Sarà chiamato Emanuele, gli metterai nome Gesù

19 Dicembre 2010 Nessun Commento     

Fra una settimana è Natale
Il Natale del Signore!
Senza togliere nulla alla gioia della festa, alla speranza dell’attesa, cercheremo in questa Eucaristia della vigilia di cogliere insieme i contenuti di questo mistero e di metterli in stretto rapporto con la nostra vita.
Intanto, esprimiamo col canto la gioia della venuta del Signore!

LETTURE

Nei brani che fra poco ascolteremo, si parla dei “segni” di Dio, dei segni della sua presenza.
Il segno totale della presenza di Dio nella nostra storia sarà Gesù, l’Emanuele, “Dio con noi”.
Una affermazione che nella sua semplicità potrà addirittura apparirci banale ma che invece, come vedremo, è densa di conseguenze per la nostra vita.

OMELIA

Siamo ad una settimana dal Natale e siamo già entrati nel pieno del clima della festa.
Si corre, si spende, si compra, si mangia, si beve, si gira, si parte si arriva… ma perché?
Il mondo oggi, la gente, tutti noi, corriamo il rischio di stare a leccare solo la buccia, l’involucro, la superficie senza arrivare alla polpa, corriamo il rischio di veder passare la festa senza coglierne il valore, corriamo il rischio di vederci sfuggire di mano la vera gioia, quella che ci viene da Dio e sta alla base di ogni altra vera e autentica gioia della vita.
La nostra presenza qui oggi, ha questo scopo, dicevamo: non distruggere la festa, non recriminare sulle gioie del Natale, ma scoprirne i motivi profondi, rivelarne il segreto, per viverla non un volta sola, ma nella vita di tutti i giorni.
Ed allora partiamo dal centro.
“Sarà chiamato… Emanuele, gli metterai nome Gesù…”
I nomi, lo sapete, nella bibbia e in generale nella cultura antica indicano sempre qualcosa.
Non erano dati a caso.
Il nome indicava sempre una qualità, non superficiale ma profonda della persona, o, altre volte, un compito, un augurio, una missione da realizzare nella vita.
Oggi è del tutto diverso. Abbiamo del tutto perduta questa funzione del nome.
I nomi sono etichette vuote. Tutt’al più si cerca che “suonino bene”.
Come suona a meglio? Walter o Massimo, Ermenegilda o Filomena?
No, non mi piace. A pronunziarlo viene male.

Forse anche questo è un segno della superficialità del tempo in cui viviamo, Di un tempo in cui molte cose hanno perduto il loro significato…
Ogni tanto qualcuno viene Mi hanno chiamato così, cosa vuol dire?
“Addolorata”… si capisce subito… In Sardegna dicono “Doloretta”, In Spagna “Dolores”, suona già meglio. Adele, dal nobile aspetto, Adriano, oscuro, carattere difficile da capire, Flavio, dai capelli biondi…, Fulvio. Dai capelli rossi. Laura, portatrice di luce e di sapienza… anche se una santa di questo nome sembra che non sia esistita…
Ma raramente mi è capitato di incontrare un padre, una madre, dei genitori che vengano ad informarsi sul significato del nome eventualmente scelto per la loro creatura…
Il nome del Figlio di Dio non poteva essere che Gesù.
Gesù non poteva chiamarsi in altro modo che così.
Perché nella lingua ebraica, Gesù, è un nome composto dalla parola Iavé che è il nome di Dio, e dal verbo salvare.
Lo chiamerai “Gesù”. Vuol dire lo chiamerai “Dio ti salva”. Lui è Dio che ti salva!

Gesù” contiene tutto il significato del natale e del cristianesimo, che, non è una morale, un insieme di regole, un castello di idee, per quanto belle ed originali, ma un fatto, un avvenimento, un evento: è la constatazione che Dio in persona, non considerò gelosamente il suo essere uguale a Dio, ma rinunziò a tutto, diventò uomo, uomo fra gli uomini, vivendo conosciuto come uno di loro.
Paolo: nato dal seme di Davide secondo la carne e costituito Figlio di Dio.
E’ l’incarnazione.
Lo “scandalo” della incarnazione.
Scandalo per gli ebrei troppo legati alla trascendenza di Dio, per permettersi di credere che Dio diventi uomo.
Scandalo per i greci, troppo legati alla indifferenza di Dio per permettere che si interessi delle cose di questo mondo.
Forse scandalo per gli stessi cristiani dei primi tempi che hanno cercato di circondare di straordinario la vita di Cristo. (Ciò avviene soprattutto nei vangeli “apocrifi”), mentre, invece, come abbiamo detto, e sono parole di Paolo, Gesù fu uomo fra gli uomini e visse conosciuto come uno di loro.
Uno scandalo non solo teorico, teologico, astratto, ma concreto, pratico. Perché se è vero che Dio diventa uomo, allora ogni uomo acquista la dignità di Dio, ogni uomo deve essere rispettato come Dio, ogni realtà umana, fisica, carnale, materiale diventa divina, e la religione vera consiste solo in questo: riconoscere in ogni uomo la dignità di Figlio di Dio.
Uno scandalo che fa del cristianesimo, una non religione: perché, se le religioni, per definizione, cercano di indicare all’uomo la strada per andare verso Dio, il cristianesimo, al contrario, indica la strada che Dio ha percorso per giungere fino all’uomo.
E’ il secondo nome, “Emanuele”, conferma questa realtà.
Se Gesù, “Dio salva”, annuncia il fatto della salvezza, Emanuele ne indica il modo.
Dio salva condividendo con noi la sua vita.
Condividendo con noi la sua condizione divina.
Mettendoci in condizione di diventare come Lui, di trovare la realizzazione di noi stessi, la salvezza la gioia, nella sua dimensione essenziale: la gratuità, l’amore, il dono.
E dandoci la gioia di collaborare con Lui.
Perché Lui vuole che collaboriamo con Lui: Gesù, pur essendo Dio non ha detto: “Ghe penso mi”; Faccio tutto io! Ma “Io ho fatto la mia parte, fai la tua anche tu!”
Ecco il senso profondo della festa che celebriamo.
Ecco il senso che dobbiamo mettere al fondo dei segni che viviamo in questi giorni, quelle cose che tutti fanno senza sapere il perché.
Di quelle cose che anche noi faremo, vivendole però in una dimensione più ricca, più piena, più significativa.
Pensate al pranzo di natale. E’ certamente il centro della festa, il momento più importante.
Pensate alla gioia di ritrovarsi insieme, in una famiglia rappacificata nella intesa profonda e non solo superficiale, occasionale, di tutti i suoi membri. Non è facile. Spesso i pranzi di natale sono preceduti da interminabili lagne sulla precedenza da dare ai parenti…
Da pranzi di pace si trasformano, a volte in pranzi di guerra…
Eppure dovrebbero significare il dono della convivialità e della pace.

Pensate a quella voglia di generosità, di aiuto reciproco, che si instaura, purtroppo, solo in vicinanza del Natale.
Il giorno di natale siamo tutti più buoni, si dice. E poi… basta!
Qualcuno ha chiosato: “Sarebbe meglio essere più cattivi il giorno di natale e più buoni in tutti gli altri giorni dell’anno!…
Pensate alle luci. I commercianti le accendono per attirare la gente affinché compri di più.
Ma per noi è Cristo è la luce che illumina le strade della vita. Il mondo dalla sua presenza… dovrebbe essere così, per quelli che hanno scelto, dietro di Lui, di essere sale della terra e luce del mondo.
I regali….Che cosa sono se non la celebrazione della gratuità del dono di Dio?
Della sorpresa, della meraviglia perché Dio non ha disdegnando di farsi uno come noi, dandoci in regalo non un oggetto ma la sua stessa vita?
Non disprezziamoli questi segni.
Viviamoli con gioia e semplicità.
Viviamoli come segni, come segnali, come indicazioni della direzione verso la quale deve andare ogni giorno la nostra vita.
Viviamoli con gioia.
Con quella gioia consapevole di avere accanto a noi l’Emanuele, Dio con noi, che in questo impegno di condivisione e di amore non ci lascia mai soli.

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