Comportatevi da figli della luce

2 Marzo 2008 Nessun Commento     

Ringraziamo Dio di ritrovarci qui, insieme, ringraziamolo perché la Sua parola illumina attraverso Cristo, la nostra vita.

E chiediamogli perdono dei nostri peccati.

LETTURE

Cristo acqua per la nostra sete, domenica scorsa, Luce per la nostra vita, oggi.

I battezzati, un a volta, venivano chiamati, illuminati.

Mentre ascoltiamo questa parola di Dio, oggi, preghiamo perché la lampada della fede illumini la nostra vita.

OMELIA

E’ uscito l’anno scorso un romanzo di un autore contemporaneo, un portoghese, José Saramago, premio Nobel per la letteratura. Ne stanno facendo anche un film. “Cecità”, il titolo.

In una città senza nome, in un giorno qualunque ad un semaforo scatta il verde. Via libera! Un’auto, però, non riesce a partire.

Dall’esterno, si vede che il conducente urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola… non una, due; infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello: Sono cieco”. E’ lui il primo di una lunga serie che si ammalerà di una nuova cecità: “bianca”, strana, insolita.

A poco a poco l’epidemia si diffonde, tutti diventano ciechi e perdono il lume della ragione. Si diffonde la violenza, cieca, appunto. Nessuno vede più nessuno e niente.

Saramago immagina un mondo distrutto da un’epidemia contagiosa e misteriosa, in cui nessuno ha più senso come persona. L’umanità descritta nel suo inquietante romanzo è un’umanità senza vita.

“[…] il mondo è pieno di ciechi vivi…” afferma la moglie del medico, l’unica che non viene colpita dal contagio. Morti o vivi non ha importanza, sono comunque ciechi, ciechi nell’anima, nei sentimenti, nello spirito.

“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo – si legge in una pagina del romanzo-. Ciechi che vedono. Ciechi che, pur vedendo, non vedono.”

Sembrano le ultime parole di Cristo che abbiamo letto nel vangelo: “Siamo forse ciechi anche noi? Gesù rispose loro: Se foste ciechi non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane.

Riconoscersi ciechi ci fa andare in cerca della luce!

La luce!

Del simbolo della luce di cui è piena la Parola di Dio.

E’ la prima parola che esce dalla sua bocca, nel libro della Genesi: “E Dio disse: “Sia la luce”.

E Giovanni, all’inizio del suo vangelo:

E’ Cristo la luce vera, quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.

Perché sono tante le ombre, le oscurità che ottenebrano la nostra vista.

Difficoltà economiche, incertezze del futuro, logorio dei rapporti umani, mancanza di prospettive, problemi di sopravvivenza, confusione politica, la tentazione della disperazione che è sempre in agguato particolarmente nei momenti più difficili…

Quante volte abbiamo detto o abbiamo sentito dire: “Non ci capisco niente…E’ tutto così confuso… così oscuro…

Il buio più profondo lo soffriamo quando sentiamo il bisogno di scoprire o di riaffermare il senso, il significato della nostra vita. quando gli interrogativi di fondo della esistenza umana, che crediamo risolti una volta per sempre, si ripresentano invece puntuali a bussare alla nostra porta, solo se ci guardiamo profondamente dentro, solo se un avvenimento tragico ce ne fa scoprire tutta la inconsistenza e la fragilità.

Noi infatti non siamo uomini e donne, perché nasciamo, perché generiamo, perché moriamo, ma perché di questa nascita, di questa morte, di questa vita, dei suoi problemi, delle sue difficoltà, delle sue oscurità, dei suoi misteri possiamo chiederci il perché.

Ogni ricerca di perché è una ricerca di luce.

Incontrare Cristo da la possibilità di non restare ciechi, di trovare una soluzione ai problemi della vita e della morte, del dolore e della sofferenza, della salute e della malattia, del bene e del male nel mondo.

E’ questo il senso del Vangelo di oggi.

Guardiamolo un momento da vicino.

Era la festa dei tabernacoli. Durava tutta una settimana. Per tutto il tempo della festa il tempio e la città venivano sfarzosamente illuminati.

In questo contesto di luce Giovanni colloca il segno della guarigione del cieco.

Notate: il segno, non il miracolo.

Questo episodio, infatti, non è il semplice racconto di un miracolo. Come il brano di domenica scorsa vuole farci capire qualcosa di più. Vuole farci scoprire quella luce che ognuno di noi perché cristiano, perché battezzato, perché immerso nello spirito, ha avuto da Dio per illuminare la sua vita e quella degli altri.

Soffermiamoci solo su qualche particolare.

“Sputò per terra, fece del fango con la saliva spalmò, il fango sugli occhi del cieco, e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe, che significa inviato”.

Sono gesti strani, inusuali nel modo di fare di Cristo. Ma non sono messi a caso. Sono gesti simbolici, da decifrare.

Questo sputare per terra, questo impastare il fango con la saliva ricorda da vicino il racconto della creazione del primo uomo.

Nella mentalità del tempo la saliva era ritenuta un condensato dell’alito, del respiro, e respiro, alito, in ebraico si dice con lo stesso termine di spirito.

La saliva allora, impastata di spirito da parte del figlio di Dio è il simbolo di una nuova creazione: è lo Spirito di Dio che per mezzo di Cristo si immerge nel fango dell’uomo; meglio, è il fango dell’uomo che viene immerso nello Spirito di Dio.

“Vai a lavarti nella fontana di Siloe che significa: inviato”.

La fontana nella quale bisogna immergersi è la fontana dell’inviato, del messia, di Cristo, per ricevere occhi nuovi, per interpretare e vivere il mondo secondo lo sguardo di Dio, per vedere non cose nuove, ma per vedere in modo nuovo le stesse cose, per essere illuminati e per essere capaci a nostra volta di illuminare, perché se Cristo ha detto :”Io sono la luce del mondo” ha anche aggiunto in una altro contesto: “Anche voi siete la luce del mondo”.

“Comportatevi perciò da figli della luce”, nella bontà, nella giustizia, nella verità”.

E’ immenso il campo che si apre al nostro impegno, nella nostra vita, all’interno di noi stessi, nella nostra famiglia, nella società, davanti a queste tre parole: bontà, giustizia, verità.

La ricerca del bene, della verità e della giustizia: ecco la via della luce.

Anche oggi non esemplifichiamo. E non solo per amore di brevità, non solo perché tante altre volte in queste conversazioni, insieme abbiamo cercato di individuare le strade della verità, della giustizia e del bene, ma soprattutto perché è nostro compito impegnarci ad aprire gli occhi, allenarci a vedere, a mettere in pratica il dono che abbiamo ricevuto, cercare, dovunque mettiamo i nostri piedi, tutte le occasioni per testimoniare con la nostra vita in favore del bene, della giustizia e della verità.

Ci aiuti, la grazia di Dio, in questo impegno, in questa speranza, in questo cammino.

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