Tu sei quell’uomo
17 Giugno 2007 Nessun CommentoOggi faremo una omelia strana.
Piuttosto che prendere lo spunto da ciò che leggiamo, per indicare
direzioni e atteggiamenti della nostra vita, ci fermeremo un po’ di più sulla Bibbia che abbiamo ascoltato
nel tentativo di non farcene sfuggire la ricchezza e la complessità.
Io sono certo che a nessuno di noi sfugga la ricchezza della Parola di Dio.
Ma, probabilmente, tre brani della Bibbia sono troppi. Li ascoltiamo probabilmente per la prima
volta…già sentirli è difficile: l’acustica della nostra chiesa ci fa perdere molte parole; è possibile che molti
particolari ci sfuggano, che molti stimoli svaniscano perché si sovrappongono l’uno sull’altro e non solo
non abbiamo il tempo di valutarli e di assimilarli, ma nemmeno di percepirli…
A volte poi non riusciamo a comprendere quel che leggiamo perché ci manca il contesto: non
sappiamo di che cosa si sta parlando. E’ come vedere solo alcune scene centrali di un film già iniziato, o
leggere un libro cominciando a metà…
Prendiamo ad esempio il primo brano il primo brano di oggi: “Tu sei quell’uomo” dice a Davide,
il profeta Natan.
Questa espressione presa, così, da sola, non dice nulla.
Uno mi incontra e mi dice: “Tu sei quell’uomo!, Come minimo gli do del cretino!
Eppure è profondamente drammatica e vera: comprenderne il significato, cucirla sulla propria pelle
è indispensabile se vogliamo realizzare un giusto rapporto con gli altri e con Dio.
Con gli altri, perché quando li giudichiamo non ci accorgiamo che stiamo giudicando noi stessi, con
Dio perché riconoscerci peccatori, è condizione ineliminabile per essere perdonati.
Ma vediamo il perché.
Partiamo da Davide e da Natan.
Cosa è successo?
E soprattutto qual è il senso dell’invettiva: “Tu sei quell’uomo?
Davide è il re d’Israele.
Succede a Saul dopo una serie di avventure sulle quali sorvoliamo.
Come re non gli manca niente. Abita in un grande palazzo, ha le sue donne, tante donne, (a quei
tempi anche i re d’Israele facevano così), possiede tutto un regno…
E’ una brava persona, ma ogni tanto anche lui patisce le debolezze dell’uomo…
Un bel giorno, affacciandosi dall’alto del suo palazzo vede in una piccola terrazza in basso una
donna che sta facendo il bagno.
Doveva avere una vista buona… nonostante la distanza se ne invaghisce… ma c’è un guaio! E’ unadonna sposata!
E’ sposata ad un valoroso ufficiale del suo esercito: Uria, Uria l’ittita.
Che magnifica occasione pensa Davide. Siamo in guerra con gli ammoniti; basta mandare il marito
di Betsabea, (così si chiamava la donna) in prima linea. Detto fatto: Uria parte, da buon soldato combatte
valorosamente e muore.
Tutto è risolto.
Betsabea invitata a corte diventa moglie di Davide.
Dio però non perde di vista il re.
Come dice la bibbia si rivela al profeta Natan e lo manda dal sovrano per rinfacciargli le sue
malefatte e sollecitarne la conversione e il pentimento.
Natan ricevuto da Davide con tutti gli onori gli dice che deve denunziare un grave sopruso, una
grave ingiustizia compiuta nel suo regno.
«C’erano due uomini nella stessa città; uno ricco e l’altro povero. Il
ricco aveva pecore e buoi in grandissimo numero; ma il povero non
aveva nulla, se non una piccola agnellina che egli aveva comprata e
allevata; gli era cresciuta in casa insieme ai figli, mangiando il pane di
lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Essa era per lui
come una figlia. Un giorno arrivò un viaggiatore a casa dell’uomo
ricco. Questi, risparmiando le sue pecore e i suoi buoi, non ne prese
per preparare un pasto al viaggiatore che era capitato da lui; prese
invece l’agnellina dell’uomo povero e la cucinò per colui che gli era
venuto in casa».
Udendo ciò Davide si adirò moltissimo contro quell’uomo e disse a
Natan: «Com’è vero che il SIGNORE vive, colui che ha fatto
questo merita la morte; e pagherà quattro volte il valore
dell’agnellina, per aver fatto una cosa simile e non aver avuto
pietà».
Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo!
E continua: Così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: “Io ti ho unto
re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo
signore e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; ti ho dato
la casa d’Israele e di Giuda e, se questo era troppo poco, vi avrei
aggiunto anche dell’altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del
SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto uccidere
Uria, l’Ittita, hai preso per te sua moglie e hai ucciso lui con la spada dei
tuoi nemici. Ora dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa,
perché tu mi hai disprezzato e hai preso per te la moglie di Uria,
l’Ittita”. Così dice il SIGNORE: “Ecco, io farò venire addosso a te delle
sciagure dall’interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i
tuoi occhi per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo
sole; poiché tu lo hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto
Israele e in faccia al sole”».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il SIGNORE». Natan
rispose a Davide: «Il SIGNORE ha perdonato il tuo peccato; tu non
morrai. Tuttavia, siccome facendo così tu hai dato ai nemici del
SIGNORE ampia occasione di bestemmiare, il figlio che ti è nato dovrà
morire».
Natan tornò a casa sua.
Prendere coscienza dei propri peccati è necessario per ricevere il perdono di Dio!
Forse ora possiamo capire e trasferire nella nostra vita il senso della frase che oggi abbiamo trovato
scritta davanti ai nostri occhi.
Il Salmo 50, che probabilmente noi conosciamo: “Pietà di me Signore, nella tua misericordia,
nella tua grande bontà cancella il mio peccato” è attribuito a Davide che lo avrebbe composto proprio
dopo questa sua esperienza , ed è una magnifica preghiera dalla quale possiamo prendere parole e
sentimenti vogliamo chiedere perdono a Dio dei nostri peccati.
Questo episodio dell’Antico testamento lo abbiamo letto in riferimento a quello narrato nel
vangelo.
“Le è stato perdonato molto, perché ha amato molto.
Per essere perdonati, per godere del perdono di Dio bisogna avere un grande cuore.
Si può sbagliare nella vita, ma si può anche risalire la china dell’errore.
A chi ama poco, si perdona poco.
Anche questa è una espressione insondabile.
La lascio alla vostra riflessione.
Pensandoci su possiamo capire quanto amore, nonostante i nostri peccati, ci sia nella nostra vita.
Omelie