Il Verbo si è fatto carne

25 Dicembre 2008 Nessun Commento     

Abbiamo cominciato questo momento di gioia e di festa cantando la gloria di Dio.

Né potevamo fare diversamente per esprimere, per manifestare la gioia di ritrovarci insieme in questo giorno della nascita di Cristo.

Con questa gioia, con questa gioia profonda, con questa gioia cristiana che nasce dalla capacità di vivere il vero significato di questa giornata, diamoci affettuosamente il benvenuto.

Un benvenuto sincero e cordiale a tutti, a quelli con i quali più spesso condividiamo questa eucaristia domenicale, ma anche e soprattutto a chi viene più di rado o a chi è oggi qui per la prima volta.

Voglio sperare che chiunque oggi si trova qui, non si consideri un estraneo, ma si senta accolto, fra amici, fra fratelli e sorelle, fra persone che, anche non conoscendolo, lo vogliono bene…

Perché nessun uomo può essere più estraneo ad una altro uomo da quando Cristo è venuto al mondo…

Con questi atteggiamenti, con questi sentimenti cominciamo questa Eucaristia: Nel nome del Padre…

Il Signore sia con voi…

Il Signore è con noi se accogliamo con gioia il suo perdono, e se lo riversiamo generosamente sui nostri amici e sui nostri nemici…

Per questo preghiamo…

Donaci o Padre, in questa celebrazione della nascita di Cristo, la gioia di apprezzare questo tuo dono e la capacità di trasformare, attraverso questo dono, la nostra vita.

Per Cristo nostro Signore. Amen!

LETTURE

Esulta il profeta Isaia, prorompe in canti di gioia annunziando il regno di Dio, la cui venuta, attraverso Cristo è annunziata nella lettera agli Ebrei.

“Il Figlio si fa carne, pone la sua tenda in mezzo a noi”, dice fra l’altro, l’inizio del vangelo di Giovanni, uno dei brani più belli e più profondi della bibbia.

Accogliamo con gioia questa parola perché diventi carne nella nostra vita.

OMELIA

Auguri! Tanti auguri a tutti!

Non possiamo non cominciare così questa messa di Natale!

E’ una parola che ripetiamo decine, centinaia di volte in questi giorni… Ci viene spontaneo dirla al conoscente ed all’estraneo, all’amico e, speriamo, anche al nemico, al fruttivendolo dell’angolo della strada ed al marocchino che vuole ad ogni costo pulirci il parabrezza accanto al semaforo.

Riempiamola di contenuti questa parola, riempiamola di quelle cose che desideriamo per gli altri, e che vorremo gli altri desiderassero per noi…

La salute! E’ la prima cosa! Basta ca c’è a saluti!

La casa! Cosa è un uomo, una donna, una famiglia, senza una casa?

Il lavoro! Un lavoro stabile, sicuro, in cui non sei sfruttato e ti pagano per quello che fai…

La pace, la serenità della vita…

Ed infine (o prima di tutto?) l’amore, la gioia di essere accolti, di essere capiti, di essere amati, dal padre o dalla madre, dalla moglie o dal marito, dai figli, dalla suocera o dalla nuora, dal tuo ragazzo o dalla tua ragazza, e, perché no?, anche dal professore, dal vigile urbano, dal datore di lavoro e dal vicino di casa…!

Auguri per tutte queste cose. Che cosa manca? Sembra che ci sia tutto: la salute, la casa, il lavoro, la pace, l’amore…

Forse quando diciamo “auguri” vogliamo confusamente, implicitamente dire tutto questo…

Ma non è umano tutto questo, non è troppo umano? Cosa aggiunge e cosa toglie a tutto questo il nostro essere cristiani?

No, miei cari fratelli, farsi così gli auguri non è lontano da Dio. I nostri desideri, le nostre aspirazioni umane, ciò che noi desideriamo coincide con ciò che Dio desidera per noi e con noi…

Con una sola differenza, con una sola aggiunta: che tutte queste cose Dio le desidera per tutti. Dio vuole che la festa, la gioia sia festa per tutti. Dio gode della gioia dei suoi figli, non vuole che essi rinunzino alla festa ed alla gioia; vuole solo, ed ecco dove sta il nostro essere cristiani, dove sta lo specifico del nostro natale, che il tuo, augurio non sia solo una parola che esprima un vago desiderio, ma sia un impegno di vita, un impegno che in qualche modo faccia avvenire per tutti tutto ciò che tu desideri per te, e per quelli ai quali vuoi bene.

Per questo, per realizzare tutto questo il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi!

Da qui possiamo trarre l’augurio che oggi ad ognuno di noi fa Dio:

Anche il tuo corpo come quello di Cristo, anche la tua carne, anche la tua vita può diventare quel passaggio obbligato attraverso il quale viene la festa, la vera festa per l’uomo: la festa della giustizia, della fraternità e della pace…

La gioia di questo giorno, per noi, è sostanziata da ciò che fino ad ora abbiamo fatto e dalla speranza di non chiudere per Santo Stefano il nostro impegno nel mondo…

Noi dobbiamo godere oggi della pace, della serenità e della gioia, della convivialità, ma sappiamo anche bene che ogni giorno dobbiamo perdere un po’ della nostra pace per costruire la pace, che dovremo perdere un po’ della nostra serenità per costruire la giustizia, un po’ del nostro quieto vivere se vogliamo costruire attorno a noi un mondo migliore, che dobbiamo aggiungere un posto alla nostra tavola perché ogni uomo goda sulla terra della gioia che Dio, Padre ha destinato ai suoi figli.

La tristezza, l’autoflagellazione non servono, i sensi di colpa non aiutano…

Serve invece moltissimo quella speranza che ci da, giorno per giorno il coraggio di esultare perché, nonostante i nostri limiti, viene, attraverso di noi, il regno di Dio.

Ringraziamo Dio per tutto questo e preghiamolo perché ci duri sempre, in ogni giorno della nostra vita, la gioia che ci viene dal Natale del Signore.

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