Beati quelli che crederanno senza aver visto

31 Marzo 2008 Nessun Commento     

La gioia del Signore risorto sia con tutti voi!

Abbiamo celebrato solo sette giorni fa la Pasqua, e siamo qui, oggi, come ogni domenica, non dimenticare ciò che abbiamo celebrato.

A nulla servirebbe il chiamarci cristiani se la presenza di Cristo nella nostra vita non fosse da noi percepita e intensamente vissuta.

Questo è lo scopo per cui torniamo qui. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, dice un vecchio proverbio.

Se non sento parlare di Cristo, se non mi avvicino a lui, se non sono rafforzato dalla testimonianza dei miei fratelli, si indebolisce la mia fede, non si risolvono i miei dubbi…La fede è un seme: viene gettato dentro di noi, ma ha bisogno di essere curato per crescere.

Lo facciamo oggi con questi bimbi…

E’ una possibilità, una potenzialità: non è magia!

Certo Dio c’è dentro di loro. Ma Dio stesso ha deciso che senza di noi questo seme non cresca.

Li accogliamo con gioia questi bimbi ed anche con tanta perplessità: volgiamo sperare che nella loro crescita qualcuno faccia loro toccare con mano la presenza di Dio.

Grati a Dio allora per averci ancora una volta qui convocato cominciamo la messa cantando la gloria di Dio.

Per questo preghiamo.

LETTURE

Quale prova migliore della Risurrezione se non la testimonianza di una comunità cristiana, di donne e di uomini che vivono una vita nuova, diversa, risorta?

Ecco perché il libro degli Atti degli Apostoli delinea le caratteristiche, lo stile di vita dei primi cristiani.

Pietro anticipa, nella sua lettera, il tema centrale del vangelo: la fedeltà davanti ai dubbi ed agli inevitabili scoraggiamenti della vita, una fedeltà che rende beati quelli, che, pur non avendo visto, crederanno.

Ascoltiamo.

OMELIA

Io sono la risurrezione e la vita!

Tu ci credi?

Ce la siamo posti questa domanda prima di Pasqua. Ce la siamo posti il giorno di Pasqua. La rifacciamo adesso.

E la rifaremo tutte le volte che, domenica per domenica, torniamo qui per celebrare la risurrezione del Signore.

Per questo torniamo. “Assidui”, come i primi cristiani di cui ci hanno parlato gli Atti degli apostoli…

L’assiduità è ciò che ci permette di non dimenticare mai di essere cristiani, l’assiduità è ciò che ci aiuta a far crescere la nostra fede, e ciò che permette alla fede di trasformare la nostra vita.

Ci permette, in poche parole, di essere seriamente cristiani, fa in modo che Gesù Cristo non sia un sopramobile, che uno ha comprato una volta, e poi dimentica che esiste lasciandolo impolverato sul comò, ma qualcosa di essenziale, (ricordate le domeniche di quaresima?) essenziale come l’acqua per la nostra sete, la luce per i nostri occhi, la vita per la nostra vita…

Tu ci credi?

Se questa domanda fa sorgere in noi qualche perplessità non scoraggiamoci.

Il dubbio, la perplessità l’incertezza fanno parte di noi ed aver fede non vuol dire non avere dubbi, ma riuscire ad andare avanti nonostante l’oscurità…

Ecco, partiamo dai dubbi di Tommaso.

Si dice: “Se uno dubita non crede…”

Non è esatto.

Credere non vuol dire non aver dubbi, vuol dire procedere nonostante l’oscurità.

Perché è così nella vita.

Tu inizi un lavoro… non sai come andrà a finire… eppure vai avanti.

Tu metti al mondo un figlio, lo cresci, fai mille sacrifici per lui, non sai come andrà a finire, eppure continui.

Tu inizi ad amare, non sai come andrà a finire… ma insisti lo stesso…

Ti prepari un esame, non sai come andrà a finire, eppure non smetti di studiare.

Prendi il treno, ti fidi, anche se oggi fidarsi dei treni è sempre più difficile. Non chiedi la patente al macchinista, né revisioni prima di partire, a piedi, il funzionamento degli scambi e la funzionalità dei binari.

Vai dal medico. Ti metti nelle sue mani, ti fai tagliuzzare…Non chiedi se si è laureato con 110 e lode.

Vai al ristorante, ti fidi, mangi ed paghi anche, e non passi prima della cucina a verificare l’igiene e al pulizia.

Vai a votare per qualcuno. Ti fidi! Salvo poi ad accorgerti che sei rimasto fregato!

La fede, l’affidarsi, anche al di fuori dell’ambito religioso, è uno degli atteggiamenti più indispensabili e pratici della vita.

E il dubbio può coesistere con la fede perché la fede è una crescita e ciò che la anima all’interno è la fedeltà.

Vorrei spiegarmi meglio.

Io non posso promettere a Dio di credere con chiarezza, non è nella mie mani.

Io posso promettere di essere fedele, nonostante i miei dubbi: questo è nelle mie possibilità.

La fedeltà è il salario quotidiano che pago al Dio che mi ha dato la fede, perché la fede è un patto con Dio, è dargli la mano e rimanere stretti, anche nel buio.

Noi ora non vediamo tutto con chiarezza. Noi non siamo portatori di una spiegazione del mondo globale, esauriente, definitiva; come credenti non possediamo una formula che chiarisce tutto…

Noi non sappiamo perché c’è un terremoto, o perché un uomo muore nel fiore dell’età, perché un bambino perde la vita prima di accorgersi di possederla.

Noi non abbiamo spiegazioni per le guerre, per le stragi, per la sofferenza degli innocenti.

Noi sappiamo solo che Cristo, il giusto per eccellenza è stato crocifisso, ed è rimasto fedele fino alla fine, obbediente fino alla morte.

Ecco come la fede nasce dalla fedeltà: quando, dopo aver camminato, ti volti indietro e scopri quanto diversa sarebbe stata la tua vita e quella degli altri senza la presenza invisibile di Dio!

Ma non è bello restare fermi a crogiolarsi nei dubbi!

Dobbiamo andare alla ricerca di quei motivi che rendano più forte la nostra fede-.

Cercarli per noi, cercarli per gli altri.

Cercarli per rispondere a chi ce li può chiedere, uno sconosciuto, un passante, un amico, i vostri figli.

Ci avete battezzati quando eravamo piccoli, potranno chiedervi un giorno. Noi non ve lo abbiamo chiesto. Perché lo avete fatto?

Cosa sapremmo rispondere?

Ci credo.. e basta?

Ci credo per ché ci sono i miracoli di Lourdes?

Ci credo perché il papa mercoledì scorso ha detto che la risurrezione è un fatto storico?

Rispondere non è semplice.

La fede non è solo una esperienza intellettuale.

Una lezioncina imparata a memoria.

E un’esperienza di vita.

E’ un punto di confluenza tante cose, di tanti fattori…

E’ una riposta alla nostra domanda di significato…

E’ la conclusione di tante riflessioni di tanta ricerca…

E’ la sintesi della esperienza della tua vita: quando dopo aver camminato ti volti indietro e scopri quanto diversa essa sarebbe stata senza la presenza invisibile di Dio.

E’ la trasmissione di una testimonianza.

Basta rifletterci su un momento.

Lo dicevamo domenica scorsa.

E’ inspiegabile come dodici persone, sbandate, impaurite, vigliacche, che avevano abbandonato il loro maestro in mano ai carnefici, che se ne stavano delusi nelle loro case, terrorizzati che la stessa sorte potesse capitare anche a loro, improvvisamente, passino dai dubbi più spudorato, dall’incertezza, dalla paura, al coraggio, alla testimonianza, alla capacità di dare la propria vita per testimoniare che Cristo era veramente risorto.

Qualche cosa deve essere avvenuto in loro che li ha cambiati, li ha trasformati, li ha fatti diventare diversi.

Non solo la visione del Cristo risorto, che parla con loro, che cammina con loro, cha mangia con loro, ma il soffio dello Spirito…

Se continuate a venire, ad essere assidui fino al giorno di Pentecoste ne riparleremo.

E cambia la loro vita. E sono capaci di fare le cose di cui ci parlano gli atti degli apostoli.

Diventano soprattutto capaci di farsi carico dello stesso compito di Cristo: Come il Padre ha mandato me, così io mando voi: Costruite la pace, eliminate il male dal mondo, perché se non lo eliminate esso crescerà, e beati saranno quelli che crederanno non per aver visto me, ma per aver visto voi trasformati dalla fede in me e dalla presenza dello Spirito.

Preghiamo perché anche di questi bambini, anche di noi si possa dire la stessa cosa.

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