Santa Famiglia

31 Dicembre 2006 Nessun Commento     

L’argomento di oggi è di grande attualità.

Famiglia sì, famiglia no, coppie di fatto, pacs, matrimonio fra omosessuali e adozione, divorzio, separazione, matrimonio a tempo determinato…

Chi più ne ha più ne metta.

Da un lato la realtà: Esistono le coppie di fatto, esistono le crisi matrimoniali, le separazioni, i divorzi, come ci sono, grazie a Dio le coppie e le famiglie che funzionano…

Dall’altro lato la chiesa e la politica:

* la chiesa, in particolare la gerarchia ecclesiastica preoccupatissima dello sfaldamento sociale che è gli sotto gli occhi di tutti, che ha fra le sue cause principali la crisi della famiglia;

* la politica cui tocca inventare le regole della convivenza civile, dibattuta fra la regolamentazione di ciò che esiste e la tentazione di dettare norme di comportamento morale attraverso leggi che mal si accorderebbe con la libera scelta delle persone.

La chiesa è preoccupata, la gente disorientata, il mondo politico diviso e anche interessato perché appoggiare quello che la chiesa desidera è anche un ottimo strumento di consenso.

In questo clima cade la celebrazione di oggi… cade in mezzo alle discussioni, cade in mezzo alle problematiche familiari che ognuno di noi vive, alle difficoltà ed alle gioie che ognuno di noi sperimenta, e penso che sia utile che anche questa dimensione della nostra esistenza venga illuminata dalla luce del vangelo.

Possiamo chiederci:

* Qual è la visione cristiana della famiglia, dell’amore, della vita di coppia, dei figli?

* Cosa pensare della deriva, del disorientamento del mondo contemporaneo?

* Qual è il compito del cristiano: Testimoniare con la vita, con l’esempio un modello, certamente valido, di famiglia, o anche promuovere delle leggi civili che impongono a tutti questo modello?

Ci vorrebbe una vita per esaurire tutti questi problemi…

Noi abbiamo solo dieci minuti scarsi…; anzi li avevamo, dopo questa premessa ce ne restano cinque.

Ed allora diciamo solo alcune cose nella speranza che questo ci aiuti a pensare e che ci resti il desiderio di saperne di più.

Partiamo da una constatazione.

Nella società occidentale, la nostra, quando si trattava di sposarsi, fino ad un passato non molto lontano, la suprema preoccupazione del matrimonio era quella del patrimonio: dei soldi, della sistemazione, di un buon “partito”.

L’amore, dicono quelli che studiano queste cose, era raro; sia i ricchi che i poveri si preoccupavano più dei soldi che di altro nella scelta del partner. Ed era normale che a decidere non fossero gli interessati, specialmente la donna, ma i genitori, le famiglie d’origine, in base a criteri che non tenevano in gran conto i sentimenti.

Il futuro sposo desiderava solo che la propria compagna fosse abbastanza sana per partorire molti figli ed avesse una buona dote. E il giovane doveva essere un buon partito con un futuro promettente. Non c’era spazio per il romanticismo.

Chi contraeva un simile matrimonio, combinato, diretto e difeso dai genitori e dai parenti, non si aspettava certamente un amore reciproco, vedeva innanzitutto il dovere. Anche l’amore fra gli sposi si chiamava “dovere coniugale” o “debito” coniugale.

Se gli sposi erano fortunati nasceva fra di loro un reciproco affetto, e solo in casi eccezionali si giungeva all’amore che avevano osato sognare e di cui avevano sentito parlare, specialmente le donne, nella favole, nei romanzi, nei drammi a lieto fine e nei racconti.

Il grande amore come noi lo pensiamo apparteneva alle storie: Giulietta e Romeo, Cenerentola e il figlio del re, la bella addormentata nel bosco. favole, nient’altro.

Eppure i matrimoni di una volta duravano di più; probabilmente perché chiedevano di meno, perché erano difesi da strutture sociali solide e immutabili.

C’era l’infedeltà, certo, soprattutto da parte dell’uomo, per la donna era un po’ più complicato… ma non metteva in crisi il matrimonio… paradossalmente lo faceva durare di più…

Oggi tutto è diverso.

I ragazzi possono liberamente incontrasi in giovanissima età.

E l’età del matrimonio è ritardata: ci vuole la casa, il lavoro, una certa sicurezza economica… intanto… si sta insieme.

Alla base c’è la scelta dei due.

I consigli dei genitori vengono visti come il fumo negli occhi.

E’ molto più facile incontrasi, scegliersi, vivere insieme anche non da sposati, separarsi quando l’amore “finisce”.

Anche se ci si è sposati in chiesa.

Ecco: fermiamoci qui, visto il poco tempo che abbiamo su questo punto.

Sposarsi in chiesa.

Perché?

E’ la domanda fatidica con cui inizierò il prossimo 21 gennaio il primo corso dei fidanzati 2007.

Se il matrimonio cristiano altro non è che il modo cristiano di vivere il matrimonio, se tu, o lei, o tutti e due, non vi siete mai posti il problema di vivere “cristianamente”, se Cristo non fa parte della vostra vita, delle vostre prospettive, dei vostri orizzonti, delle vostre scelte quotidiane, perché vi sposate in chiesa?

E’ la stessa domanda che bisognerebbe porre ai genitori che chiedono di battezzare i loro figli o li portano per la prima comunione…

I giovani che vengono a fare il corso dei fidanzati parlano con molta franchezza e lealtà.

Solo una ristrettissima percentuale dice che si sposa in chiesa perché vuole dare una impronta seriamente cristiana alla vita di coppia e di famiglia.

La stragrande maggioranza, dice di sposarsi in chiesa perché:

* “è più bello”;

* “per non dare un dispiacere ai genitori”;

* “perché il matrimonio al comune è squallido”;

* “perché tutti fanno così”;

* “per fare un piacere al partner;

* “perché i genitori non darebbero loro i mobili o l’appartamento se facessero diversamente”;

qualcuno si spinge a dire che lo fa perché crede in Dio. Ma se chiedete in che cosa consiste “credere in Dio”, e quali implicazioni concrete questa credenza produce nella vita di coppia e di famiglia, le risposte diventano evanescenti e generiche.

E ALLORA:

Il matrimonio cristiano non consiste nel fare una bella cerimonia in chiesa, dove la maggior parte degli invitati va per dovere, come premessa necessaria per partecipare poi al ricevimento.

Molte messe di matrimonio sono faticose… L agente è distratta, molti entrano ed escono aspettando che la messa finisca, pochissimi rispondono alla messa, è il prete che se la suona e se la canta…

Il matrimonio è cristiano quando due persone, che hanno vissuto profondamente la loro scelta di fede da scapoli, vogliono continuare a vivere cristianamente la loro esperienza da sposati.

La cerimonia in chiesa non è il matrimonio cristiano.

E’ (dovrebbe essere) solo la testimonianza davanti a una comunità cristiana della scelta cristiana della propria vita.

E’ la richiesta a Dio, una preghiera da rinnovare ogni giorno, che il suo amore dia forza e stabilità all’amore umano.

Ecco perché non ha senso andarsi a sposare in una chiesa qualunque, affittata a suon di soldi come il locale in cui si fa il pranzo.

Questa testimonianza dovrebbe avvenire all’interno della propria comunità, nella propria parrocchia, davanti ai fratelli e alle sorelle con cui si condivide una scelta di vita.

La maggior parte delle persone che vengono a fare “la richiesta” non le conosciamo, non le abbiamo viste mai.

Ma la testimonianza verbale della cerimonia nulla vale senza la vivente testimonianza della vita.

La testimonianza cristiana del matrimonio è quella dell’amore fedele.

La fedeltà fra gli sposi, il loro profondo rapporto umano che sboccia nel farsi carico per sempre, l’uno dell’altro è una immagine vivente della fedeltà dell’amore di Cristo per l’umanità, dell’amore di Dio per l’uomo.

Questo vuol dire che per due cristiani il loro matrimonio è un sacramento.

E’ un segno reale dell’amore di Dio per l’uomo.

Perché per un cristiano non è possibile amare veramente senza la presenza di Dio.

Non per nulla il matrimonio si chiama “alleanza”.

Non per nulla l’alleanza di Dio con l’uomo nella bibbia è raffigurata dall’amore fra gli sposi.

Ecco perché l’indissolubilità non è un dovere per un cristiano, ma una conseguenza del suo essere cristiano.

Se quotidianamente l’amore fra marito e moglie viene unito da Dio, esplicitamente amato, invocato, pregato, presente, nulla li potrà separare, paradossalmente, nemmeno il tradimento di uno dei due, perché Dio aiuterà l’altro a perdonare, a riaccogliere, a ricostruire.

Il matrimonio così inteso, è il vertice della perfezione cristiana. E’ il vertice dell’amore cristiano: è fare quello che ha fatto Cristo: dare la vita per chi si ama.

Altro che farsi prete o suora…

E’ molto più impegnativo e difficile, perché se curarsi delle anime è certamente meritorio curarsi dei corpi, delle persone, della propria moglie del proprio marito dei propri figli, è certamente più impegnativo.

Mi fermo qui….

Se tutto questo è vero…

Voi capite che la chiesa può certamente auspicare la fedeltà, l’indissolubilità, può certamente deprecare che vi siano coppie di fatto, può esortare i cristiani alla testimonianza, ma, chiediamoci, puo’ per legge proibire il divorzio o la regolarizzazione delle coppie di fatto portando motivazioni che derivano dalla fede?

Può imporre ai deputati cristiani che fanno politica di fare leggi che più o meno direttamente si ispirano al cristianesimo?

Il cristianesimo è un insieme di nome morali o uno stile di vita liberamente scelto, accettato e vissuto tale da produrre comportamenti che non hanno bisogno di nessuna legge per esser messi in pratica?

Anche se è nel disegno di Dio, di un Dio razionale, il progetto cristiano della famiglia, uno stato può imporlo a un laico, a un ateo, a che non crede?

Come vedete sono domande serie, difficili e impegnative.

Tanto impegnative che come è stato per il divorzio e per l’aborto, così anche per queste cose probabilmente saremo chiamati a pronunciarci e a decidere.

Sarebbe bello non pensarci all’ultimo momento.

Sarebbe bello che chi frequenta una comunità cristiana possa avere la possibilità di discutere di questi problemi per agire in maniera illuminata e cristiana.

Se vi interessa fatecelo sapere.

Cercheremo di fare qualcosa per venirci incontro.

Intanto preghiamo

Per chi è felicemente sposato perché Dio sia presente nella sua vita…

Per chi ha visto fallire il suo matrimonio perché non si scoraggi e trovi la forza di andare avanti.

Per chi si trova in situazioni difficili, perché possa essere aiutato e compreso.

Per chi progetta di sposarsi perché facci la scelta giusta:

Per questi bambini che speriamo possano sviluppare questa esperienza cristiana di cui oggi mettiamo il seme.

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