Distruggete questo tempio ed io lo riedificherò

16 Marzo 2009 Nessun Commento     

Siamo riuniti in chiesa. Così chiamiamo questo luogo, questo edificio che ha usurpato il vero significato della parola.

Ma noi sappiamo bene che la chiesa siamo noi, noi che formiamo l’assemblea del popolo di Dio con il quale Egli vuole rinnovare la sua alleanza.

Riappropriamoci di questa nostra identità e, attraverso il perdono fraterno, riuniamoci non solo fisicamente nello stesso luogo, ma, affettuosamente, nello stesso Spirito.

Renderemo così questo tempio che siamo noi, degno di Dio.

LETTURE

Vi accorgerete subito anche oggi, della densità della Parola di Dio.

Non di una breve presentazione ci sarebbe bisogno, ma di una vera e propria analisi; di una lettura capace di mettere in luce brano per brano, parola per parola, la ricchezza dei contenuti…

Ancora oggi il motivo di fondo è l’alleanza.

Ma, mentre nel Vecchio Testamento questa alleanza si esprime nei comandamenti, nell’arca, nel culto del tempio; nel Nuovo Patto, nella nuova alleanza, comandamenti e tempio vengono superati.

E’ il corpo di Cristo, la sua vita, la nostra vita, l’unico luogo del culto di Dio.

Ed è l’amore, spinto fino al sacrificio di se, che comprende e supera la legge.

Ecco in che cosa consiste il paradosso, la stranezza, la pazzia, la novità di cui ci parla Paolo nella lettera ai Corinzi.

Chiederemo a Dio la forza per verificare nella quotidianità della nostra vita queste parole.

OMELIA

Il muro del pianto… quell’alto muro, quel rudere, davanti al quale, i buoni ebrei, con quei cappelli inusuali in testa, pregano dondolando stranamente il capo, è tutto ciò che rimane oggi dell’immenso tempio di Gerusalemme, ancora in piedi ai tempi di Cristo.

Gerusalemme: una città ancora oggi teatro di lotte, di violenze, di scontri. Un luogo che tre religioni chiamano santo, un punto di partenza dal quale tante chiese, tante moschee, tante sinagoghe hanno sciamato per riempire il mondo.

Il tempio è il simbolo del sacro: più esso è solenne bello, grandioso, più potente è la religione che lo possiede

E’ così per tutti i templi: pensate alla basilica di San Pietro, a Roma, la cui facciata, leggevo l’altro giorno, è più vasta di un campo di calcio; recentemente restaurata, è il simbolo del cattolicesimo.

Ci fa commuovere, ci riempie di orgoglio…, è ammirata ogni giorno da migliaia di pellegrini che, probabilmente, non sapranno mai quante lacrime e quanto sangue è costata ai contadini europei, quando i papi del Rinascimento raccoglievano i soldi per affidarne la costruzione ai più grandi artisti del tempo…

Ma, al di là di questi particolari, tutti i templi hanno qualcosa in comune. essi dividono il mondo in due parti: il sacro e il profano. Da una parte mettono Dio e dall’altra l’uomo. Il tempio è lo spazio del sacro, tutto il resto è l’ambito del profano Tendono a convincerci che la nostra vita ordinariamente non ha nulla a che vedere con Dio. Quando vogliamo metterci in contatto con Lui, dobbiamo andare a fargli visita, a portare offerte nella sua casa.

E’ uno dei compiti della religione: dividere le cose in sacre e profane, dividere gli uomini in sacri e profani, costituendo le “caste”: quella dei sacerdoti, degli uomini di Dio, e quella dei fedeli. La casta superiore di chi è in rapporto con Dio e ti permette di comunicare con Lui e la casta inferiore di chi aspetta di essere messo in comunicazione, la casta di chi comanda e la casta di chi obbedisce.

Un dominio spirituale che fa presto ad estendersi ad altri domini: culturali, politici, economici…

Ecco perché il tempio, il culto, il sacrificio, diventa più importante di Dio e, soprattutto, più importante dell’uomo…

Cristo, cacciando i mercanti dal tempio, ha voluto ribaltare tutto questo. Ha eliminato il rapporto economico tra l’uomo e Dio. Ha distrutto la religione come fatto commerciale, come scambio, come qualcosa che faccio per Dio perché Lui faccia qualcosa per me…

Ma soprattutto ha voluto riunificare il sacro e il profano trasferendo il culto dal tempio alla vita.

Lo ha capito bene l’evangelista Giovanni: “Quando disse distruggete questo tempio ed io lo riedificherò in tre giorni, Egli parlava del suo corpo”.

Andiamo all’essenziale allora.

Cristo vuol idirci, non solo con questo episodio, ma con tutta la sua vita, che è Lui, il suo corpo, crocifisso per i fratelli, risorto per la salvezza di tutti, il luogo più vero e autentico del culto di Dio…

Ed allora per l’identificazione profonda che c’è fra Cristo e ogni uomo, ogni uomo perseguitato e crocifisso è il luogo del culto di Dio…

Ed allora per l’identificazione profonda che c’è fra noi e Lui è il nostro corpo, la nostra vita, se donata come la sua, il luogo vero del culto di Dio.

Cosa dovremmo fare, allora?

Chiudere le chiese?

Per ritrovare Cristo?

Per ritrovare il vero culto di Dio?

Per impedire ai cristiani di oggi di accendere lumini e candele?

Per sganciare Dio da ogni compromesso col potere con i soldi?

Probabilmente non ci riusciremmo o forse perderemmo il tempo.

Ci penserà Dio stesso se ne sarà il caso!

Il tempio di Gerusalemme fu distrutto quaranta anni dopo la vicenda di Gesù e oggi rimane solo il muro del pianto…

Noi dobbiamo preoccuparci di realizzare nella nostra vita il culto di Dio.

Altrimenti anche per noi, come ci ha detto Paolo nella lettera ai Corinzi, Cristo sarà scandalo e follia…

Scandalo per i giudei tanto legati alla loro tradizionale religiosità, ai miracoli, alla potenza di Dio, da non accettare l’umiliazione di un Dio crocifisso…

Pazzia, stoltezza, stupidità per i greci, che nella loro razionalità non potevano accettare la logica strana e paradossale di un Dio che per raggiungere i suoi fini non vuole templi, oro, denaro e potere, ma solo il cuore dell’uomo…

Ecco perché Egli ci indica la strada per liberarci di quei pesi che ci impediscono di mettere la nostra vita al suo servizio.

Come per gli ebrei, così per noi, i dieci comandamenti, le dieci parole, sono il dono che Dio ci fa per percorrere la strada della liberazione dal negativo che c’è nella nostra vita, al positivo. La strada per aprirci al culto vero, al culto che si manifesta nella disponibilità, nella apertura, nell’amore che nessuna legge può imporre, nessun comandamento può determinare…

Tentiamo di riscrivere questa pagina dell’Esodo nel nostro linguaggio.

Tentiamola di riscriverla nella sua positività. Perché leggendo i comandamenti, staccati dal contesto dell’alleanza si corre il rischio di farne solo delle proibizioni piuttosto che una strada che può condurre al vero incontro con Dio.

Io sono il Signore Dio tuo; io ti ho liberato dalla paura e da ogni idolo; io ti ho creato per farti libero, perché tu sia libero.

Non umiliare la tua libertà prostrandoti davanti agli idoli del tuo tempo: il denaro, il potere, il tuo benessere personale, il menefreghismo. La libertà dei figli di Dio, dei figli dell’alleanza realizza la sua felicità nella povertà, nel servizio, nella solidarietà.

Così ha fatto il mio figlio Gesù.

Non crearti immagini e immaginette, statuette e statuine… più o meno piangenti. Cerca la mia immagine nel volto di chi ha bisogno. E ricordati che se cerchi il mio regno tutto il resto lo avrai in più.

Così ha fatto il mio figlio Gesù.

Non usare il mio nome invano, per coprire le tue malefatte o avvallare i tuoi delitti. Io non accetto che il mio nome venga difeso da chi toglie all’uomo la libertà, che venga fatto proprio da un partito, che venga monopolizzato dalle religioni in lotta fra di loro, perché io, Dio, non appartengo a nessuna religione. Chiese, templi e sacrifici sono cose vostre, le avete fatto voi, io non c’entro…

Impedisci all’avidità e all’invidia di entrare nella tua casa e nel tuo cuore.

E se qualcuno non condivide con te comincia tu a condividere con lui l’amore e il perdono. A me non interessano i sacrifici. A me interessa solo il tuo cuore.

Riposati il settimo giorno. E’ il mio giorno, il giorno del Signore. Godi in questo giorno la gioia della vita, la felicità dello stare insieme, la bellezza del gratuito, la scoperta di essere uomo con gli altri uomini. E’ nel tempo libero che si verifica la vera libertà.

E la tua Eucaristia domenicale non sia un rito o un tributo da pagare a me.

Ma il segno e il simbolo, la celebrazione, la festa di un nuovo modo di vivere insieme con me e fra di voi; nella gioia, nella fraternità, nella condivisione.

Così ha fatto il mio figlio Gesù.

Onora tuo padre e tua madre, rispettali, amali; ma considera ogni uomo e ogni donna, come tuo padre, tua madre, tuo fratello, tua sorella ed insegna a tuo padre e a tua madre, a rispettare la tua libertà.

Così ha fatto il mio figlio Gesù.

Non si uccide solo con le armi o per rapina: si può uccidere con l’abbandono, il disinteresse, con il silenzio e la viltà di fronte al male: tu sei responsabile della vita degli altri come della tua, a costo della tua.

Così ha fatto il mio figlio Gesù.

Vivi con maturità il rapporto con chi ami: fatti carico di lei, fatti carico di lui ed insieme fatevi carico del mondo: cercate fra di voi la gioia perché dovunque c’è un gesto d’amore, lì ci sono anch’io.

Ricordati che ci sono tanti modi di rubare: i soldi spesi per le armi, la corruzione, il consumo sfrenato non possono coniugarsi con chi muore di fame.

Quello che hai non tenerlo tutto per te.

Così ha fatto il mio figlio Gesù.

Combatti la falsità e l’omertà: grida contro l’ingiustizia, dai la tua vita per costruire la pace.

Così ha fatto il mio figlio Gesù.

Questi non sono ordini, non possono chiamarsi “comandamenti”: la mia alleanza non ha bisogno di comandi, non ci sono statuti e un regolamenti nella mia casa. Tutto questo è scritto nel tuo cuore e l’Amore che viene da me ti aiuterà a leggerlo.

Per questo avrai sempre accanto il mio Figlio Gesù.

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