Chi non viene dietro di me non può essere mio discepolo

9 Settembre 2007 Nessun Commento     

Ogni nostra celebrazione è insieme una festa ma anche un rammarico.

E’ festa per ché ci incontriamo fa di noi per comunicarci vicendevolmente la gioia della presenza di Dio nella nostra vita.

E’ rammarico perché sospettiamo, davanti alle radicali esigenze della Parola di Dio, la povertà delle nostre scelte.

Mentre ringraziamo il Padre per il dono della gioia, per il dono dei fratelli, per l’incoraggiamento, la forza e la fiducia che ci procura il ritrovarci qui insieme, superiamo il rammarico riconoscendo la distanza che ci separa dal suo amore e chiedendone perdono.

LETTURE

La domanda sul senso della vita, sul significato della nostra esistenza, è l’argomento della prima lettura, tratta dal Libro della Sapienza.

La sapienza del cuore, che nel salmo chiederemo a Dio, ci rivela il senso della vita, del mondo, della storia, dal punto di vista di Dio, spesso così diverso dal nostro.

E questa prospettiva, nuova, radicale, sconvolgente secondo la quale vivere la vita è espressa chiaramente nel Vangelo, nelle parola e nella vita di Cristo, che ha incarnato la sapienza di Dio…

Un’altra porta stretta attraverso la quale Dio ci chiede di passare…

Ascoltiamo!

OMELIA

Non sono tenere questa parole di Cristo, non sono consolatorie, dolci, addomesticabili.

Questa è una pagina di vangelo, dura, scioccante, e, se ne abbiamo colto il senso, profondamente attuale, non solo per la vita di ognuno di noi, ma per la situazione storica, per la realtà concreta nella qual oggi viviamo.

A partire dalla stacco iniziale: “Siccome molta gente andava con Lui, Gesù si voltò e disse…

Andare dietro a Cristo non è una scampagnata, un campeggio, un periodo di ferie, una gita.

Sembra che le preoccupazioni di Cristo siano diametralmente opposte a quelle dei preti.

Noi crediamo di aver raggiunto dei grossi risultati quando la gente affolla le chiese, facciamo statistiche di battesimi e prime comunioni, ci preoccupiamo quando diminuiscono i matrimoni in chiesa, siamo felici quando migliaia di persone accorrono in massa sul luogo di presunte apparizioni, o dove arriva il papa.

Cristo si volta: “Fudda e mala vinnita”, sembra dire, e mette sull’avviso sottolineando, ed ecco il centro del messaggio di oggi, la radicalità della scelta cristiana: una scelta adulta, responsabile, densa di conseguenze, da professionisti, non da dilettanti.

Troppo dilettantismo c’è oggi dovunque, troppo pressapochismo, qualunque cosa si faccia, dall’arte alla cultura, al compimento del proprio dovere.

Cristo si preoccupa dei dilettanti; quando vede troppa gente si preoccupa e detta le condizioni per seguirlo, tre difficili condizioni.

Siediti e rifletti.

Primo: Sei disposto, per venire dietro a me, a odiare tuo padre e tua madre, tua moglie e i tuoi figli, i tuoi fratelli e le tue sorelle e perfino la tua vita?

Chiariamo qualcosa.

E’ evidente che qui l’odio, nella semplificazione linguistica nella quale è espresso il linguaggio semitico, non indica un sentimento di avversione. Si tratta di mettere un ordine, di porre delle gerarchie, di preferire la scelta di Dio e di Cristo alla scelta di propri interessi dei propri egoismi, della propria famiglia, del proprio partito, addirittura, della propria chiesa.

La caratteristica dell’annuncio evangelico non è il disprezzo dei rapporti di sangue; è l’apertura costante di un orizzonte che va aldilà di CIò a cui si appartiene e che apre possibilità non contenute nei vincoli di parentela o del gruppo etnico.

E questa scelta di Cristo e di Dio non è una scelta astratta, perché nel cristianesimo scegliere Dio e Cristo, vuol dire scegliere il mondo, l’uomo e gli interessi di quegli uomini che non combaciano con i tuoi, gli interessi dei poveri, degli emigrati, dei sofferenti, degli oppressi…

E’ una scelta di “odio” (fra virgolette) che è un scelta di amore.

Tanto è vero che solo ci sa amare con il cuore di Dio, al di là di ogni proprio interesse, amerà di più suo padre, sua madre, ma non si farà intrappolare nella sua famiglia, nel suo partito, né si farà rinchiudere nella sua chiesa…(Madre TERESA al giornalista (io non lo farei nemmeno per diecimila dollari… Nemmeno io…)

Siamo lontani da questa radicalità.

Il familismo a tutti i costi, sembra essere uno dei limiti principali della nostra cultura, in tutte le sue angolazioni, anche nella chiesa, al cui interno sorgono spesso rivalità e gelosie che non dovrebbero sussistere se fosse vero che tutti hanno come obbiettivo il Regno di Dio.

E ciò avviene anche nel rapporto fra la chiesa e le altre religioni.

Ve lo immaginate, per esempio, uno spot in cui il card. Ruini dica: “Decidete pure liberamente per l’8%1000; ma pensate anche a quella chiesa protestante, perché anch’essi, fanno del bene…

“Non può essere mio discepolo chi non porta la mia croce…”, è la seconda condizione del progetto di vita che Cristo propone a chi vuole seguirlo.

Non si tratta, lo sappiamo, di sopportare con pazienza e rassegnazione i mali della vita.

La vita, quando è pesante, è pesante per tutti, a qualunque credo si appartenga: malattie, dolori, fallimenti, sfortune, quando arrivano non guardano il credo religioso… non sorvolano sui cristiani per andare a cadere sui pagani o viceversa.

Qui si tratta di qualcosa di più, qui si tratta di aggiungere ai guai che la vita umana comporta l’impegno di realizzare il Regno di Dio, di interessarsi del mondo che ci circonda, di relativizzare i propri guai, per mettere la di sopra delle nostre preoccupazioni i guai degli altri, di perdere, come Cristo, la propria vita…

E tutto questo non è possibile se non si rinunzia a tutti i propri averi. Ed è la terza condizione, strettamente logica, consequenziale alle prime due. Come si fa a interessarsi del Regno di Dio se il denaro è la prima preoccupazione della vita?

Se si mette, (sorvolo su questo tema che affronteremo fra due domeniche), il denaro al primo posto non si può essere cristiani.

Il rapporto col denaro e con la ricchezza non è risolvibile con il gesto dell’elemosina: bisogna modificare, al livello del progetto di vita, la nostra situazione economica, la valutazione che diamo dei beni economici, le complicità che abbiamo a livello della vita economica.

Perfino andando al supermercato, ascoltavo l’altro giorno alla radio, possiamo senza saperlo, finanziare la fabbrica delle armi.

Perché, se compro un certa mozzarella, e non so che chi la produce investe per fabbricare armi, senza saperlo, mangiando mozzarella, divento complice della morte.

Sintetizziamo e concludiamo.

Cosa vuol dire essere cristiani?

Seguire Cristo.

Cosa vuol dire seguire Cristo?

Far nostro, responsabilmente, il suo progetto di vita.

In che cosa consiste questo progetto?

Nel realizzare queste tre condizioni:

Odiare il padre e la madre, prendere la croce, rinunziare a i propri averi.

Io spero che abbiamo in qualche modo cercato di capire il senso di queste parole.

A noi tocca il compito di verificarle nella nostra vita.

A Dio il compito di esserci vicino, se lo desideriamo, per aiutarci, a realizzarle.

Per questo, riflettiamo e preghiamo.

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