L’amore è più forte della morte

2 Novembre 2008 Nessun Commento     

Il Signore sia con voi

Sia veramente con noi, con tutti noi il Signore risorto, sia presente nella nostra vita, quando in essa fioriscono le gioie, ma anche nelle difficoltà, nei guai, nelle lotte, nelle speranze

Per questa presenza di Cristo Risorto, con gratitudine, rinnoviamo al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, la nostra lode…

LETTURE

La domenica, giorno in cui celebriamo la risurrezione del Signore, coincide oggi con il due novembre, il giorno della commemorazione ei defunti, il giorno dei morti…

Riflettere sulla morte illumina la vita, aiuta a scorgerne il significato, il senso del nostro essere e del nostro agire nel mondo…

Per questo abbiamo cominciato la nostra Eucaristia con un canto pasquale e l’abbiamo continuata con il canto del Gloria”, che è un canto di gioia.

I brani biblici che fra poco ascolteremo esprimono la convinzione che l’orizzonte dell’uomo non si chiude nell’ambito angusto di questo mondo, ma si affaccia alla speranza di un mondo diverso, di una vita nuova che fin d’ora possiamo vivere e sperimentare.

Dal brano di Isaia a Paolo, fino al Vangelo i Matteo sul quale tante volte ci siamo fermati, ci viene indicata la strada per realizzare in noi e negli altri, la salvezza di Dio.

Ascoltiamo!

OMELIA

E’ bello che questa “festa” ogni tanto capiti di domenica.

Ci offre l’occasione per parlare insieme di qualcosa con cui ci scontriamo quando nonc i è possibile essere sereni.

Il ricordo dei defunti, dei nostri cari, il sentirli ancora vicini anche quando non ci sono più, fa parte della nostra cultura e si inserisce perfettamente in una visione cristiana della vita.

Lo dice, con parole molto appropriate una preghiera, una lettera che ogni tanto leggo in occasione della partenza di qualcuno per l’al di là.

L’ha scritta un deputato del parlamento francese prima di morire, l’hanno trovata sul suo comodino…

Molti di voi la conoscono, ma ve la rileggo:

Sono in piedi sul bordo della spiaggia, un veliero passa sulla brezza del mattino e parte verso l’oceano. Qualcuno, al mio fianco, dice: “E’ partito”. Partito? Per dove? Partito dal mio sguardo, tutto qui. Il suo albero è sempre altrettanto alto; lo scafo ha sempre la forza di portare il suo carico umano fino alla destinazione finale. La scomparsa totale dalla mia vista è in me, non in lui. E proprio nel momento in cui qualcuno accanto a me dice: “E’ partito”, altri lo guardano spuntare all’orizzonte e venire verso di loro, e con una voce sola esclamano con gioia: “Eccolo”.

Questa è la morte: La morte non esiste. Sono soltanto passato nella stanza accanto. Io sono io. Voi siete voi. Ciò che eravamo gli uni per li altri, lo siamo sempre.

Datemi il nome che mi avete sempre dato. Parlatemi come avete sempre fatto. Non usate un tono diverso, non prendete un’aria solenne e triste. Continuate a ridere di ciò che ci faceva ridere insieme. Pregate. Sorridete. Pensate a me. Pregate per me. Il mio nome sia pronunciato come sempre, senza alcuna enfasi, senza traccia d’ombra. La vita significa quel che ha sempre significato. E’ quella che è stata sempre. Il filo non è tagliato. Perché dovrei esser fuori dal vostro pensiero semplicemente perché sono fuori dalla vostra vista? Io vi aspetto. Non sono lontano, sono dall’altro lato della strada. Non preoccupatevi, per me tutto va bene.

E’ difficile vivere così la morte.

Spesso è un trauma, ed umanamente è giusto che sia così. Probabilmente non sappiamo guardarla con l’occhio della fede.

Persino nella amministrazione dei sacramenti.

Novembre è un mese in cui non ci si sposa e non si battezzano i bambini. Porta male…

Qualcuno telefona: Ci sono battesimi a novembre?

E’ necessario affrontare questo argomento per superare lo smarrimento, l’angoscia naturale che ci coglie davanti alla morte… non quando ci passa accanto, a distanza di sicurezza, forse nemmeno quando pensiamo alla nostra morte, ma soprattutto quando colpisce le persone che ci stanno vicine, le persone più care, la persona che amiamo…

“L’amore è più forte della morte”.

Queste parole tratte dalla Bibbia, riprese e ricamate dai poeti, riassumono stupendamente le ragioni della nostra speranza.

Se viviamo nell’amore, noi sperimentiamo una cosa straordinaria: che mentre la curva biologica decresce e si chiude su di se fino alla morte, la curva della maturazione umana si apre alla comunione e al di dono di se per crescere indefinitamente, fino a sfociare, nella vita eterna.

Per questo la “vita eterna”, come tutte le verità della fede, non è una verità teorica, ma pratica. Non nasce solo dalla ragione “scientifica”, nasce dalla esperienza, si costruisce quando il tuo cammino ti apre gli occhi sul significato profondo della vita.

Se vuoi convincertene, devi cominciare a camminare, a vivere in un certo modo, ad amare in un certo modo, a incontrare gli altri in un certo modo. Come quando, c’è una persona della quale vuoi essere amico o amica o vuoi vivere con lei, non le vai a chiedere il curriculum e le foto e ne studi a tavolino il carattere e le peculiarità fisiche, ma devi metterti a camminare con lei nella strada della vita.

Con Dio è così.

Se ci cammini insieme, magari con qualche dubbio con qualche perplessità, una luce nasce lentamente dentro di te. Acquisti il terzo occhio, l’occhio della fede, quello che sta in mezzo alla fronte con il quale si vedono cose che gli altri due occhi non vedono…

Proviamo allora a dar voce a quello che noi tutti (spero) portiamo nel cuore..

Noi crediamo la risurrezione dei morti e la vita eterna.

La fede cristiana non sottolinea l’immortalità dell’anima.

Noi crediamo – sulla risurrezione di Cristo e sulla Sua parola – alla risurrezione dei morti, cioè alla restaurazione dell’uomo tutto intero, con i suoi sogni di uomo, le sua gioie, i suoi affetti umani.

Noi crediamo nella risurrezione perché ci salveremo con tutto ciò che abbiamo amato col nostro cuore umano, perché vivremo eternamente solo i momenti vissuti con amore su questa terra.

Abbiamo amato cercando il perdono di Dio?

Saremo sempre perdonati.

Abbiamo creduto?

Vedremo.

Abbiamo ammirato le opere di Dio?

Ne saremo meravigliati ed Egli ce ne rivelerà sempre di nuove.

Abbiamo scrutato le leggi e la struttura delle cose?

Impareremo sempre di più ciò che ci appassiona.

Abbiamo gustato la comunione gioiosa con Dio e con gli altri?

Saremo sempre con coloro che amiamo.

Abbiamo conosciuto la gioia della povertà, della compassione, la gioia della lotta per la giustizia e per la pace, abbiamo subito persecuzione?

Fin da ora saremo beati perché il gusto per tutto ciò è il gusto di Dio.

La vita eterna infatti non è né un premio, né un castigo.

E’ la possibilità di continuare a scegliere gli atteggiamenti di fondo della nostra vita, scoprendone alla luce di Dio, tutta la gioia e la gratificazione o tutta noia e il disgusto…

Ci siamo chiusi all’amore, ai bisogni degli altri, abbiamo indurito il nostro cuore, ci siamo abituati a far gli affari nostri, abbiamo sempre mangiato con gli occhi nel nostro piatto?

Non sarà agevole, dall’altra parte, partecipare al banchetto di Dio.

Ecco perché non sogniamo una vita futura per consolarci della tristezza della vita presente e per essere dispensati dal migliorarla, ma incominciamo subito a vivere una vita che possa durare per sempre.

Non solo, ma la risurrezione è anticipata in quei pezzi di mondo già risorto, in quei pezzi di mondo degni del futuro che riusciamo a costruire attorno a noi.

Segno del futuro è l’amore fra due persone, segno di quella comunione misteriosa

che senza più barriere potremo avere con ogni creatura, e con Dio.

Segno del futuro, è la condivisione, la giustizia, come segno del futuro è tergere il pianto dagli occhi, perché nel futuro non ci sarà più pianto, dare un bicchiere d’acqua nel suo nome perché lì non ci sarà più sete, dare un pezzo di pane all’affamato, perché lì non ci sarà più fame, curare il malato, perche lì non ci sarà più la malattia e il dolore.

Ecco allora: Noi crediamo nella risurrezione della carne e nella vita eterna, perché anticipiamo già questa risurrezione nella nostra vita, perché siamo certi dell’amore di Dio che sperimentiamo ogni giorno, perché se abbiamo tenuto strette tante mani, non possiamo pensare che Dio lasci le nostre in quel momento supremo in cui ogni uomo raggiunge il livello massimo della povertà, della impotenza, in quel momento in cui possiamo fidarci solo di Dio.

Forse non abbiamo approfondito in tutte le sfaccettature di questo tema.

Ma io spero che questa testimonianza apra il nostro cuore alla gioia.

Una gioia comune ai cristiani e a tanti altri uomini di buona volontà.

Come quelle bellissime parole che Liliana Cavani mette in bocca ad Einstein nell’ultima scena del film trasmesso da Rai Uno domenica e lunedì scorsi. Si vede lui e lei affacciati sull’infinito, dopo la morte e il grande scienziato che dice: “La vita era un sogno, è ora che siamo svegli…

Per noi cristiani è meglio e di più. Siamo svegli già da questa vita, ed è proprio questo essere già svegli, già risorti che ci rende degni dell’altra…

Perché si incarni in noi questa speranza, preghiamo.

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