Fa udire i sordi, fa parlare i muti…

6 Settembre 2009 Nessun Commento     

L’amore, la forza, la tenerezza di Dio, sia con tutti voi…

Siamo certamente contenti di rivederci, di ritrovarci insieme, di accoglierci, di salutarci in questa esperienza domenicale, in questo appuntamento che, se siamo qui, ha certamente importanza per la nostra vita, perché ci sveglia, ci stimola, ci fa prendere coscienza dei nostri peccati, ci da la gioia di celebrare la presenza di Dio, ci apre all’ascolto della sua parola e ci da la forza per testimoniarla.

Insieme preghiamo perché i nostri limiti non ci impediscano di ascoltare la sua voce.

LETTURE

Dio è presente nella nostra storia.

Questa presenza incoraggia e da speranza.

E’ una presenza non astratta, ma concreta: Dio si incarna in quelle donne e in quegli uomini di buona volontà che, accostandosi a Cristo, come Lui, diventano capaci di salvezza.

Questo è l’essenziale del messaggio che oggi si snoda logicamente dal brano di Isaia, al Salmo, alla lettera di Giacomo, al Vangelo di Marco.

Nessun particolare va perduto se vogliamo capire e tradurre questa Parola nella nostra vita.

OMELIA

C’è qualcuno che si vanta di non leggere mai un giornale, o di non guardare mai un telegiornale: “Il mondo è tutto uno schifo, non mi interessa niente, del resto nessuno è capace di dire minimamente la verità, i fatti sono travisati, le notizie inventate, e anche quando non se le inventano te le manipolano in modo tale da prenderti in giro e farti credere quello che vogliono!…

Meglio farsi i fatti propri.

Che il mondo vada a farsi benedire, non se ne può più!

Non è che abbia del tutto torto chi la pensa così!

Specialmente se la pensa così non per nascondere le proprie malefatte, ma perché è scottato dalla realtà.

Prendere per oro colato le parole che provengono da uno schermo televisivo, accettare a scatola chiusa ciò che sta scritto su una pagina di giornale è pericoloso!

Si corre il rischio, se manca un mimino di supporto critico, di sostituire alla nostra testa quella dell’imbonitore di turno, e, siccome è difficile affrontare la fatica dell’ascolto delle diverse campane e costruirsi una propria idea, qualcuno preferisce fare d’ogni erba un fascio e gettare dalla finestra l’acqua sporca ed il bambino.

Ma in questo modo corriamo il rischio di diventare sordi e muti.

Sordi, perché a forza di sentire note stonate chiudiamo le orecchie.

Muti perché non ascoltando, non informandoci, non sapendo nulla, se non in maniera superficiale, approssimativa e imprecisa ci è impossibile non solo parlare, ma anche pensare.

Questo non è bene, né riguardo al nostro essere donne ed uomini, né per quanto attiene all’essere cittadini, e, sopratutto, (ed è questo che ci interessa) rispetto al nostro essere cristiani.

Non è bene sempre, ma soprattutto all’interno delle vicende di questi giorni, di cui credo siate a conoscenza, alla luce delle quali dobbiamo riflettere sul nostro ruolo di cristiani, di cattolici in questo paese.

Io credo che i politici, di qualunque partito, guardino ai cattolici come a individui incapaci di pensare con la propria testa.

I politici, di tutti i partiti, fanno a gara per corteggiare la chiesa, perché il voto cattolico fa gola a tutti, e ci trattano spesso da emeriti cretini, sempre in attesa di ordini dall’alto, incapaci di informarsi, incapaci di pensare, incapaci di decidere…

Pensavo, per esempio, all’impatto che hanno avuto sulle vostre teste le recenti affermazioni di Bossi: Il mio partito -egli dice- è l’unico partito veramente cristiano perché nel cristianesimo affonda le sue radici.

E va a dirlo al card. Bagnasco,il presidente della conferenza episcopale italiana che invece di metterlo cortesemente alla porta, mostra di dargli credito.

Io credo che basta avere un minimo di intelligenza, di cultura e solo un po’ di buon senso per dare il credito che si meritano alle parole di Bossi, che si è inventata la Padania, il matrimonio celtico, il magico rito dell’ampolla, il dio Po…

Voi mi direte: Ma tutto questo che c’entra con la Bibbia che abbiamo letto oggi?

Io vi dico che a tutto ho pensato a tutto questo leggendo il brano di Marco.

Contestualizziamolo.

Cristo (siamo al cap. 7 del vangelo di Marco) ha parlato della purezza del cuore, (ricordate sabato scorso?), ci ha detto che non sono le cose esteriori a deteriorare il nostro rapporto con Dio, ci ha detto che il rapporto sincero con Dio e con gli altri deriva dal cuore, dalla purezza del cuore… ; dette queste cose, Cristo, (ed è l’episodio di oggi) in un territorio pagano, guarisce un sordomuto: quasi a dire che i pagani sono più disposti ad ascoltarlo dei suoi correligionari, degli ebrei.

Ma dopo aver compiuto questo miracolo, questo “segno” sembra scoraggiato.

I farisei continuano a non ascoltarlo, gli chiedono altri miracoli, non lo capiscono, o non lo vogliono capire.

Circondato da tanta incomprensione, si rivolge ai discepoli: Anche voi non capite? Avete occhi e non vedete?Avete orecchie e non sentite?

Ecco, a noi sono rivolte oggi queste parole, Siamo noi, i discepoli di Cristo oggi che corriamo il rischio di aver occhi e non vedere, di avere orecchi e non sentire.

Chi ha realmente bisogno di essere toccato nelle orecchie, nella lingua, negli occhi è ognuno di noi.

La nostra apertura alla fede dovrebbe darci “sensi nuovi”, orecchie nuove, nuovi occhi nuovi per entrare in un contatto originale, genuino,con la realtà.

Dovrebbe farci vedere ciò che gli altri non vedono, dovrebbe farci udire ciò che gli altri non odono, dovrebbe farci dire ciò che gli altri non dicono.

Dovrebbe farci vivere le esperienze umane scorgendo in esse le dimensioni aggiunte della fede, che come sapete non ci fa vedere cose nuove, ma ci offre un nuovo modo di vedere le cose.

Lo stesso matrimonio…, un’esperienza comune a tutte le donne e gli uomini di questo mondo, vissuto cristianamente si rivela tutt’altra cosa. Perché, voi lo sapete il matrimonio cristiano non è quello celebrato in chiesa, ma quello vissuto, ogni giorno, alla luce di Cristo.

E’ lo sguardo della fede!

E’ il nostro compito di cristiani!

Vedere quello che tutti vedono, guardare quello che tutti guardano con l’occhio di Cristo!

A ragion veduta dico “dei cristiani”, delle singole “comunità cristiane” e non della chiesa.

Perché la chiesa, il vaticano, spesso e purtroppo, non ha la libertà di dire ciò che pensa. Troppo preoccupata di perdere privilegi e appoggi, di stringere o sciogliere alleanze, dice e non dice, si affida alla prudenza una prudenza che alle volte confina con l’omertà.

Ecco l’esperienza che viene oggi descritta dal vangelo.

Se la nostra fede non opera questa trasformazione, non ci fornisce questo coraggio, non ci da questa intraprendenza, è un fede inutile, non serve a Dio, non serve a noi, non serve alla realtà che ci circonda.

Saper ascoltare la Parola di Dio, capirne le esigenze e le direzioni, confrontarla con la realtà, con la nostra vita, diventare capaci, abili a rispondere: questo appunto vuol dire essere responsabili.

Ecco il miracolo che dobbiamo chiedere a Cristo ogni giorno: che apra le nostre orecchie all’ascolto della sua parola, che dischiuda le nostre labbra per proclamarla, che muova le nostre mani per realizzarla.

E’ questo il frutto della fede.

Preghiamo perché maturi dentro di noi!

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