Ma voi chi dite che io sia?

24 Agosto 2008 Nessun Commento     

Ogni domenica veniamo a messa”.

La parola messa probabilmente viene da “missio”, che significa “missione”.

Ha lo stesso significato della parola Cristo, che significa inviato, mandato.

Noi veniamo qui, per rispondere ad una chiamata di Dio, per essere mandati, per impregnarci di quelle parole che Dio ci affida per annunziarle a tutto il mondo.

Perché i nostri peccati non ci impediscano di rispondere alla proposta di Dio, preghiamo.

LETTURE

Fermeremo particolarmente oggi la nostra attenzione sul vangelo, il cap. 16 di Matteo, famoso come “la confessione di Pietro”.

Ed in particolare ci fermeremo sulla domanda di Cristo ai suoi discepoli: Voi chi dite che io sia? Chi sono io per voi?

Una domanda alla quale, ognuno di noi, dovrebbe tentare di dare una risposta.

OMELIA

Voi chi dite che io sia?

Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

Qual è il significato di questa risposta? Quali conseguenze concrete questa affermazione produce nella nostra vita?

La domanda posta allora all’apostolo Pietro, Cristo la rivolge a ciascuno di noi: a me che faccio il prete, a voi che siete oggi venuti a messa.

Ed è una domanda che contiene una sfumatura particolare: perché non riguarda la teoria, la precisa formulazione verbale, una esatta definizione teologica, ma interessa la vita.

Tu, chi dici che io sia?

Come quando, per esempio, una madre, guardando già dalla finestra il ragazzo che aspetta la figlia, le chiede: “Tu, dimmi, quello chi è?”

E con queste parole non le chiede i dati anagrafici del giovinotto, ma intende dire: “Quello lì, chi è per te? Che cosa rappresenta? Che importanza ha per te, che ruolo riveste nella tua vita?

E, soprattutto: Alla gente tu, come parli di me?

Di Cristo ne parlano in tanti, ne scrivono in tanti…

Inchiesta su Gesù, che sembra un libro serio, di Corrado Augias, Il Codice da Vinci, il romanzo di Dan Brown…

Il primo tenta di fare lo storico, il secondo fantastoria…

Ma a Cristo non interessa tanto sapere cosa dice la gente di lui, gli storici, i romanzieri, i registi, i giornalisti… magari per fare un po’ di soldi; ma cosa dicono i suoi discepoli, perché è attraverso i suoi seguaci che gli altri l’avrebbero capito o frainteso, perché la gente non legge i libri…. guarda.

L’opinione che la gente ha di Cristo o del cristianesimo, la stessa fede… non passa attraverso alti studi, difficili approfondimenti, faticose letture: passa attraverso l’esperienza umana, attraverso quei contatti che ognuno di noi ha avuto con i cristiani e soprattutto con i preti…

Il vero vangelo, quello immediato, infatti, non è un libro, è la nostra vita, la nostra testimonianza…

E tutto questo per chiarire il senso della domanda.

Andiamo alla risposta.

Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

Bravo. Sette più. Riposta perfetta. Ma il maestro reagisce in maniera strana: “Non vi azzardate a dirlo a qualcuno”.

Perché?

Perché la risposta di Pietro, ineccepibile nelle parole può essere equivoca nel significato.

Voglio dire che la stessa parola per Pietro poteva significare una cosa, e per Cristo esattamente il contrario.

Pietro quando diceva “Cristo” pensava a un Cristo, traduciamo la parola, ad un unto, un uomo cioè consacrato, inviato da Dio come condottiero, come uno di successo, che avrebbe con la forza liberato Israele e conquistato il potere, fondato un regno e sistemato poi lui e tutta la sua famiglia…

Lo dimostra il seguito del brano di oggi che leggeremo domenica prossima.

Questo pensavano Pietro e i suoi compagni tant’è vero che si accapigliavano sulle poltrone da occupare nel futuro governo.

Gesù, quando si definiva Cristo, usando la stessa parola, si sentiva, sì, unto, consacrato, messia, inviato da Dio ma non a trionfare, piuttosto a pagare di persona, attraverso la legge misteriosa ma necessaria dell’amore e della sofferenza, il prezzo per liberare l’uomo e costruire il mondo secondo il progetto di Dio.

Altro che forza, sicurezza, trono, potere, denaro, successo.

“Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”.

Anche queste parole possono essere intese secondo Dio o secondo gli uomini.

Secondo gli uomini potere significa “forza, dominio, governo, attenzione ai propri interessi, immunità, (parlo proprio della immunità parlamentare), privilegi di casta…decisione di non rispondere a nessuno delle proprie azioni, arbitrio…

Secondo Dio vuol dire capacità di amare, forza che viene da Lui per mettersi al servizio degli altri…

Quello stesso Cristo che ha detto:”Io sono venuto per servire, non per essere servito”, non poteva contemporaneamente dire: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra intendendo questo “potere” come “dominio”…

E se qualche volta nella chiesa è stato interpretato così, è perché, dopo Pietro, anche altri, nella sua situazione , hanno pensato secondo gli uomini e non secondo Dio.

I discepoli erano ancora molto lontani da tutto ciò. Avrebbero cominciato a capire solo dopo la passione di Cristo, la sua morte e, la sua resurrezione.

Al momento era meglio che stessero zitti…

Ecco perché Cristo impone loro, severamente, lo aggiunge Marco, di non parlarne a nessuno: perché solo quando il Cristo autentico è entrato profondamente nella tua vita puoi cominciare a parlare e forse allora non ce ne sarà più bisogno perché la tua stessa vita parlerà per te.

Continueremo questo discorso domenica prossima, quando leggeremo il seguito del vangelo di oggi.

Ma intanto precisiamo oggi qual è il ruolo del cristiano:

Annunziare con la nostra vita che Gesù è il Cristo, nell’ambito della nostra realtà, del nostro mondo, della nostra isola, della nostra città…

In un mondo in cui si muore di fame, in un mondo in cui attualmente ci sono tante guerre in corso, (siamo in guerra anche noi e non lo sappiamo…

In un Sicilia, in cui la mafia rialza la testa, in un città in cui il comitato della festa della patrona è indagato per mafia, che è assurta agli onori della cronaca nazionale per il suo degrado, immersi come siamo in una mentalità nella quale farsi i propri interessi con qualunque mezzo è il modo più nobile di agire… persino nelle piccole cose, persino nella circolazione stradale…

E’ un campo immenso di impegno che si apre davanti a ognuno di noi per costruire, come Cristo un mondo secondo le intenzioni di Dio.

Non tiriamoci indietro se vogliamo che il nome “cristiano” non sia un etichetta, un abito da cerimonia da tirare fuori dall’armadio nelle grandi occasioni, ma la nostra seconda pelle, l’atteggiamento costante della nostra vita.

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