Preparate le vie del Signore

10 Dicembre 2006 Nessun Commento     

Accogliamoci insieme con gioia!

La gioia di rivederci, di pregare e cantare insieme.

Ma soprattutto la gioia di mettere in comune i nostri progetti, le nostre attese, le nostre speranze…

Nella certezza che le attese non sono vane, né le speranze illusorie, perché non su di noi ma su Dio sono fondate.

Poniamoci quindi insieme davanti a Lui, in questo momento di silenzio, di calma, di deserto, perché ci accolga, ci

perdoni, perché su di noi scenda oggi e porti frutto la Parola di Dio.

LETTURE

E il sesto secolo a.C.

Gerusalemme è invasa, distrutta, esiliati e dispersi i suoi abitanti…

E’ difficile immaginare la situazione disperata, di frantumazione, di abbandono, di questa gente che ha perso tutto.

Noi non abbiamo queste terribili esperienze, ma pensiamo agli extracomunitari, ai profughi in fuga che si arenano

sulle nostre spiagge.

Eppure Dio fa sorgere uomini coraggiosi, uomini di speranza.

Di essi si fa portavoce Baruch (Benedetto), autore del primo brano che ascolteremo.

Un messaggio di speranza che rimbalza nella lettera di Paolo ai Filippesi e nel brano di Luca quando la Parola di Dio

scende su Giovanni Battista che annunzia: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Ma c’è speranza oggi nel nostro mondo?

C’è coraggio ed entusiasmo?

Noi stiamo certamente meglio di tanta altra gente.

Stiamo meglio dei profughi curdi e palestinesi, senegalesi o magrebini, delle donne, dei bambini irakeni o afgani, ma

siamo più fiduciosi o più disperati?

Come cristiani quale contributo possiamo dare ai tempi nei quali viviamo?

Sull’orizzonte di queste domande ascoltiamo questa Parola di Dio che cercheremo di attualizzare nella nostra vita.

OMELIA

“Nell’anno quindicesimo dell’imperatore romano Tiberio, mentre Ponzio Pilato governava la Giudea, sotto i sommi

sacerdoti Anna e Caifa…”

Guardate come è preciso Luca nel determinare i tempi e i luoghi all’interno dei quali scende la Parola di Dio.

Se vogliamo riscrivere questa pagina di Vangelo, perché ogni comunità cristiana degna di questo nome, dovrebbe

riscrivere il suo vangelo, se vogliamo cogliere il senso di queste determinazioni, se vogliamo attualizzare questa Parola di Dio

dovremmo dire:

Nell’anno secondo della seconda Presidenza di Bush, l’attuale imperatore del mondo, mentre Prodi governa l’Italia,

sotto il pontificato di Benedetto XVI, governatore della Sicilia Cuffaro, sindaco di Catania Scapagnini e alla provincia

Lombardo, questa Parola di Dio scende su di noi…

Scende su di noi che abbiamo tanti problemi, ma che certamente non siamo privi di tutto ed in pericolo di vita,

abbiamo un tetto che ci copre, un letto in cui dormire, e forse qualcosa di più, non dico “ringraziando Dio”, perché è una

bestemmia, perché non è certo a causa di Dio che altra gente soffre, e non è Dio che manda loro guerre, fame e morte, e a

noi, chissà per quali nostri meriti, il benessere e la pace…

Scende, questa parola di Dio, oggi, qui, in questo momento…

Ecco la p rima s uggestione che ricaviamo dalle letture di oggi.

Questa parola, e il messaggio, gli stimoli, le indicazioni che essa racchiude, dobbiamo incarnarle oggi e qui,

perché se la preparazione al Natale, è un fatto intimistico, mistifichiamo tutto; se questa Parola che scende, la rimandiamo in

alto, non ci prepariamo al Natale di Cristo, perché Cristo è sceso, è venuto a incarnarsi nel mondo, in un preciso momento

storico; e se c’è una giustificazione per l’esistenza del cristianesimo, per la sopravvivenza di uomini e di donne che

continuano a chiamarsi cristiani, l’unica giustificazione è che non fuggano dalla realtà, che non facciano del cristianesimo una

religione consolatoria, piena di buoni sentimenti, ma una fede, animata da quella speranza con cui si conclude il vangelo di

oggi: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Scende su di noi questa Parola di Dio.

E noi come siamo?

Quali sono le nostre vie?

Quali strade abbiamo da raddrizzare?

Quali valli da colmare e colline da appianare?

Quale percezione abbiamo del nostro mondo, del mondo in cui viviamo, all’interno del quale deve scendere

la Parola di Dio?

Come sempre non tutto è dello stesso colore. Ci sono nel nostro mondo segni di disperazione e barlumi di

speranza.

Una di-sperazione (mettete un trattino) tranquilla che consiste non nel tirarsi i capelli, o nel gettarsi sotto un treno,

(qualcuno purtroppo ogni tanto lo fa), ma nella convinzione che nulla può cambiare che ognuno deve pensare per sé e Dio

per tutti; una disperazione che si coniuga magari perfettamente con le feste, con la beneficenza di Natale,ma non mette in

discussione il proprio benessere, i propri privilegi, la propria vita…

Scandalo a Londra! La volta scorsa dicevamo dell’Ikea che non espone più i presepi…Oggi leggevo sui giornali:

“Scandalo a Londra!” Lo riportavano tutti i telegiornali all’ora di pranzo.

Natale senza luci per non offendere l’Islam.

Ma perché scandalo?

Il simbolo è valido se richiama, se allude, si riferisce, può essere riempito da qualcosa di reale,di vero, di autentico!

Le luci, le decorazioni, le palline colorate non si riferiscono più al Natale di Cristo, ma a un vago clima di vacanze

invernali, a interessi, legittimi, di ordine economico…

I negozi illuminati festeggiamo Cristo?

E i tappeti rossi, messi davanti ai negozi servono a preparare la via del Signore o a facilitare i passi degli acquirenti

verso le vetrine?

Ma noi cristiani dovremmo essere contenti, non scandalizzarci!

I simboli religiosi non vengono più usati come espressione di fede, ma come incoraggiamento agli acquisti.

Ave Maria, gratia plena… canta a squarciagola in uno spot natalizio un tale circondato da angioletti mentre Sofia

Loren vestita da suora ci chiede aiuto… Il tutto per convincerci ad usare col cellulare le tariffe della TIM.

E quella melensa canzoncina per bambini: “A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai, a Natale si può fare di

più, a Natale si può amare di più… (Perché solo a Natale? Sempre si deve amare di più!)… solo per farci preferire il

panettone Melegatti.

Questa è di-sperazione! Celebrare qualcosa che potrebbe cambiare il mondo e lasciare tutto come prima.

Una disperazione che non si sogna nemmeno di stare in piedi sull’altura, né di guardare verso oriente, come dice

Baruch, ma che al massimo sta seduta in casa davanti alla TV a vedere l’isola dei famosi.

Sono interessanti i dati del Rapporto Censis 2006 pubblicato in questi giorni su tutti i giornali.

Il CENSIS, come sapete, è un Istituto di ricerca che, alla fine di ogni anno, traccia un consuntivo, tenta di fare la

radiografia degli umori, delle tendenze, degli orientamenti della gente nel nostro paese.

Non sono certo dogmi di fede, solo ragionamenti su dati statistici che possono dare alcune indicazioni per

apprendere il nostro tempo, per capire noi stessi e il mondo nel quale ci troviamo, per guardare con maggiore

consapevolezza la nostra vita.

E non è un quadro del tutto negativo, ci sono segni di di-sperazione, ma anche segnali di speranza.

Gli immigrati si integrano con maggiore facilità, sembra che ci sia una piccola ripresa economica, ci siamo accorti che

la guerra, fatta qualche anno fa per esportare la libertà e la democrazia ha prodotto più danni che vantaggi, ma permangano

aspetti negativi: l’involuzione della scuola, il clientelismo, la corruzione nella politica, il travisamento scientifico dei fatti,

l’aumento della criminalità.

Ciò che mi ha colpito di più quest’anno, leggendo il rapporto Censis è la mancanza di analisi di ampio respiro presenti

in altri anni: che cosa crede la gente, in che cosa spera, perchè cosa vale lavorare?

Siamo in grado noi cristiani, non solo di parlare di speranze diverse, ma di costruire, di realizzare cose diverse, cose

nuove, strade dritte attraverso le quali possa arrivare Dio?

“Preparate le vie del Signore perché ogni uomo veda la salvezza di Dio”, abbiamo scritto davanti a noi.

La strada attraverso cui passa la salvezza di Dio dobbiamo prepararla noi.

E’ un discorso molto semplice.

Che Dio salva, che Dio ama, che Dio aiuta ad affrontare le situazioni difficili, che Dio è accanto ad ogni uomo,

dobbiamo mostrarlo noi, a partire da chi ci sta accanto, da coloro che incontriamo ogni giorno, fino a quelli che incontriamo

anche una sola volta nella vita.

Così non mettiamo ostacoli, ma apriamo la strada alla salvezza ed all’amore di Dio, sul quale saremo giudicati.

Mi è arrivata, da un amico (Fabio Viola) qualche giorno addietro.

Ve la voglio leggere. E’ concreta e suggerisce qualcosa di interessante per la nostra vita.

Dieci cose che Dio ti chiederà.

Dio non ti chiederà che modello di auto usavi, ti chiederà a quanta gente hai dato un passaggio.

Dio non ti chiederà i metri quadrati della tua casa, ti chiederà quanta gente hai ospitato.

Dio non ti chiederà la marca dei tuoi vestiti, ti chiederà quanta gente hai aiutato a vestirsi.

Dio non ti chiederà quanto era alto il tuo stipendio, ti chiederà se hai venduto la tua coscienza per ottenerlo.

Dio non ti chiederà qual era il tuo titolo d studio, ti chiederà se hai fatto il tuo lavoro al meglio delle tue

capacità.

Dio non ti chiederà quanti amici avviti chiederà quanta gente ti considerava suo amico.

Dio non ti chiederà il colore della tua pelle, ti chiederà la purezza della tua anima.

Dio non ti chiederà perché hai tardato tanto a cercare la salvezza, ti porterà sulle sue braccia alle porte della

sua casa.

Dio non ti chiederà a quante persone hai mandato questo messaggio, ti chiederà se ti sei vergognato di farlo!

Qualcuno di voi ricorda la preghiera che abbiamo letto all’inizio della messa?

L’ho letta così come giace nel messale, nella speranza che, ascoltandola, qualcuno di voi l’abbia in cuor suo

contestata, perché una preghiera così Dio non la può ascoltare, ma forse non ci abbiamo fatto caso.

Ve la rileggo.

Dio grande e misericordioso fa che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo figlio.

Ripetiamola e trasformiamola.

Dio grande e misericordioso fa che il nostro impegno nel mondo apra la strada, prepari la via al Cristo tuo figlio che

viene a salvarci.

Amen!

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