Et verbum caro factum est

3 Gennaio 2011 Nessun Commento     

Ci incontriamo più spesso in questo periodo natalizio.
Se torniamo qui, non è certamente perché siamo precettati, ma perché sentiamo il bisogno di riunirci per festeggiare l’avvenimento fondamentale del cristianesimo, la nascita di Cristo e per approfondire con sempre maggiore convinzione i fondamenti della nostra fede.
Per diventare sempre più figli della luce riconosciamo le tenebre che ci sono in noi, tenebre fatte di egoismo, di chiusura agli altri, di passività..

OMELIA

La festa di Natale è ormai alle nostre spalle.
Fra qualche, giorno, siamo già all’Epifania, che tutte le feste porta via, e poi, se non è già ricominciata, ricomincerà la nostra vita quotidiana, i nostri impegni, il nostro lavoro.
Che cosa deve restarci del natale?
Al di là dello stordimento, del sonno da recuperare, delle intossicazioni da smaltire, del chilo in più da perdere o semplicemente della nostalgia della festa, come cristiani che cosa dobbiamo portarci dietro da queste feste per la vita?
Questa domenica ci offre l’occasione per fare un bilancio del significato del Natale, alla luce dei bellissimi brani della bibbia che abbiamo ascoltato.
Guardavo ieri, alla televisione, un servizio sulla costruenda moschea nella città di Torino, sulla quale sono nate tante polemiche.
Un cronista girava col microfono tra la gente, chiedendo pareri ai passanti.
Certo! Un argomento difficile specialmente in questi giorni con le frequenti stragi di cristiani nelle Filippine, in Nigeria, ultima quella di ieri di Alessandria, in Egitto.
Che cosa è il Natale? chiedeva il giornalista a un gruppo misto, composto da cristiani e musulmani.
Rispondevano ovviamente i cristiani: E’ nato Gesù Bambino!
Cosa vuol dire? insisteva, nel tentativo, credo, di far dire ai cristiani qualcosa di più.
Non è riuscito a far dire altro se non: “”E’ una cosa bella! E’ una festa nostra! Tradizionale! E’ una festa cristiana.
Ma cosa vuol dire, insisteva quello col microfono in mano?
E’ che loro sono musulmani, hanno le loro feste, e noi le nostre. Tutte le religioni hanno le loro feste. Tutte le religioni sono uguali. Ma noi siamo nati in questa e in questa vogliamo restare. L’importante è che ognuno queste feste se le faccia a casa sua.
Ma tutte le religioni hanno le loro feste, alla fin fine tutte le religioni sono uguali. In fondo, al di là di alcuni particolari superficiali, cambiano i riti, cambia il modo di pregare Dio, il calendario delle feste, ma la sostanza è sempre la stessa..
Bene!
Io credo che, se abbiamo celebrato con convinzione il Natale, se abbiamo capito anche in parte le lettura di oggi, dovremmo capovolgere questo ragionamento.
Se c’è un modo per distruggere il cristianesimo è proprio questo modo di ragionare dei cristiani.
Sì, dovremmo rispondere, tutte le religioni hanno i loro riti, anche la nostra, purtroppo, e nei riti, in superficie si assomigliano tutte; è invece il nucleo, la sostanza che è diversa…
Non è vero che tutte le religioni sono uguali. Tutti sono rispettabili perché rappresentano altrettanti tentativi più o meno riusciti di avvicinare l’uomo da Dio…

Ed ogni religione ha certamente qualcosa da dire a tutte le altre. Perché ognuno ha sempre da imparare qualcosa dagli altri…
Ma c’è una differenza fondamentale fra il cristianesimo e le altre religioni: lo abbiamo detto altre volte di passaggio, oggi ci fermiamo meglio su questo concetto: mentre tutte le religioni insegnano all’uomo come raggiungere Dio, attraverso leggi, comandamenti, precetti, norme morali, riti e preghiere, seguono, per dir così una linea ascendente, il cristianesimo segue un percorso inverso: mostra la strada che Dio ha fatto per raggiungere l’uomo: “Et Verbum caro factum est”.
Il “Verbo”, cioè la Parola di Dio, i pensieri di Dio, la sapienza di Dio, la sua grandezza, l’onnipotenza, la dignità di Dio, la sua gloria sono diventati un uomo.
E ciò allo scopo di rivelarci di dirci, di mostrarci quanto di grande, di divino c’è in ogni uomo, in questo mondo che il Figlio di Dio ha voluto abitare, dove ha voluto porre la sua tenda…
Per cui, mentre nelle altre religioni il rispetto per l’uomo passa attraverso leggi, precetti, considerazioni, per il cristiano l’amore per il proprio fratello, anche se nemico, non è una fra le tante esortazioni morali, ma il centro della sua fede. E’ aderire a Cristo che per primo ha percorso questa strada. Un cristiano non ci si può avvicinarsi a Dio aggirando, scavalcando il proprio fratello.
Il cristiano può ubriacarsi di riti, consolarsi con preghiere, esaltarsi con i canti, entusiasmarsi con l’estasi mistica, ma se vuole veramente trovare Dio deve seguire la stessa strada che ha fatto Dio per trovare l’uomo, deve scendere giù e abbracciare in Cristo ogni fratello.
Anche davanti alla moschea, anche davanti ai terroristi omicidi, anche davanti alle difficoltà della integrazione ,la vita vissuta alla luce di questi significati cambierebbe molte cose.
E’ questo l’autentico culto di Dio che ci viene rivelato nel mistero del Natale…
Preghiamo perché ci aiuti Dio, nostro Padre, a diventare suoi figli.

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