Santa Famiglia

27 Dicembre 2009 Nessun Commento     

Ad un solo giorno di distanza dal Signore Natale, ci rivediamo insieme in questa domenica dedicata alla Santa Famiglia.
Cristo, Figlio di Dio, per salvarci, non ha voluto piovere dal cielo, come un extraterrestre. Ha scelto di nascere all’interno di una coppia, ha voluto vivere questa esperienza fondamentale nella nostra vita.
Se Cristo è novità, noi oggi dovremmo celebrare ciò che di nuovo che Cristo ha portato nascendo in una famiglia umana.
Tutto ciò oggi viene sottolineato dalla presenza di questi bambini che insieme battezzeremo, immergeremo nell’amore di Dio. I loro genitori, che li hanno portati qui, in una comunità cristiana sono certamente consapevoli della gioia e della responsabilità di questo momento.
Uniamoci a loro, circondiamoli del nostro affetto, ed insieme, riconciliamoci.
A volte i rancori più profondi, gli odi più duraturi non sono verso gli estranei, ma allignano all’interno delle mura della stessa casa, dello stesso clan familiare.
“I parenti su comu i scappi, dice un antico proverbio siciliano, cchiù stritti su, cchiù mali ti fannu”.
A volte è vero! Speriamo che per noi non sia così.
Ci dia il Padre la grazia del perdono e la forza di perdonare.


LETTURE

Come si comporta il cristiano nella vita di famiglia?
Mentre nell’Antico Testamento abbiamo indicazioni particolareggiate e precise, nel Nuovo Testamento non troviamo risposte definitive ed esaurienti…
Paolo, nel brano che leggeremo ci propone un metodo. Prima descrive la vita all’interno della comunità cristiana e poi parla dei rapporti familiari, come per dirci: “Fate della vostra famiglia una immagine della chiesa”.
Anche il comportamento di Gesù a dodici anni, nel Vangelo di Luca, fa nascere qualche problema…
Vediamo.


OMELIA

Una giornata particolare, oggi!
Due giorni dopo Natale, una festa familiare: Natale con i tuoi..
Cinque bambini da battezzare: Matteo, Sara, Antonio, Chiara, Irene Paola.

OGGI il lancio di una iniziativa che, speriamo, prenda piede nella comunità: la condivisione della vita di famiglia…
Perché vedete, per noi cristiani, lo stile della vita di famiglia, come del resto lo stile di tutta la vita, la trama dei rapporti che intercorrono all’interno della coppia, fra moglie e marito, fra figli e genitori, fra nucleo familiare e parentado, sono subordinati, si modellano, dipendono (dovrebbero dipendere) non solo dal modello culturale in cui siamo immersi ma dalla esperienza cristiana vissuta in una comunità.
Che anzi i modelli culturali spesso, (se avessi tempo!…), fanno a pugni con il vangelo.
Sto parlando di qualcosa di molto strano, di molto ideale, di molto difficile ad essere accettato.
Sto dicendo delle cos
e che non sono facilmente condivisibili.

Sto dicendo che l’esperienza che il cristiano dovrebbe nella sua comunità, dei rapporti che all’interno della comunità si dovrebbero creare, dovrebbero essere il paradigma, il modello, ciò a cui dovrebbe ispirarsi la sua vita familiare.
Perché uso il condizionale in continuazione?
Per parecchi motivi.
Primo: perché non è scontato che tutti quelli che ci diciamo cristiani abbiamo la possibilità di fare una esperienza vera della comunità cristiana.
Secondo: perché non è detto che le comunità cristiane siano capaci, anche quando uno vive la loro interno di creare e comunicare questa esperienza.
Ed allora solo alcuni spunti:

Sembra che:
primo: Cristo, nei suoi comportamenti, rivoluzioni lo schema, il modello di famiglia, sacro, intoccabile, ereditato dal passato nella cultura ebraica…
secondo: Cristo relativizzi la famiglia, non ne faccia un assoluto. L’assoluto è il Regno di Dio, la grande famiglia umana da costruire, nella quale tutti gli uomini, con Dio per padre, diventano fratelli.
L’unica autorità, indiscutibile, almeno in linea di principio, era quella del padre…
La madre, in quanto donna, non aveva alcuna importanza sociale, senza il marito non era nessuno, non aveva, per gli ebrei, personalità giuridica, non poteva nemmeno testimoniare in tribunale.

I figli erano pienamente e sempre sudditi, la loro educazione consisteva nel mandare a memoria le massime della tradizione.
Numerosi episodi nella vita di Cristo, sconvolgono questo schema
A soli 12 anni, incurante della autorità paterna e delle preoccupazioni dei genitori, prende decisioni autonome.
Tratta le donne come persone umane…
Le difende davanti ai maschi… pensate all’episodio della adultera, che i vecchi volevano lapidare; da alle donne un ruolo primario nell’annunzio del Vangelo.
Non valeva nulla per gli ebrei la testimonianza di una donna, ma proprio ad una donna è affidata la prima testimonianza sul fatto essenziale della fede: la risurrezione.
Ma c’è di più.
La famiglia non è tutto, secondo il vangelo.
Sconvolti, i suoi parenti lo cercavano: “E’ fuori di se, è pazzo, portiamolo a casa”. “Fuori c’è tua madre, ti cerca…”
E Cristo: “ Chi è mia madre? Chi fa la volontà del Padre mio è mio fratello, mia sorella, mia madre. Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me…”
“Cercate prima il Regno di Dio, tutto il resto vi sarà dato in più.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che, nella mentalità di Cristo, tutto è subordinato, al Regno di Dio la cui ricerca è il primo compito del cristiano.
Vuol dire che il compito della famiglia non è solo biologico: la procreazione.
Non è solo affettivo: l’amore, il nido, la protezione.
E’ anche sociale, oserei dire, politico. Vuol dire che una famiglia chiusa, arroccata, ristretta solo nei suoi interessi, senza gli occhi e le orecchie aperte sul mondo, sulla società, sui problemi degli altri, per i quali è disposta a sacrificare anche un po’ di se stessa, della sua intimità, del suo tempo libero, anche se tutti dicono il rosario ogni giorno, e ascoltano Radio Maria ogni mattina, e vanno a messa ogni domenica, non è cristiana.
Ed il luogo, la scuola nella quale si apprende questo stile di vita, lo stile “cristiano” della famiglia, dovrebbe essere la comunità.
Nella comunità cristiana, infatti, tutti, marito, moglie, genitori e figli, fanno insieme l’esperienza di essere figli dello stesso Padre.
Nella comunità cristiana, infatti, uomo e donna sono uguali, nella comunità tutti sono responsabili, si impara ad essere aperti e accoglienti, i soldi non sono al primo posto, ognuno è al servizio dell’altro.
La matrice della spiritualità familiare è la comunità, che apre alla grande famiglia umana, e che trasforma la vita di famiglia.
E questa esperienza viene trasferita nelle mura di casa.
E ciò vale per tutti.
Anche per i singoli, come si dice oggi, per quelle donne e quegli uomini che vivono da soli o che sono rimasti soli.
Certo non è da cristiani restare soli per egoismo o per sfuggire alle proprie responsabilità.
Ma la paternità e la maternità non si esauriscono in un fatto fisico. Esistono tanti modi per essere padri e madri.
Vale per i separati, i divorziati, i risposati…
I fallimenti nel matrimonio non sono né pochi, né rari…
Ma queste persone non devono essere escluse dalla comunità cristiana, giudicati, segnati a dito…che anzi della chiesa, come afferma il Giovanni PAOLO II°, altre volte ne abbiamo citato alla lettera il pensiero, fanno parte a pieno titolo. E non sempre è facile giudicare cosa si cela dietro il fallimento di un matrimonio.

Vale per i fidanzati. Il tempo del fidanzamento è un momento privilegiato per maturare, per crescere. Spesso i giovani in questa esperienza sono lasciati soli. Invece questo tempo, vissuto con consapevolezza potrebbe essere un vero noviziato che prepara alla vita, all’amore, e che preserva, nei limiti del possibile, da futuri disastri.
Sono solo alcuni spunti che potranno servire a maturare, in direzione della logica di Cristo, la nostra esperienza familiare.
E concludiamo con due testimonianze, che possono aiutarci a vivere meglio questa esperienza.
Riguardano tutte e due i figli.
Le ascoltiamo, la prima di Grazia Loria che condivide con altre mamme e atri papà questa iniziativa di condivisione, la seconda di Liliana e Giovanni, papà e mamma di Irene che oggi battezzano la loro figlia.
Le ascoltiamo e quindi celebreremo i battesimi…

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