Dio tergerà ogni lagrima dai loro occhi
29 Aprile 2007 Nessun CommentoBenvenuti a questa Eucaristia, a questo momento di ringraziamento, di comunione fraterna, di preghiera comune, di
riflessione…
Di gioia: perché oggi diamo un benvenuto particolare a………………………………..
Questi bimbi sono già in qualche modo “battezzati”, immersi nell’amore di Dio attraverso l’amore dei loro genitori
che li hanno fatti nascere, fatti vivere…
Il gesto di oggi, lo vivranno in maniera inconsapevole purtroppo, perché il battesimo per noi cristiani, è il “sì” al dono
della vita che viene da Dio; è l’impegno a vivere questa vita come Lui vuole…
Speriamo che chi starà loro attorno, li aiuti a rispondere, da adulti, generosamente, al dono di Dio.
Per questo preghiamo…
LETTURE
Sono sempre numerosi gli spunti che ci vengono offerti dai brani biblici.
Partiamo dall’Apocalisse, dalla frase che abbiamo qui oggi davanti a noi: “E Dio tergerà ogni lagrima dai loro
occhi…”
La tenerezza di Dio verso ogni donna, ogni bambino, ogni uomo, la cui vita è accompagnata dal sorriso e spesso anche
dalle lagrime.
E’ il momento finale, conclusivo, della storia umana.
Una storia che comincia a farsi chiara dal momento in cui quando i discepoli di Cristo cominciarono ad accorgersi che
il Dio di Cristo non è il protettore i un solo popolo, ma il Padre di tutti gli uomini. È la prima lettura.
Una storia che è guidata da Cristo il buon pastore che ci spinge ad essere gli uni i pastori degli altri.
Ascoltiamo!
OMELIA
Partiamo dalle parole che abbiamo davanti agli occhi:
“Non avranno più fame…”
“Non avranno più sete…”
”Non li colpirà più il sole…”
“Dio eliminerà la morte…”
“E tergerà ogni lagrima dai loro occhi…”
Se guardiamo dentro di noi e attorno a noi, vicino e lontano, non è difficile veder passare davanti ai nostri occhi,
mentre ascoltiamo queste parole, tante immagini del passato e del presente nella quali l’arsura, la fame, la sete, la morte,
rigano di lagrime il volto di uomini, donne e bambini…
A 60 anni dalla seconda guerra mondiale molti di noi ancora ricordano la fame, le lagrime, la morte, e i cadaveri
trascinati dalle ruspe nelle fosse comuni…
Ma purtroppo le guerre non sono finite, né sono finite la fame, la sete, l’arsura.
E tante le lagrime continuiamo a rigare le guance dell’umanità…
Perché tutto questo?
Lo abbiamo già detto altre volte, ma oggi la bibbia ci stimola a ricordarlo ancora: non abbiamo una risposta facile a
questa domanda.
Tutti i tentativi che cerchiamo di fare per comporre in una geometria razionale gli avvenimenti della storia grande o
piccola sono destinati al fallimento.
La risposta che ci da la fede non è moneta facilmente spendibile davanti alle lagrime ed alle sofferenze dell’uomo.
Con troppa facilità e con tanta superficialità noi preti, a volte, confezioniamo risposte facili ai difficili problemi della
vita.
Ricordo, alcuni anni fa, a Palagonia, partecipavo ad un funerale: una bambina dio sole 9 anni, sorellina di una mia
allieva, morta di leucemia.
Il prete, durante la predica, chiamava “fortunati” i genitori, perché Dio, aveva preso la loro bambina, piccola sì, ma già
matura per il cielo.
Dopo la messa andai in sagrestia per chiedere conto di quelle parole.
“Stia zitto, lei – mi disse – ero in borghese, lei che non ha mai studiato teologia…”
Si da il caso –gli risposi – che sono un prete anch’io, che l’abbia studiata anch’io, forse un po’ diversa dalla sua…”
Le riposte della fede sonno tutte risposte rimandate.
Secondo l’Apocalisse, sono tutte scritte in un libro, chiuso da sette sigilli, che verrà aperto, dissigillato. l’ultimo
giorno.
Ed in quel libro tutte le lagrime vi sono scritte. Tutte le ingiustizie, tutte le speranze deluse… nulla sfugge allo scriba
dei cieli.
Nel brano di oggi è il sesto sigillo che viene spezzato.
E la risposta riguarda una moltitudine immensa di ogni popolo, di ogni razza, di ogni lingua: una moltitudine nei
riguardi della quale finalmente si manifesterà la tenerezza di Dio.
Questa moltitudine rappresenta il genere umano nella sua universalità, non solo noi cristiani.
Questa moltitudine sarà formata, probabilmente, anche da quelle persone che noi cristiani, Giovanni Paolo II lo ha
ricordato ad Atene qualche anno fa alludendo alla quarta crociata, abbiamo fatto piangere e morire di fame e di sete.
La moltitudine.
E’ una parola è generica, spersonalizzata, non tiene conto dei battiti del cuore, delle lagrime degli occhi.
La moltitudine, la massa…
La nostra attenzione, quando guardiamo la storia si posa sempre sugli uomini grandi, importanti, sui capi, che, spesso
tirano Dio dalla loro parte…
Raccontiamo le battaglie, descriviamo gli intrighi politici, cerchiamo le cause economiche, ridisegniamo i territori
conquistati e dimentichiamo le ossa disseminate nelle pianure dove si è combattuto: quelle ossa sono anonime…
Questo sguardo è il nostro peccato.
Perché è uno sguardo che Dio non ha.
Se lo sguardo di Dio fosse come il nostro la storia non avrebbe senso e l’unica reazione moralmente seria del nostro
cuore sarebbe la disperazione.
Lo sguardo di Dio nella moltitudine è capace di vedere le persone ad una ad una.
Lo sguardo di Dio è quello del “buon pastore”, che conosce le pecore ad una ad una.
Conosce, nella bibbia vuol dire, ama, profondamente, personalmente.
Lo sguardo di Dio, lo sguardo di Cristo (Io e il Padre siamo una cosa sola) è capace di guardarci ad uno ad uno
e vuole aiutarci stimolare a fare lo stesso.
Perché se Cristo è il nostro vero pastore, che da per noi la sua vita, se Cristo è colui che ci ha lasciato il
comandamento di amarci come Lui ci ha amati, allora noi tutti siamo i pastori gli uni degli altri, siamo
responsabili gli uni degli altri, perché ognuno di noi, sull’esempio di Cristo, è chiamato a dare la vita per i
fratelli.
Ecco allora dove nasce allora l’altra storia, la piccola storia di ogni giorno, che è poi la storia grande agli occhi di Dio.
Perché c’è una storia grande che semina morte, e c’è una storia piccola, che è vissuta nell’amore e non semina
tribolazioni, semmai, le porta nel cuore, e diffonde gioia, solidarietà, pace, vicendevole aiuto.
E’ la storia minima: la microstoria, non appare nei libri, nei grandi volumi, nelle opere storiografiche, ma è estesa,
investe moltitudini immense, rifugge da quegli ambiti dove i gesti e le azioni fanno rumore…
Ecco la risposta: l’Apocalisse sarà la rivelazione, il disvelamento di questa storia che noi abbiamo scritto sulla terra, ed
insieme il completamento da parte di Dio di tutto ciò che noi non abbiamo potuto o saputo o volto fare…
Questa è la storia raggiunta dalla sguardo di Dio.
Quella storia che spesso ci resta sconosciuta perché non raggiunta dai mezzi di informazione.
Perché i giornali e la TV non parlano di due che si amano nella quotidianità della vita; è troppo scontato. Narrano che
l’uno ammazza l’altro.
Non parlano dei genitori che giorno per giorno, danno la vita per i loro figli, parlano di Cogne, di quella povera donna
che io mi rifiuto di pensare colpevole o innocente per non parlar d’altro diceva venerdì Travaglio, per non farci pensare ad
altro, per distoglierci da problemi ben più importanti, per incarognirci sulla vita…
Lo sguardo di Dio…
Questo sguardo di Dio è il motivo del nostro impegno e della nostra speranza, che non consiste nell’attendere inerti il
futuro, ma nell’anticiparlo già qui, senza farci scoraggiare dai nostri limiti e dai nostri peccati.
Preghiamo perché lo sguardo di Dio diventi anche il nostro modo di guardare il mondo, la nostra vita, i nostri fratelli,
la nostra storia.
Omelie