Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi

1 Luglio 2007 Nessun Commento     

Da quando l’uomo ha preso coscienza di essere un uomo ha trovato, in questa parola una delle dimensioni più profonde della sua struttura, della sua realtà, della sua specificità.

E’ stata sempre un’arma doppio taglio la libertà…

L’uomo può usarla per riconoscere i suoi limiti e la sua condizione di creatura, o può usarla per credersi senza limiti e per credersi, lui stesso, un dio…

Come diceva quel pensatore francese: “Noi siamo condannati ad essere liberi…” Ed aggiungeva: “Se l’uomo è libero Dio non esiste”, perché sarebbe obbligato a seguirne la strada.

Non è vero!

Cristo non obbliga nessuno a seguirlo. Tutt’altro!

Anzi, tutte le volte che chiama o che trova qualcuno disposto ad andargli dietro, non esita a sottolineare le difficoltà della scelta, difficoltà ben conosciute da Lui, che le ha affrontate per primo.

Le sue parole del vangelo di oggi, se le meditiamo con calma, (ed io non posso mai esaurirne il significato, ma solo offrire qualche spunto per spingere voi e me alla riflessione) sottolineano la radicalità della scelta del Regno di Dio, che sta al disopra delle nostre comodità, dei nostri interessi, dei nostri ripensamenti, persino al di sopra dei nostri affetti più cari.

Scegliere Cristo non vuol dire rinunziare.

Vuol dire, e spero che sia questa l’esperienza della vostro vita, riconquistare da un punto di vista più pieno e più profondo, più ricco, più denso, quelle realtà che credevamo di aver lasciato.

Realtà che assolutizzate non danno felicità; se relativizzate acquistano spessore e significato.

“Chi vuol perdere la sua vita la salverà, dice Cristo, ma aggiunge: “Voi che avete lasciato tutto, riceverete il centuplo in questa vita e la vita eterna nell’altra.

Quelle stesse cose che, se sono al di sopra di tutto, ci legano e ci rendono schiavi, quando sono messe al loro posto, quando vengono dopo il Regno di Dio, non sono più legami e lacci, ma altrettante occasioni per vivere fino in fondo la scelta cristiana.

“Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi”.

Essere liberi, in fondo, equivale a scegliere da chi e da che cosa lasciarsi condizionare.

Vuol dire selezionare, fra le tante, quella provocazione più valida, quella che mi salva, che mi fa diventare uomo o donna al massimo livello possibile.

Qui il gioco si fa duro.

La nostra fede indica nella vita offerta, nel pane che si lascia a disposizione perché tutti ne mangino, il massimo delle opportunità di realizzazione per un essere umano.

Ma altre strade indicano altre opportunità, totalmente diverse.

Come quella di mettersi in perenne competizione gli uni rispetto agli altri, disposti ad azzuffarsi fino a divorarsi a vicenda.

“Guarda lì, su quel tavolo attorno al quale hanno abbaiato a lungo contro l’altro. Vedi? Sono rimaste solo le dentiere”.

Cristo ci provoca oggi, sfacciatamente.

Lui è uno che se gli dai un dito , si prende la mani, il braccio, si prende tutto.

Se vuoi seguirlo, devi ascoltarlo, devi pregarlo.

Ma la preghiera non consiste nel chiudere a Dio quello che ritiene Lui debba fare per te, quanto piuttosto nel chiedere a te stesso cosa puoi far per rispondere alle sue provocazioni.

E’ quello che hanno fatto i santi.

Penso a Madre Teresa, penso a Pietro, a Paolo, i due apostoli ai quali è affidata questa nostra comunità, di cui abbiamo celebrato la festa.

Che strana condizione, questa di alcuni santi. Non li prega mai nessuno. Avete mai pregato San Pietro o San Paolo di farvi una grazia?

Non sono popolari come Sant’Antonio, Sant’Agata o Santa Rita, padre Pio…

Forse perché l’unica preghiera che essi gradiscono sarebbe quella di chiedere loro di insegnarci quella stessa radicalità che li ha messi sulle orme di Cristo.

Perché questo avvenga, anche per noi preghiamo…

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