia e dell’amore.
Non piangere più, se veramente mi ami!
Questa è la comunione dei santi, questa è la chiesa, una santa, cattolica.
Preghiamo perché questa gioia e questa speranza riempiano la nostra vita!
Omelie