Beato chi non si scandalizza di me

12 Dicembre 2010 Nessun Commento     

Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi! Il Signore è vicino!
Con questo invito di Paolo cominciamo insieme la messa di questa domenica, la penultima prima di Natale.
Io spero che queste parole, dentro di me, dentro di voi, dentro di tutti, abbiano risonanza, trovino una risposta.
Io spero che alla fine di questa Eucaristia quando diremo: “La gioia del Signore sia la nostra forza”, ognuno di noi possa uscire da qui con qualche motivo in più per riacquistare fiducia, coraggio, speranza.
Gloria!

LETTURE

Il profeta Isaia non si stanca di esortarci alla gioia e alla speranza.
Giacomo nella sua lettera ci invita alla “pazienza”. Alla pazienza del contadino, che non è un’attesa inerte, ma operativa e fiduciosa.
“Sei tu che colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” Giovanni Battista è perplesso. Il modo di fare di Cristo lo sconvolge.
“Beato colui che non si scandalizzerà di me”. risponde Cristo. Sarai felice se per te non sono una trappola, un inciampo, ma una via di salvezza.
Da questa parola, da queste parole, speriamo di ricavare qualcosa di valido, per la nostra vita.

OMELIA

Beato chi non si scandalizza di me!
Scandalo vuol dire inciampo, ostacolo, impedimento…
Come può Cristo essere un impedimento, un inciampo, un ostacolo?
Eppure anche Dio nella bibbia è definito “scandalo”.
Dio è scandalo per il popolo, dice Isaia, quando il popolo non lo comprende, non lo conosce, non capisce che cosa Dio vuole… quando vuole farsi un Dio a sua immagine e somiglianza, quando le sue vie non coincidono con quelle degli uomini, quando Dio diventa un ostacolo alla nostra inerzia, un impedimento al nostro peccato, uno scandalo per le nostre intenzioni umane…
Anche Cristo è scandalo! Nei vangeli, Cristo spesso è definito segno di contraddizione, pietra d’inciampo, ostacolo, trabocchetto…
Si scandalizzavano di Lui i farisei per il suo modo di fare strano, anticonformista, fuori dall’ordinario: quel suo osservare la legge guardando più all’uomo che alla norma, le sue guarigioni in giorno di sabato, la convivialità con i peccatori, il suo autodichiararsi Figlio di Dio…
Si scandalizzavano i suoi discepoli quando affermava che bisognava porgere l’altra guancia invece di vendicarsi, perdere la vita per guadagnarla, morire per risorgere, si scandalizzarono quando, al pozzo di Sichem, lo trovarono da solo, a parlare con una donna…
Si scandalizza Giovanni Battista…
Attendeva, come ogni buon ebreo, un messia potente, non solo politicamente ma anche religiosamente, un messia che mandasse al diavolo – all’inferno – i peccatori, che desse forza alle sue urla nel deserto, che difendesse quella religione che esalta la maestà di Dio, e la sua potenza e si terrorizza davanti alla sua giustizia. Una religione in cui l’essenziale consiste nel riconoscere a Dio i suoi diritti e nel cercare di conciliarsi i suoi favori con un certo numero di prestazioni, possibilmente ben definite, con offerte e preghiere, un dio che punisce severamente i cattivi in questa vita e nell’altra, in modo che i buoni, schierati dalla sua parte potessero finalmente dire: “Ben vi sta! Ve lo siete meritato!
Per questo Cristo l’ha completamente sconcertato; davanti a Lui il povero Giovanni Battista non ci ha capito più niente. Non ha riconosciuto in Gesù quel burbero vendicatore che immaginava e ha finito col mandargli un’ambasciata per chiedergli se era proprio lui il messia promesso oppure se doveva aspettarne un altro.
E noi oggi? Se abbiamo superato i motivi di Giovanni Battista, abbiamo altri motivi per scandalizzarci, per scoraggiarci, per perdere la speranza, per restare con le mani in mano?
Certo: Cristo scandalizza l’ateo, il razionalista, se si presenta come il Figlio di Dio e non solo come un uomo…
Ma Cristo può anche scandalizzare i credenti, non appena gli si toglie quella patina di antico, di tradizionale, di convenzionale che la religione suole depositare sulla fede.
La conoscenza superficiale di Cristo ci tranquillizza.
Ma se lo conosci profondamente non dormi più, perché ti fa scoprire quanto lontano sei da lui nella illusione di essergli molto vicino.
Molti buoni cattolici, anche presenti nella nostra assemblea si scandalizzano quando sentono dire che l’immagine di una chiesa forte, potente, finanziata, paludata, gerarchizzata è lontana dalla semplicità di Cristo, dalla sua distanza dal potere, dalla sua rinunzia ai mezzi, anche economici, che oggi sembrano indispensabili alla costruzione del Regno di Dio.
Ed anch’io oggi… credo che potrei scandalizzarvi se vi dicessi, per esempio che il pranzo di qualche giorno fa del card. Bertone (segretario dello stato del Vaticano e di altri dieci cardinali neo eletti con metà del governo italiano non mi sembra secondo la logica del vangelo. E non perché è questo governo. sarebbe lo stesso con qualsiasi altro governo…perché è nella logica del potere, del rapporto fra stati…
Del resto Gesù Cristo ha detto poco fa che quelli vestono con abiti di lusso abitano nei palazzi dei re…
Voglio scandalizzarvi ancora…
A me è capitato qualche volta di essere affettuosamente corretto dai miei superiori per certe affermazioni, per certi atteggiamenti, per aver criticato certe scelte della chiesa in campo politico: Umilmente rispondevo: “Ma questo è il vangelo, è scritto qui…”
Il vangelo è un’altra cosa, mi si rispondeva, vuoi prenderlo alla lettera? Ricordati, mi si disse una volta (tralascio i particolari) quando mi lamentavo che non era giusto ricevere dai politici soldi in cambio di voti, che “il denaro è lo sterco del diavolo con cui si concimano le opere di Dio”.
Conoscete certamente Dostojeskyi, (i fratelli Karamazov) la famosa leggenda del grande inquisitore: Cristo torna sulla terra, ma viene arrestato perché eretico. Il cardinale capo della inquisizione lo interroga:
Per fortuna, quando sei andato via, hai passato ogni cosa nelle nostre mani.
E ora, naturalmente, non puoi pensare di toglierci questo diritto.
Perché sei venuto a disturbarci?

Noi abbiamo rettificato la tua opera e l’abbiamo fondata sul miracolo, il mistero e l’autorità. E gli uomini si sono rallegrati di essere guidati nuovamente come un gregge, si sono rallegrati che qualcuno avesse finalmente tolto dal loro cuore la libertà: un dono così terribile che aveva causato loro tanto tormento. Abbiamo fatto bene ad insegnare questo e a comportarci in questo modo?
Rispondi.
Non abbiamo forse amato l’umanità, riconoscendo con tanta umiltà la sua debolezza, alleggerendo con tanto amore il suo fardello e permettendo alla sua debole natura persino di peccare, ma sempre con il nostro consenso? Perché sei venuto a disturbarci adesso? E che hai da guardarmi con quei tuoi occhi miti e penetranti, senza dire una parola? Adirati, io non voglio il tuo amore perché sono io il primo a non amare te.
Esattamente otto secoli fa, (siamo nel 1500) abbiamo accettato da lui (è il diavolo) quello che tu rifiutasti con indignazione, quell’ultimo dono che egli ti offriva mostrandoti tutti i regni della terra: da lui abbiamo accettato Roma e la spada di Cesare e ci siamo proclamati sovrani della terra, gli unici sovrani della terra, anche se da allora non siamo ancora riusciti a portare a termine la nostra opera.
Allora noi daremo agli uomini la tranquilla, umile felicità degli esseri deboli, quali essi sono per natura. Oh, noi li indurremo finalmente a non essere orgogliosi, giacché tu li innalzasti e quindi insegnasti loro ad essere orgogliosi; invece noi dimostreremo che sono deboli, che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la loro felicità infantile è la più dolce di tutte. Essi diverranno timidi, ci seguiranno con gli occhi e si stringeranno intorno a noi, come pulcini alla chioccia. Essi si stupiranno di noi, avranno timore di noi e saranno fieri perché noi siamo così forti e intelligenti da ammansire un gregge così turbolento, di migliaia di milioni. Essi tremeranno impotenti dinanzi alla nostra ira, le loro menti diverranno pavide, i loro occhi facili al pianto, come quelli delle donne e dei bambini, ma ad un nostro segno saranno ugualmente pronti a passare all’allegria e al riso, alla gioia spensierata e alle allegre canzoncine infantili. Sì, noi li costringeremo a lavorare, ma nelle ore di riposo noi organizzeremo la loro vita come un gioco di bimbi, con canzoncine, cori, danze innocenti. Oh, noi permetteremo persino che essi commettano peccato – sono creature così deboli e fragili – ed essi ci ameranno come bambini per il fatto che noi permetteremo loro di peccare. Noi diremo loro che qualsiasi peccato sarà espiato a patto che venga compiuto con il nostro permesso; e noi permetteremo loro di peccare perché li amiamo e ci accolleremo la punizione per questi loro peccati. Ci accolleremo la punizione e loro ci adoreranno come i benefattori che hanno assunto su di sé il peso dei loro peccati davanti a Dio.
Noi cristiani abbiamo un grave compito: conoscere Cristo così com’è.
Noi preti ne abbiamo un altro ancora più grave e difficile: non diventare un ostacolo, uno schermo, un inciampo, uno scandalo nella conoscenza vera ed autentica del Cristo.
Perché Dio ci aiuti tutti, preghiamo!

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