Ricordati uomo che sei polvere

21 Febbraio 2010 Nessun Commento     

Iniziamo, con questa prima domenica di quaresima, il nostro cammino verso la Pasqua.
Non è una ripetizione, perché ogni anno è un cammino nuovo. Nuovo perché noi cambiamo
Nuovo perché cambia la realtà che ci circonda con la quale dobbiamo confrontare la Parola di Dio.
E se la fede non è fuga da noi stessi ed evasione dalla realtà, anche quest’anno la Parola di Dio avrà qualcosa da dirci.
Per ascoltarla come si deve mentre chiediamo al Padre il suo perdono, decidiamo di non negare a chi ci ha offeso il nostro.

LETTURE

Nella prima lettura, un credente, un ebreo, recita il suo atto di fede: Non ripete astratte verità, ma verifica la presenza di Dio nella sua vita e nella storia del suo popolo.
Anche Paolo, nella lettera ai romani, individua il nucleo della fede cristiana in un fatto, nel più importante intervento di Dio nella storia: la risurrezione di Cristo.
Credere vuol dire affidarsi a Cristo sapendo che Egli è il primo fedele, il primo credente, perché ha accettato totalmente la volontà di Dio nella sua vita, superando quelle difficoltà, quelle tentazioni che ognuno di noi deve con coraggio affrontare se vuole ripercorrere la sua stessa strada.


OMELIA

“Forse abbiamo sottovalutato l’importanza della preghiera, ricordo abbia detto l’allora segretario dell’ONU, Kofi Annan, quando a Bagdad trattava di pace e di guerra con Saddam Hussein…
Se fate tutti un po’ di silenzio, è una battuta di Roberto Benigni in una scena del film “La voce della luna”, forse riusciamo capirci qualcosa…
Preghiera, silenzio, elemosina e digiuno… sono le parole quaresimali; le abbiamo ascoltate mercoledì scorso se abbiamo partecipato alla suggestiva celebrazione delle ceneri; esprimono atteggiamenti che ci aiutano a rientrare in noi stessi, per capire chi siamo, per scoprire in quale direzione è incamminata la nostra vita.
La preghiera: instaura la nostra dimensione verticale, il nostro rapporto con Dio, con quel Qualcuno che ha veramente a cuore la nostra vita, nei suoi aspetti più profondi ed essenziali.
Purtroppo, anche per i credenti, spesso la preghiera può ridursi solo ad una ripetizione di parole, deprecata dallo stesso Cristo, lontana da quell’ atteggiamento profondo di comunicazione di vita che cammina sempre alla presenza di Dio.
Il silenzio dal quale istintivamente rifuggiamo perché ci costringe a parlare con noi stessi, ad accorgerci di noi, a fuggire dalle chiacchiere inutili, dai dibattiti televisivi urlati, dall’accavallarsi osceno delle insulse opinioni.
L’elemosina e il digiuno che ci orientano all’attenzione e all’ascolto dell’altro.
La prima perché favorisce l’apertura del cuore, l’attenzione verso l’altro, il secondo perché, al di là dall’essere solo una pratica ascetica, ci aiuta a guardare l’essenziale della vita, eliminando l’insostituibilità del superfluo…
A sostenere tutto questo una presa di coscienza: “RICORDATI UOMO CHE SEI POLVERE!
E’ il monito del mercoledì delle ceneri che abbiamo lasciato scritto qui anche per oggi.
E questo non per coltivare lugubri pensieri di morte.
Ma perché il ricordare che siamo polvere e che tutti, al di là, delle differenze che ci mettono gli uni contro gli altri, ritorneremo alla stessa polvere, può aiutarci a valutare con saggezza le vere dimensioni della vita che siamo invitati a scoprire in questi quaranta giorni simbolo, in tutta la bibbia del cammino, del travaglio dell’esperienza che prelude ad una seconda nascita.
Quaranta giorni dura il diluvio che avrebbe dovuto dare inizio ad una nuova umanità, quarant’anni l’Esodo degli ebrei che vanno dall’Egitto alla terra promessa… quaranta i giorni Elia passa nel deserto, quaranta i giorni durante i quali Cristo affronta le sue tentazioni…
Il numero quaranta esprime il cammino della vita: umana e soprattutto cristiana, il nostro essere esposti, come Cristo alle difficoltà di un percorso che, attraverso la croce conduce alla risurrezione.
E’ misterioso e intrigante questo racconto delle tentazioni di Cristo
Tiriamolo fuori dall’involucro simbolico dentro il quale viene presentato per trasferirlo nella nostra esperienza individuale e comunitaria di credenti.
Il problema più importante infatti non è metterci a discutere se esiste o non esiste il diavolo.
Di una cosa però siamo certi.
Sappiamo però che esiste il regno di satana: è il potere di questo mondo: il potere del denaro, dei compromessi, dei ricatti, della superficialità; delle risate compiaciute e a stento trattenute del costruttore nello stesso momento in cui avviene un terremoto, del politico affarista che lungi dall’essere solo un “birbantello”, come qualcuno ha definito questi ladri professionisti, costruisce un regno opposto a quello di Dio, un potere che per autoalimentarsi si serve di tutto, della credulità della gente, della ignoranza, perfino del tempio, perfino della religione, dello stesso Dio.
Le ruberie, le tangenti, i compromessi, i furti, le oppressioni, sono il cedimento degli uomini alle lusinghe del potere, del denaro, della falsa religiosità.
Che anche Cristo, non solo nei quaranta giorni del deserto ma , in tutta la sua vita, sia stato tentato di servirsi di questi mezzi lo fa sentire più vicino a noi, la dice lunga e dovrebbe far drizzare le orecchie ai cristiani e agli uomini di chiesa sul pericolo che, con l’alibi di fare il bene, ci si sottometta al servizio del denaro e del potere.
“Non di solo pane vive l’uomo”.
In una trasmissione televisiva, qualche giorno addietro, che trattava di questi temi, ho sentito un politico giovane, una donna, che affermava qualcosa di lontano e di astratto, di troppo difficile per la mentalità corrente e lo si vedeva chiaro dall’atteggiamento degli altri interlocutori (non vi dico i nomi) all’interno della stessa trasmissione.
“Dobbiamo ritrovare, diceva, (mentre gli altri, quasi tutti, storcevano il muso) qualcosa che abbiamo perso: La dignità”.
La dignità dell’essere uomini, di poter guardare in faccia gli altri con la nostra faccia non con quella posticcia che indossiamo per nascondere le nostre malefatte…
Non di solo pane vive l’uomo.
E’ un richiamo profondo allo specifico della nostra umanità.
La tentazione di riporre nel pane, nei beni materiali tutto il senso della esistenza è costante…
Certo non possiamo illudere il povero con queste parole.
Queste sono parole rivolte soprattutto a chi il pane ce l’ha.
Sono parole che sottolineano la necessità del pane e, contemporaneamente la sua insufficienza.
Il pane, necessario per la vita umana, non è sufficiente per una vita veramente umana.
Sono parole che vogliono far crescere dentro di noi una fame diversa, la fame, la ricerca l’anelito verso qualcosa che vada al di là dell’uomo come essere materiale e lo definisca come essere umano.
Proprio noi, che probabilmente non soffriamo in questo mondo la fame, abbiano bisogno di questa parola, perché la condivisione, la capacità di condividere il pane che si ha, nasce proprio dalla convinzione che non si vive solo di pane, ma anche di dignità, di solidarietà, di amore, di tutto ciò che può dare senso e spessore alla nostra vita.
“Non tenterai il Signore Dio tuo”.
La tentazione della religione si è così ben insidiata all’interno del cristianesimo da minarne l’anima.
La religione costituisce in mezzo a noi un Dio che fa miracoli e interviene al momento opportuno.
Il Dio di cui ci si serve: ecco la tentazione a cui è esposto il credente.
La religione chiede a Dio di intervenire, (Signore, dove sei? Fa’ qualcosa! La fede rende possibile l’intervento di Dio. (Eccomi, manda me!) Il suo intervento infatti passa per le nostre mani.
“Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai”.
La tentazione del potere copre tutta la vita di Gesù.
Gli ebrei attendevano un messia potente, un liberatore invincibile, che avesse forza e dominio, per risollevare un popolo il cui prestigio era caduto, diremo oggi, sulla scena internazionale, molto in basso.
Cristo rifiuta ogni potere e lo rifiuta perché il potere significa usurpazione di quell’unica signoria alla cui somiglianza siamo stati creati: la signoria di Dio.
Potere e denaro sono i binari del nostro tempo.
Siamo chiamati a percorrere un’altra strada, a salire su un altro treno che ci porti da un’altra parte, che faccia cambiare senso e destinazione alla nostra vita.
Preghiamo perché questo inizio di quaresima del 2010 sia la nostra stazione di partenza.

Tags: , , , , Omelie

Scrivi un Commento


Warning: Undefined variable $user_ID in /membri/sspietroepaolo/wp-content/themes/mymag/comments.php on line 51

(required)

(required)


Che siano una cosa sola

RIT. Che siano una sola cosa, perchè il mondo veda che siano un solo amore. perchè il mondo creda....

Il cantico delle creature

A te solo Buon Signore Si confanno gloria e onore A Te ogni laude et benedizione A Te solo...