A chi ha sarà dato, E A CHI NON HA?

23 Novembre 2008 Nessun Commento     

Stamattina siamo usciti di casa. Non abbiamo sotterrato la voglia di incontrarci e di incontrare insieme il Signore, che vuole parlarci, che vuole stimolarci, che vuole rendere sempre più cristiana la nostra vita.

Affidiamo alla sua misericordia i nostri ritardi e le nostre omissioni

LETTURE

Nella prima lettura la donna perfetta è la personificazione della sapienza: la sapienza di Dio quella che, unisce l’intelligenza all’amore.

Non si comprende bene ciò che non si ama.

E le donne in questo campo, se ci si mettono, ci sanno fare: sono intelligenti: intus legunt, intuiscono, leggono dentro, e sanno amare, quindi personalizzano meglio la sapienza di Dio.

L’intelligenza che sa capire, l’amore che sa vegliare, come dice Paolo ai Tessalonicesi aprendo così la strada al vangelo, è celebrata dalla “parabola dei talenti”, che potremmo definire la parabola delle nostre responsabilità, le responsabilità dei cristiani.

Su questa parola “responsabilità” si focalizza il messaggio di oggi.

Ascoltiamo!

OMELIA

Anche oggi ci, fermiamo sulla conosciutissima e famosa, parabola dei talenti, così popolare che la parola talento che originariamente significava “peso” e quindi la moneta d’oro più pesante (26 chili) della antichità è passata ad indicare nella nostra lingua, una bella qualità, una importante caratteristica. “Che talento, diciamo, che intelligenza, è un pittore di talento, un musicista di talento, un uomo di talento… (TALENT SCOUT)

Diciamolo subito, i talenti di cui parla Cristo, non sono le nostre belle e buone qualità.

Cristo non vuole dirci: “Dio ti ha dato ad ognuno di noi tante doti; “tu sei intelligente, tu sei furbo, tu sai cantare, tu sai suonare, tu sai insegnare, tu sai parlare, tu sai curare… queste qualità non tenertele per te, mettile a servizio degli altri…

Non perché questo invito sia sbagliato. Tutt’altro!

Mettere a disposizione degli altri ciò che si ha, e ciò che si è, è bellissimo.

Ma il senso della parabola è un altro, è molto più profondo, è più cristiano.

Il “talento” è qualcosa di molto più grande!

Che cos’è?

Lo capiamo subito se integriamo questa pagina del vangelo di Matteo con la stessa parabola nel vangelo di Luca.

Luca non dice: “C’era una volta un uomo che doveva partire per un lungo viaggio e prima di partire chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni, le sue ricchezze”. Dice: “C’era un uomo di nobile famiglia che doveva partire per ricevere il titolo di re”.

Quest’uomo, che parte per ricevere il titolo di re è Cristo, Cristo che muore, che risorge ascende al cielo; è Cristo che, come vedremo domenica prossima, festa appunto di Cristo Re, tornerà alla fine del mondo come re dell’universo, per giudicare il mondo, per valutare la vita di ognuno.

I servi siamo noi.

E i talenti sono i beni le ricchezze del padrone, non le nostre doti; sono la cosa più preziosa che egli possiede, ciò che gli sta veramente a cuore, è il suo regno, il regno di Dio.

Ed allora non è difficile capire che il talento non sono le mie qualità, ma il regno di Dio al servizio del quale devo mettere le mie qualità, le mie capacità, la mia responsabilità.

Cristo affida a ognuno di noi questo mondo, questa realtà, da cambiare, da trasformare, da costruire, affida a ognuno di noi la responsabilità di quel pezzo di mondo in ci muoviamo mondo, la responsabilità dei nostri fratelli, la cura e la sollecitudine per la realtà che ci circonda, le donne e gli uomini che egli ama: e fra questi quelli che ama di più: gli affamati, gli assetati, gli ignudi, i carcerati, i forestieri, i malati…

Affida a noi, cristiani, il suo compito, la sua missione, la sua stessa ragione di vita.

E parte!

E al suo ritorno ci chiederà: “Tu hai scelto di essere cristiano”.

Che ne hai fatto del pezzo di mondo che ti ho affidato, degli uomini e delle donne che hai incontrato, e che dipendono da te?

Hai lasciato tutti e tutto così come lo hai trovato, preoccupandoti solo di salvare te stesso, o ti sei impegnato per cambiarlo?

Hai sotterrato il talento o lo hai fatto fruttificare?

Cosa vuol dire sotterrare?

Cosa vuol dire investire?

Sotterrare vuol dire metterlo da parte, non averlo più davanti agli occhi. Sapere che c’è ma non mi serve…

Investirlo vuol dire averlo sempre fra le mani, averlo davanti agli occhi, metterlo in cima alle mie preoccupazioni…prima del cibo, del vestito, dei soldi, di tutto…

Io posso sotterrare il regno di Dio sotto la preoccupazione di salvare me stesso.

Non faccio nulla di male. Vado a messa la domenica, mi faccio i fatti miei… (aggiungere?)

Ho perso un’occasione di costruire il regno di Dio.

Io posso sotterrare il regno di Dio sotto i sacramenti.

E’ la grande difficoltà che noi preti, noi catechisti di questa comunità, affrontiamo con i ragazzi o in genere con quelli che vengono in chiesa a prepararsi alla prima comunione o alla cresima.

Non si viene in una comunità cristiana per fare la prima comunione, e nemmeno la cresima.

Si viene in una comunità cristiana per conoscere Gesù Cristo, per imparare a costruire il regno di Dio, per guardarsi attorno nella vita.

Come per essere definiti cristiani non c’è bisogno di sposarsi in chiesa.

Per sposarsi in chiesa c’è bisogno di essere cristiani. Ma questo è esattamente il contrario.

Io posso sotterrare il regno di Dio sotto il disinteresse, sotto il perbenismo, sotto l’ignoranza più totale della parola di Dio e delle sue esigenze, io posso sotterrare il regno di Dio quando ho dimenticato che il vangelo mi propone di agire nella gratuità, di perdonare amici e nemici, di amare come Cristo ci ha amati…

Ed alla fine Cristo mi chiederà: “Che ne hai fatto del vangelo che ti ho affidato?”

Perché a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha!

Cerchiamo di capire il senso di questa frase sibillina, misteriosa…

Si capisce se la si completa.

A chi ha dato la sua vita per il regno di Dio la sua vita gli sarà data, a chi non ha l’ha data sarà tolta.

Tu hai dato gioia!

Gioia ti sarà data!

Hai dato amore? Ti sarà dato amore!

Hai dato perdono?

Sarai perdonato!

Hai salvato? Sarai salvato!

Hai perduto la tua vita a causa di Cristo?

La salverai!

Hai salvato la tua vita? La perderai!

E’ così per noi, è così anche per la chiesa.

Anche la chiesa può correre il rischio di sotterrare il regno di Dio:

Sotto i privilegi, sotto le leggi in difesa della morale, sotto le regole, sotto l’alleanza con i potenti, sotto la speranza di costruire il regno di Dio non con la forza dello Spirito, ma con i soldi e il potere.

Cristo chiede qualcosa di più.

Specialmente oggi, in un mondo come il nostro in cui non mancano i tentativi di ridurre il cristianesimo a religione civile, a cornice di una civiltà, quella occidentale, a svuotarlo della sua carica innovatrice e rivoluzionaria, a farlo diventare qualcosa di scontato, peggio di innocuo, in fondo qualcosa di inutile e di decorativo.

Non ne vale la pena, meglio niente.

Se abbiamo scelto di essere cristiani, anzi se lo scegliamo ogni giorno, perché le vere scelte sono quelle che si rinnovano ogni giorno, andiamo a vedere se il talento, il suo tesoro che Dio ci ha affidato è sotto terra o nelle nostre mani, e soprattutto nel nostro cuore.

Dio ci chiederà conto di tutto questo!

Per i particolari?

Leggetevi il vangelo di domenica prossima, nel foglietto che è all’uscita della chiesa!

Riprenderemo esattamente da qui!

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