Io sono la vite, voi siete i tralci

10 Maggio 2009 Nessun Commento     

Arriviamo qui, come ogni domenica, portandoci dietro la leggerezza delle nostre gioie e delle gioie del mondo, il fardello delle nostre pene e di quelle della realtà che ci circonda.

Gli avvenimenti della nostra vita, i nostri dolori e le nostre speranze si intrecciano alle sofferenze ed alle speranze del mondo…

Iniziamola, questa messa, con un desiderio: che si manifesti tra le pieghe del tormentato volto della storia, il volto, la gloria di Dio.

LETTURE

Tutto ciò che ascolteremo oggi è ancora una volta uno stimolo, una spinta vivere, sempre più e sempre meglio, l’avvenimento pasquale.

Pasqua è risurrezione, è vita nuova, è un nuovo modo di essere che si traduce in un nuovo modo di fare…

“Io sono la vite e voi i tralci”, ci dice Cristo. Il nostro compito è portare frutti, concreti, reali, veri… non parole, fatti, precisa Giovanni nella sua lettera, come avveniva, secondo la testimonianza degli Atti, nelle prime comunità cristiana.

OMELIA

“Amiamoci, ci ha detto Giovanni, sul serio, a fatti, non solo a parole, con bei discorsi.

Mentre leggevo queste parole avevo sul tavolo una pagina di Repubblica dello scorso venerdì.

Eccola: “Li avete mandati al massacro: in quei lager stupri e torture”.

Si riferisce a quei duecento e più , uomini, donne e bambini che le motovedette italiane hanno riportato in Libia.

Ve ne leggo alcune righe.

E’ un articolo che ho stampato. Chi vuole ne ritiri una copia, se vuole saperne di più…

Ve me leggo alcune righe…

Mi sono vergognato di essere italiano, di far parte di questo popolo che non è più capace di indignarsi… mi sono anche vergognato di essere cristiano…

Amiamoci non solo a parole, ma coi fatti.

Da questo sapremo che siamo nella verità.”

La verità della nostra vita…

In che cosa consiste la verità della vita?

E’ estremamente chiara la risposta di Giovanni: Nella nostra capacità di amare.

Perché aggiunge Giovanni:“Se uno ha di che vivere e vede un fratello bisognoso, ma non ha compassione e non lo aiuta, che valore ha la sua espressione: “Io amo Dio”?

Se non amiamo falsifichiamo Dio. Gettiamo il discredito su di lui, perché Dio è amore.

Penso che per valutare la verità della vita di ognuno di noi sarebbe sufficiente disegnare il cerchio dei suoi interessi.

Per alcuni un simile cerchio coinciderà con la loro… circonferenza, e sono i dannati.

Altri allargheranno la loro attenzione, a coloro che li circondano, ma saremo giudicati “cattolici” solo se la nostra visuale arriverà fino alla estremità della terra.

Questa è la “verità” difficile della nostra vita.

Perché non è una verità da credere, ma una verità da fare.

Ma, nella parola di Dio di oggi, insieme alla difficoltà è indicata la strada per la soluzione.

L’amore a fatti, non a parole, nel cristiano non nasce da una generica e moralistica spinta al “vogliamoci bene”. Non è quel “buonismo” che può dare origine al sorriso stereotipato e formale, alla pacca sulla spalla, magari al tirare fuori cinque euro dal portafoglio, continuando sostanzialmente a farsi i fatti propri.

Questo amore, questa solidarietà, questa capacità di dare la vita nasce da un rapporto profondo, intimo con Cristo, che ci trasforma, comunicandoci a stessa vita, lo stesso sangue, la stessa linfa che rende possibile la vita di Dio: Il suo Spirito.

Ecco la spiritualità del cristiano: se è vero, come diciamo spesso che Dio è presente in ogni uomo; se è vero che Dio è presente nel cuore dell’ateo che opera il bene, sarà ancora più vero che il contatto prolungato con Cristo, con la Parola di Dio, all’interno in una comunità, produce una vera e propria trasformazione della propria vita.

Ci fa diventare rami dello stesso albero, fa scorrere dentro di noi la stessa linfa di Dio, ci rende capaci di fare quello che ha fatto Lui, ci fa capire che senza di Lui, staccati da Lui, non possiamo far nulla.

Ecco allora perché siamo nella verità. Perché siamo in Cristo, vite di cui noi siamo i tralci, è la via, la vita, la verità.

Su questa constatazione, su questa esperienza si fondano per noi cristiani le motivazioni dell’amore del prossimo.

Se ci riflettete bene, l’amore è l’unica cosa al mondo che si fa senza un motivo.

Chiedete a due perché si amano… Non c’è un motivo. E’ così. Basta.

Così come quando l’amore finisce. Ci si arrovella per cercare i motivi. Non sempre ci si riesce.

Non amiamo perché ci viene comandato. Si ama perché si è in un certo modo.

Se non hai un minimo di spessore umano non riesci ad amare nemmeno la persona alla quale hai scelto di stare vicino.

Se siamo uniti a Cristo e Cristo è unito a Dio, noi non possiamo non amare, perché Dio è amore. E’ fatto così.

L’amore non è un comandamento… E’ la naturale esplicitazione di un modo di essere.

Ciò che abbiamo di divino in noi, ama.

Ciò che è ancora umano, ciò che non è ancora stato trasformato dalla Spirito di Dio, non riesce ad amare.

Il nostro compito consiste nel non uccidere il divino che c’è in noi, nel pigliarne coscienza, senza paure e senza sensi di colpa per i nostri limiti, perché “se il nostro cuore non ci perdona, Dio è più grande del nostro cuore”.

Il dramma della nostra epoca è proprio questo. Che noi uomini, oggi, siamo legati, aggrovigliati gli uni agli altri. Siamo legati dalla paura, dall’interesse, dai problemi economici, dall’inflazione, dalle tasse, dal mercato globale,dall’indice di Maastricht, da “domenica in, da Internet, ma non siamo uniti dalla fiducia, dall’amore reciproco.

Siamo stretti gli uni con gli altri, ma non ci amiamo, ci inganniamo.

Scoppia l’influenza in Messico. Ci ammaliamo in Italia…

Siamo legati, costretti a stare l’uno accanto all’altro, senza l’amore… questo è l’inferno!

Il papa si rivolge ai politici, perché è convinto che se fanno leggi ispirate ai valori cristiani, salveranno il mondo.

La Parola di Dio di oggi si rivolge ai cristiani, a noi che abbiamo scelto Gesù Cristo.

Gesù Cristo non si rivolgeva ai politici ma ai suoi discepoli.

Il miracolo che il mondo aspetta dai cristiani è il miracolo della carità, del nostro amore coraggioso, attivo, gioioso, comunicativo.

Ovunque arriva un cristiano, dovrebbe prodursi la comunione, rompersi il ghiaccio, irraggiare la gioia, la generosità attenta e delicata, la dedizione contagiosa…

Mi è stato portato qualche giorno fa un foglietto: le beatitudini del 2000. Per finire lo leggiamo.

Sulla scia di queste indicazioni ognuno di noi troverà la strada, dalle piccole alle grandi occasioni, per amare non con le parole, ma con i fatti e nella verità.

Le beatitudini del 2000.

Beati coloro che hanno scelto di vivere sobriamente, per condividere i loro beni con i più poveri.

Beati coloro che rinunciano a più offerte di lavoro per risolvere i problemi dei disoccupati.

Beati i funzionari che sveltiscono gli iter burocratici e tentano di risolvere i problemi delle persone non informate.

Beati i banchieri, i commercianti e gli agenti di vendita che non approfittano delle situazioni per aumentare i loro guadagni.

Beati i consiglieri comunali e provinciali che non hanno come scopo il loro interesse personale e di partito ma gli interessi della gente.

Beati i politici e i sindacalisti che non arricchiscono se stessi ma trovano soluzioni concrete alla mancanza di lavoro.

Beati noi quando smetteremo di pensare: “Che male c’è nel frodare, tanto la fanno tutti”.

Allora la vita sociale, la vita di ogni giorno, la nostra vita, sarà un anticipo del Regno dei cieli.

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