I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno di Dio

28 Settembre 2008 Nessun Commento     

Ci rivediamo con gioia nella comunità cristiana, nella quale accogliamo questi bambini … che i loro genitori desiderano battezzare.

Lo sappiamo tutti che battezzare vuol dire immergere, non tanto e non solo nell’acqua.

L’acqua è solo un simbolo, un richiamo a qualcosa di più. Noi vogliamo immergere questi bimbi nell’amore di Dio. Per questo li battezziamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.

Vogliamo che attraverso l’amore dei genitori essi scoprano l’amore di Dio e, crescendo, scelgano consapevolmente, di diventare suoi figli e quindi fratelli e sorelle insieme a Cristo, di tutti gli uomini del mondo.

Purtroppo essi nulla capiscono in questo momento di ciò che stiamo facendo

Sono troppo piccoli per capire, per valutare e scegliere.

Il battesimo dei bambini, che potrebbe essere una cosa bellissima, è diventato, un potente mezzo di scristianizzazione, purtroppo.

Spesso, speriamo non sia il nostro caso, crea solo dei cristiani anagrafici, non è l’inizio di un cammino di fede.

Dobbiamo essere noi, e particolarmente i genitori e i padrini, ad impegnarci per loro. Se la nostra vita mostrerà loro la gioia di essere figli di Dio, anch’essi un giorno vorranno diventarlo.

Per questo, prima di cominciare, preghiamo.

LETTURE

Sembra che il vangelo di oggi sia stato scelto proprio in vista dei battesimi che fra poco faremo, perché Cristo vuol farci capire che cosa vuol dire essere veramente figli di Dio.

Ce lo suggerisce già la prima lettura: sapersi assumere nella vita le responsabilità in prima persona: E, aggiungerà Paolo, essere disponibili e generosi come lo è stato Cristo.

Ascoltiamo.

OMELIA

E’ un giudizio severo quello di Cristo.

Un rimprovero, rivolto non tanto alla gente, al popolo, ma ai pezzi grossi, ai capi religiosi e politici del suo tempo, ai sacerdoti, a quelli che parlano per gli altri…

E’ pericoloso parlare per gli altri… Ci si può condannare con le proprie parole.

Molto spesso si dice dei preti: “Fai quello che ti dicono, ma non fare quello che fanno…”

Ma vale anche per tutti noi se ci crediamo giusti, se diciamo di sì con le labbra, mentre il nostro cuore è lontano da Dio, come dice la bibbia.

Cerchiamo di entrare dentro il significato delle parole di Cristo.

La vigna di Dio è il mondo, questo mondo, nel quale quotidianamente si svolge la nostra vita.

I figli, mandati a lavorare sono gli uomini, tutti gli uomini, ma particolarmente i cristiani.

Perché questo vuol dire esser cristiani: accettare di lavorare nella vigna di Dio, per la costruzione del suo Regno.

E’ il battesimo, infatti, che ci fa diventare come Cristo, ci fa scegliere il suo modo di fare: lui non ha detto no e fatto no, ma che ha detto sì e fatto sì.

Quando un padre, una madre decidono di battezzare un bambino, a volte non si rendono conto di quanto questo gesto sia pericoloso.

Non so se vi ho raccontato qualche volta quello che mi è successo qualche tempo fa.

Mi trovavo nella cartoleria Poma, in Corso delle Province…(racconta) ora ha chiuso l’attività… quando una signora dopo aver magnificato l’educazione che aveva dato ai figli e ai nipoti: “Io gli ho insegnato a farsi i fatti propri, a no interessarsi degli altri, dai quali c’è sempre da aspettarsi dei guai…E’ poi… rivolgendosi verso di me…

Quando un padre e una madre decidono di battezzare un bambino è come se gli dicessero: “Figlio mio, tu non sei solo figlio mio. Io ti porto fuori di casa. Ti porto in una comunità cristiana: una famiglia più grande di questa nella quale sei nato. Li troverai altre sorelle, altri fratelli con i quali ti devi mettere d’accordo non per far solo i tuoi interessi, ma gli interessi di tutti gli uomini. Perché se tu diventi figlio di Dio, questo per te, non è un privilegio, ma un compito: diventare fratello di tutti gli uomini del mondo.

Io sono certo che se si pensasse seriamente a questo quando si battezza un bambino, il numero dei battesimi diminuirebbe…

Ci sono persone che rifiutano che rifiutano la religione, i preti, la chiesa, i sacramenti, forse a causa di qualche esperienza negativa…, ma nella loro vita lavorano effettivamente nella vigna di Dio.

Sono i cristiani anonimi, quelli a cui Cristo dirà nel giorno del giudizio: “Venite, benedetti dal Padre mio, non lo sapevate, non ci avete mai pensato, ma che quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, voi lo avete fatto a me”.

Ma il pericolo maggiore, quello di dire sì e fare no, lo corriamo noi che frequentiamo la chiesa, perché non è certamente il battesimo che abbiamo ricevuto, o i sacramenti, o le preghiere che diciamo a farci entrare nel regno di Dio; o la nostra giustizia, la nostra onestà, che anzi si ci reputiamo giusti, onesti e soddisfatti, probabilmente ne siamo fuori!

Per diventare veramente lavoratori nella vigna del Signore dobbiamo operare una conversione, un effettivo cambiamento nel modo di pensare, di agire, di metterci in relazione con gli altri; dobbiamo guardare sotto l’ottica del Regno di Dio la nostra vita in tutti i suoi ambiti.

Nella famiglia, nel lavoro, nella comunità cristiana, nella società.

Certo: la famiglia è regno di Dio, se è vissuta non in maniera centripeta, ripiegata su se stessa, privatistica, isolata, ma aperta disponibile, segno nel mondo di amore e solidarietà…

Una famiglia chiusa in se stessa, anche se fosse capace di far funzionare tutto bene al suo interno, anche se i suoi membri andassero a messa tutte le domeniche e dicessero il rosario ogni sera, ma non fossero capaci di interessarsi di ciò che accade al di là del proprio naso, non sarebbe una famiglia cristiana.

Parlavo qualche tempo fa con un mio amico che occupa un posto di responsabilità nella pubblica amministrazione.

Mi i raccontava i suoi sforzi nel tentativo di trasformare il potere in servizio, la burocrazia in densità di rapporti umani, gli interventi dall’alto non come arida applicazione della legge (con i tempi che corrono sarebbe già una gran cosa), ma come reale promozione delle persone… questa è la costruzione del Regno di Dio!

La comunità cristiana è segno della presenza di Dio se al suo interno esiste la conoscenza e la comprensione reciproca, l’aiuto fraterno; ed è strumento del Regno se non è chiusa in se stessa, se è capace di essere occhio critico della realtà che la circonda, se è capace di stimolare precisi interventi…

I tempi non sono esaltanti.

E’ decaduto il senso di responsabilità. Ciò che impera è il perseguimento ad ogni costo dei propri interessi, a spese di qualunque altra cosa.

Assemblea mercoledì scorso, Cittainseme, fallimento del comune… di chi è la colpa?

Forse non ci stiamo rendendo conto che, facendoci solo i fatti nostri, stiamo segando il ramo su cui ci siamo appollaiati.

Se davanti a questi stimoli ci riconosciamo peccatori, se siamo convinti di non vivere in pieno la nostra scelta cristiana, non dobbiamo preoccuparci.

Questo ci metterà insieme ai pubblicani e alle prostitute che sono passati avanti perché sono stati capaci, dopo aver incontrato Cristo, di convertirsi, di cambiare.

Come Matteo, capo dei pubblicani, come Maria Maddalena, la prostituta più famosa della zona, che erano probabilmente in prima fila quando Gesù pronunziava queste parole.

Speriamo e preghiamo che avvenga così per questi bambini, (così anche per) ognuno di noi.

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