Gloria a Dio e pace agli uomini…
25 Dicembre 2006 Nessun CommentoCon una canto di gioia e di pace abbiamo cominciato, questa messa del giorno di Natale.
Abbiamo lasciato le nostre case per ritrovarci insieme in una famiglia più grande, per celebrare
la nascita di Cristo, per dare così un significato cristiano alla nostra festa, ai nostri auguri, ai nostri
doni…
Condividiamo anzitutto la gioia della nostra presenza: il benvenuto che io do a tutti, spero che
ognuno di voi desideri darlo a tutti gli altri, perché nessun uomo può essere un estraneo nella famiglia
umana da quando Dio si è fatto uomo…
Con questi sentimenti, cantiamo la Gloria di Dio…
LETTURE
“Il Verbo si è fatto carne per abitare in mezzo a noi…
Città amata, non abbandonata, sarà chiamata la terra che accoglie il Salvatore.
Sono i messaggi che ci vengono dalla Parola di Dio.
Ascoltiamo!
OMELIA
Non è il momento, oggi, di fare lunghi discorsi.
E’ il momento di gioire, di cantare, di incontrarsi, di far festa insieme…
E la gioia, il canto, l’incontro, la meraviglia, la festa hanno un motivo.
La Parola, la Parola di Dio si è fatta carne, ed è venuta ad abitare in mezzo a noi…”
Dio viene a vivere la nostra vita di uomini, per comunicare con noi, per affrontare i nostri stessi
problemi, per sopportare i nostri stessi dolori, per godere delle nostre gioie…
E’ festa per tutti.
Basta osservare la frenesia, la fretta, l’affanno, il caos di questi ultimi giorni prima di Natale e la
calma, la serenità, il riposo di oggi.
Qualcuno si accontenta magari degli aspetti superficiali della festa, ma noi abbiamo
certamente, per questo siamo qui, la possibilità di percepirne in pieno il significato.
Una statistica, pubblicata in questi giorni divideva in quattro fasce gli atteggiamenti degli italiani
rispetto al Natale.
Per il 13% questo giorno è fonte di stress, angoscia e depressione… persone anziane, sole, o
che stanno vivendo momenti difficili: sono i critici e i negativi.
Il 17% sono l’esercito silenzioso di quelli a cui del Natale importa poco o nulla; per quieto
vivere o per far piacere ai familiari partecipano al rito, pranzi, feste e regali compresi; si adattano, sono
gli apatici.
Per il 32%, la terza categoria, il Natale vuol dire strade illuminate, vetrine, molti regali: è la
fascia dei consumisti.
Il 38% sono le persone che vedono nel Natale una festa in cui rinsaldare i legami affettivi e
parentali, sono quelli che privilegiano il lato “religioso” della festa con tutti i simboli che esso comporta.
La statistica si ferma qui.
Non dice quanti, in quest’ultima categoria che è la più numerosa, siano capaci di cogliere al di
là della tradizione, il significato vero, profondo, della nascita di Cristo, del Verbo che si fa carne e
viene ad abitare in mezzo a noi.
Ridiciamolo, per noi:
Il Verbo si fa carne, Dio viene a vivere la nostra vita di uomini, ad affrontare i nostri
stessi problemi a sopportare i nostri stessi dolori, a godere delle nostre gioie.
Viene dal cielo sulla terra, perché la terra diventi cielo.
Viene per , rivelare il progetto del Padre: la fraternità, la giustizia la pace, e, in prima
persona, si impegna a costo della sua vita a realizzarlo, e invita anche noi, donne e uomini di
buona volontà, a costruirlo con Lui.
In questo contesto riacquistano significato insieme i simboli del Natale
Il presepio.
Ci sono state tante polemiche in questi giorni…
Si vende non si vende, si fa non si fa, è bello e brutto…
Ma è la città che ci impegniamo tutti a costruire, una città in cui tutti sono diretti, anche se non
sanno, verso un unico centro: Cristo.
E le luci, che adornano case, strade, negozi, non vi richiamano Isaia? “Un popolo che
camminava nelle tenebre, vide una grande luce…”
I regali…
Ci fanno pensare subito alla logica del dono, e della generosità, invece che alla rapacità,
all’egoismo e alla rapina…
Ed il saluto, l’incontro, la cordialità, anche fra estranei… non sono forse un segno della
fratellanza di tutti gli uomini nella famiglia di Dio e della pace?
Perfino il panettone e lo spumante mi ricordano il pane e il vino della Eucaristia…
Non dobbiamo andare a cercare molto lontano la presenza di Dio.
Da quando Dio si è incarnato ogni gesto della nostra vita ne cela la presenza…
Perfino negli gli aspetti più futili.
Il gioco: a Natale giocano tutti, anche gli adulti…
Non è l’immagine del futuro dell’uomo che non è nato per lavorare e faticare ma per vivere una
vita in cui anche il lavoro sia una gioia?
Il pranzo: forse il momento più bello, anche se il più difficile: a volte i pranzi di Natale
cominciano con un brindisi e finiscono con una litigata generale.
Ma indica la comunione, la convivialità, l’abbondanza del banchetto al quale è invitata tutta
l’umanità…
Dicevamo: la vigilia, il caos, il traffico, la fretta, e oggi la serenità, la pace, la calma, la festa…
La vigilia è la vita di ogni giorno; la festa, è ciò a cui tendiamo, la realtà che ogni giorno
cerchiamo di costruire.
Il cristiano ha il diritto non solo di vivere la gioia del Natale come tutti gli altri, ma anche di più,
perché chi non è cristiano può forse stordirsi per un momento e poi risvegliarsi nella banalità della vita
quotidiana; il cristiano invece vive il giorno della festa carico della gioia di ciò che ha costruito nei 364
giorni precedenti e ricco della speranza di ricominciare perché la festa, quella vera, quella di una
umanità redenta, non sia di pochi ma di tutti.
Ciò che ci fa ricominciare è un rammarico: che oggi non sia festa per tutti.
Perché sarà veramente Natale quando nessun uomo in questo giorno resterà solo, avrà fame,
avrà freddo, avrà paura, sarà perseguitato, porterà armi nelle sue mani…
E questo l’augurio che vorrei fare a voi ed a me, esprimendolo in forma di preghiera.
Grazie, Signore per la gioia che ci dai per ogni Natale.
La tua presenza ci aiuti ad impegnarci lavorare, perché per ogni donna e ogni uomo, in questo
mondo e nella vita eterna la gioia sia piena.
Omelie