Essi se ne andarono via dal Sinedrio…degni di subire oltraggi nel nome di Gesù

18 Aprile 2010 Nessun Commento     

Avevo già, per oggi, riflettuto sull’omelia, l’avevo anche preparata, ma la lettura più attenta di questa frase, mi ha fatto mettere da parte il lavoro già fatto, per parlare d’altro.
La chiesa, la nostra chiesa, la chiesa alla quale apparteniamo, alla quale spero che apparteniamo con gioia, perché l’appartenenza alla chiesa, alla comunità cristiana, per chi va dietro a Cristo, non è un optional, ma qualcosa di essenziale sta vivendo un particolare momento di difficoltà.

Non saperlo, non accorgersene, non parlarne, non soffrirne credo che toglierebbe qualcosa al nostro essere cristiani.

Non si parla bene della chiesa in questi giorni.

Lo scandalo delle pedofilia da un lato, il tentativo fatto nel passato di coprire tutto dall’altro, per salvare la faccia, per non deturpare l’immagine della chiesa davanti al mondo, a scapito delle vittime di questo delitto ha riempito le pagine di tutti i giornali e dei media.

La reazione degli alti vertici della gerarchia, specialmente in questi giorni è stata molto positiva.

Il papa ha parlato di conversione, di penitenza, di cambiamento rivolgendosi certo non a tutti i preti, ma a quelli che purtroppo si trovano in queste situazioni, e rivolgendosi anche a chi ha coperto le loro malefatte.

Tanti altri ecclesiastici hanno invece parlato di persecuzione, di complotto, di oltraggi alla chiesa.

Certamente l’anticlericalismo ci bagna il pane. Per chi vede la chiesa come il fumo negli occhi, non c’è occasione più ghiotta di questa

E noi, cosa pensiamo di tutto questo?

E’ giusto, è corretto far finta di niente in una chiesa, vedersi la domenica in una comunità, non accorgerci di quello che sta avvenendo mentre tutti parlano di noi?

Se siamo cristiani, se siamo cattolici, se siamo chiesa, dobbiamo amare la chiesa, dobbiamo gioire con lei tutte le volte che è segno e primizia del regno di Dio, dobbiamo piangere quando per la inadeguatezza, la incapacità, il limite, il peccato dei suoi membri, siano essi preti, siano essi laici, siano essi vescovi, siano essi papi, essa tradisce la sua missione rendendo a Dio non una testimonianza, ma una contro testimonianza, quando, piuttosto che costruire, distrugge il Regno di Dio.

Può capitare. La storia ci dice che è capitato, la prudenza ci fa affermare che, a causa dei limiti umani, capiterà ancora.

Ed allora diciamole alcune cose, sulle quali sarebbe anche discutere, scambiarsi le idee, dire la propria, trovare magari uno spazio, fuori dalla messa per scambiarsi le idee.

La prima: Gesù Cristo risorto è il fondamento della nostra fede. La sua Risurrezione “ha mutato il lamento in danza”, come abbiamo scritto oggi qui, davanti ai nostri occhi; Era questo il tema sula quale avrei dovuto parlare e che ho messo da parte.

Cristo è colui che da significato e speranza alla nostra vita, alla chiesa alla quale apparteniamo!
Non possiamo disinteressarcene.
E’ la nostra famiglia!
E, in famiglia, quando le cose vanno bene, siamo tutti contenti, e quando qualcosa va male ci si guarda in faccia e si cerca di mettere rimedio nel migliore dei modi!
Anche per la chiesa è così!
Noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di sognare una chiesa migliore, e di agire, ognuno nel proprio ambito per costruire una chiesa diversa, una chiesa sempre più vicina all’immagine che di essa ha avuto il Cristo.

Tante volte nella nostra comunità abbiamo fatto sinceramente e dolorosamente autocritica.
Dolorosamente e sinceramente.
Perché per nessuno è piacevole metter in luce i difetti della propria famiglia…
Ma quante volte abbiamo auspicato e desiderato una chiesa povera, non appariscente, non mondana, non legata a doppio filo ai fasti e agli orpelli del potere: abiti, distinzioni, gerarchie, sedie gestatorie, riverenze, titoli, inchini, tutte… cose legate al potere temporale dei papi, ma certamente non alla essenzialità ed alla semplicità di Cristo?

Quanto volte abbiamo sognato una chiesa più debole, forte non della potenza degli uomini, ma della debolezza di Dio, una chiesa non legata ai potenti di turno, una chiesa che non si serva del braccio secolare, delle leggi dello stato per affermare nella società i valori del vangelo, ma della umile e sofferta testimonianza dei suoi figli?

Quante volte abbiamo sognato una chiesa più aperta e comprensiva nei riguardi delle situazioni difficili delle donne e degli uomini di oggi: coppie in crisi, separazioni, divorzi, omosessualità, una chiesa meno sessuofoba e più aperta , più umana?

Sono queste, e molte altre ancora, credo i desideri, i sogni, le speranze, ma anche i tentativi, gli sforzi che ognuno di noi fa per costruire una chiesa diversa, una chiesa migliore, perché al di là delle gerarchie ecclesiastiche ance noi siamo la chiesa.
Bene, se la chiesa fosse perseguitata per questo, per la sua fedeltà al vangelo, perché obbedisce prima a Dio, piuttosto che agli uomini, per la difesa dei diritti dei più deboli, per l’affermazione ad ogni costo della giustizia e della pace, di questo dovremmo essere lieti, ringraziando Dio, come appunto ha fatto Pietro quando ha ringraziato Dio di aver mutato il lamento in danza!
La persecuzione della chiesa, quando fa la chiesa è un onore, un privilegio: “siamo stati degni di soffrire per Gesù Cristo”, dicono gli apostoli appena usciti dal sinedrio.
Perché come diceva il maestro “Dovere stare attenti quando tutti dicono bene di voi…
Ma la persecuzione di cui si lamentano oggi molti vescovi e molti preti è tutta un’altra cosa.
Dicono di essere perseguitati, dicono che nei riguardi della chiesa c’è un complotto, perché all’interno delle sue file c’è qualcosa che non va, c’è la copertura di comportamenti, come la pedofilia, che non fanno certamente onore né ai singoli né alla comunità.
Non credo che sia giusto lamentarsi di questa persecuzione.
Non credo che sia onesto, per questi atteggiamenti gridare al complotto.
Perché questa reazione della opinione pubblica non c’entra niente col vangelo e con gli atti degli apostoli.
Questa non è persecuzione.
Questo (anche se qualcuno ovviamente ci bagna il pane) è il giusto risentimento della società per dei comportamenti che con la difesa di Cristo e del vangelo non hanno nulla a che vedere; hanno a che vedere, purtroppo, con le debolezze umane, con i limiti umani, con la paura di essere scoperti, di perdere il prestigio, con la voglia di insabbiare cose che possono appannare l’immagine della chiesa.

Bene voglio solo dire che questa non è persecuzione.
E’ ciò che ci meritiamo.
La teoria del complotto lasciamola ai politici che, tutte le volte che i magistrati li beccano con le dita nella marmellata, dicono che la colpa è del barattolo.
Noi come cristiani e come chiesa se siamo lieti quando ci perseguitano perché siamo veramente cristiani, dobbiamo stare attenti quando parlano male di noi perché ce lo meritiamo, e dobbiamo assumerci, ognuno per la parte che gli spetta le nostre responsabilità.
E siccome siamo adulti non scandalizziamoci più di tanto, dicendo: “Ma davanti a queste cose io perdo la fede”.
Se la fede è fondata su Cristo, se abbiamo anche una piccola esperienza dei limiti dell’uomo, la fede non si perde.
Non so se l’avete letta o la ricordate
Nel Decamerone, c’è una novella del Boccaccio, la seconda della prima giornata.
Se avessi tempo ve la leggerei tutta ma ve la racconto.
A me è servita tanto tempo fa. Perché studiando la storia della chiesa, e vivendoci dentro ne ho sentite e viste di tutti i colori e questa novella ha nesso un po’ di ordine nella mia testa.

Sì come io, graziose donne, già udii ragionare, in Parigi fu un gran mercatante e buono uomo, il quale fu chiamato Giannotto di Civignì, lealissimo e diritto e di gran traffico d’opera di drapperia; e avea singulare amistà con uno ricchissimo uomo giudeo, chiamato Abraam, il qual similmente mercatante era e diritto e leale uomo assai. La cui dirittura e la cui lealtà veggendo Giannotto, gl’incominciò forte ad increscere che l’anima d’un così valente e savio e buono uomo per difetto di fede andasse a perdizione. E per ciò amichevolmente lo cominciò a pregare che egli lasciasse gli errori della fede giudaica e ritornasse alla verità cristiana, la quale egli poteva vedere, sì come santa e buona, sempre prosperare e aumentarsi; dove la sua, in contrario, diminuirsi e venire al niente poteva discernere.
Il giudeo rispondeva che niuna ne credeva né santa né buona fuor che la giudaica, e che egli in quella era nato e in quella intendeva e vivere e morire; né cosa sarebbe che mai da ciò il facesse rimuovere. Giannotto non stette per questo che egli, passati alquanti dì, non gli rimovesse simiglianti parole, mostrandogli, così grossamente come il più i mercatanti sanno fare, per quali ragioni la nostra era migliore che la giudaica. E come che il giudeo fosse nella giudaica legge un gran maestro, tuttavia, o l’amicizia grande che con Giannotto avea che il movesse, o forse parole le quali lo Spirito Santo sopra la lingua dell’uomo idiota poneva che sel facessero, al giudeo cominciarono forte a piacere le dimostrazioni di Giannotto; ma pure, ostinato in su la sua credenza, volger non si lasciava.
Così come egli pertinace dimorava, così Giannotto di sollecitarlo non finava giammai, tanto che il giudeo, da così continua instanzia vinto, disse:
– Ecco, Giannotto, a te piace che io divenga cristiano, e io sono disposto a farlo, sì veramente che io voglio in prima andare a Roma, e quivi vedere colui il quale tu dì che è vicario di Dio in terra, e considerare i suoi modi e i suoi costumi e similmente dei suoi fratelli cardinali; e se essi mi parranno tali che io possa tra per le tue parole e per quelli comprendere che la vostra fede sia migliore che la mia, come tu ti se’ ingegnato di dimostrarmi, io farò quello che detto t’ho; ove così non fosse, io mi rimarrò giudeo come io mi sono.
Quando Giannotto intese questo, fu in se’ stesso oltremodo dolente, tacitamente dicendo:
-Perduta ho la fatica, la quale ottimamente mi parea avere impiegata, credendomi costui aver convertito; per ciò che, se egli va in corte di Roma e vede la vita scelerata e lorda de’ cherici, non che egli di giudeo si faccia cristiano, ma, se egli fosse cristiano fatto, senza fallo giudeo si ritornerebbe – .
E ad Abraam rivolto disse:
– Deh, amico mio, perché vuoi tu entrare in questa fatica e così grande spesa, come a te sarà d’andare di qui a Roma? senza che, e per mare e per terra, ad un ricco uomo come tu se’, ci è tutto pien di pericoli. Non credi tu trovar qui chi i1 battesimo ti dea? E, se forse alcuni dubbi hai intorno alla fede che io ti dimostro, dove ha maggiori maestri e più savi uomini in quella, che son qui, da poterti di ciò che tu vorrai o domanderai dichiarire? Per le quali cose al mio parere questa tua andata è di soperchio. Pensa che tali sono là i prelati quali tu gli hai qui potuti vedere e puoi, e tanto ancor migliori quanto essi son più vicini al pastor principale. E perciò questa fatica, per mio consiglio, ti serberai in altra volta ad alcuno perdono, al quale io per avventura ti farò compagnia.
A cui il giudeo rispose:
– Io mi credo, Giannotto, che così sia come tu mi favelli, ma, recandoti le molte parole in una, io son del tutto (se tu vuogli che io faccia quello di che tu m’hai cotanto pregato) disposto ad andarvi, e altramenti mai non ne farò nulla.
Giannotto, vedendo il voler suo, disse:
– E tu va con buona ventura- ; e seco avvisò lui mai non doversi far cristiano, come la corte di Roma veduta avesse; ma pur, niente perdendovi, si stette.
Il giudeo montò a cavallo e, come più tosto potè, se n’andò in corte di Roma, là dove pervenuto dà suoi giudei fu onorevolmente ricevuto. E quivi dimorando, senza dire ad alcuno per che andato vi fosse, cautamente cominciò a riguardare alle maniere del papa e de’ cardinali e degli altri prelati e di tutti i cortigiani; e tra che egli s’accorse, sì come uomo che molto avveduto era, e che egli ancora da alcuno fu informato, egli trovò dal maggiore infino al minore generalmente tutti disonestissimamente peccare in lussuria, e non solo nella naturale, ma ancora nella soddomitica, senza freno alcuno di rimordimento o di vergogna, in tanto che la potenzia delle meretrici e de’ garzoni in impetrare qualunque gran cosa non v’era di picciol potere. Oltre a questo, universalmente gulosi, bevitori, ebriachi e più al ventre serventi a guisa d’animali bruti, appresso alla lussuria, che ad altro, gli conobbe apertamente.
E più avanti guardando, in tanto tutti avari e cupidi di denari gli vide, che parimente l’uman sangue, anzi il cristiano, e le divine cose, chenti che elle si fossero, o a’ sacrifici o a’ benefici appartenenti, a denari e vendevano e comperavano, maggior mercatantia faccendone e più sensali avendone che a Parigi di drappi o di alcun’altra cosa non erano, avendo alla manifesta simonia ” procureria ” posto nome, e alla gulosità “sustentazioni “, quasi Iddio, lasciamo stare il significato de’ vocaboli, ma la ‘ntenzione de’ pessimi animi non conoscesse, e a guisa degli uomini a’ nomi delle cose si debba lasciare ingannare. Le quali cose, insieme con molte altre le quali da tacer sono, sommamente spiacendo al giudeo, sì come a colui che sobrio e modesto uomo era, parendogli assai aver veduto, propose di tornare a Parigi, e così fece. Al quale, come Giannotto seppe che venuto se n’era, niuna cosa meno sperando che del suo farsi cristiano, se ne venne, e gran festa insieme si fecero; e, poi che riposato si fu alcun giorno, Giannotto il domandò quello che del santo padre e de’ cardinali e degli altri cortigiani gli parea.
Al quale il giudeo prestamente rispose:
– Parmene male, che Iddio dea a quanti sono; e di coti così che, se io ben seppi considerare, quivi niuna santità, niuna divozione, niuna buona opera o essemplo di vita o d’altro in alcuno che cherico fosse veder mi parve; ma lussuria, avarizia e gulosità, fraude, invidia e superbia e simili cose e piggiori (se piggiori essere possono in alcuno) mi vi parve in tanta grazia di tutti vedere, che io ho più tosto quella per una fucina di diaboliche operazioni che di divine. E per quello che io estimi, con ogni sollecitudine e con ogni ingegno e con ogni arte mi pare che il vostro pastore, e per consequente tutti gli altri, si procaccino di riducere a nulla e di cacciare del mondo la cristiana religione, là dove essi fondamento e sostegno esser dovrebber di quella.
E per ciò che io veggio non quello avvenire che essi procacciano, ma continuamente la vostra religione aumentarsi e più lucida e più chiara divenire, meritamente mi par di scerner io Spirito Santo esser d’essa, sì come di vera e di santa più che alcun’altra, fondamento e sostegno. Per la qual cosa, dove io rigido e duro stava a’ tuoi conforti e non mi volea far cristiano, ora tutto aperto ti dico che io per niuna cosa lascerei di cristian farmi. Andiamo adunque alla chiesa: e quivi, secondo il debito costume della vostra santa fede, mi fa battezzare.
Giannotto, il quale aspettava dirittamente contraria conclusione a questa, come lui così udì dire fu il più contento uomo che giammai fosse. E a Nostra Dama di Parigi con lui insieme andatosene, richiese i cherici di là entro che ad Abraam dovessero dare il battesimo.
Li quali, udendo che esso l’addomandava, prestamente il fecero: e Giannotto il levò del sacro fonte e nominollo Giovanni; e appresso a gran valenti uomini il fece compiutamente ammaestrare nella nostra fede la quale egli prestamente apprese, e fu, poi buono e valente uomo e di santa vita.

Hai mutato il mio lamento in danza…

E’ questo l’atteggiamento del cristiano davanti alle difficoltà della vita.

Speriamo di suonare musiche e cantare canzoni che facciano innamorare gli uomini di Cristo.

Amen!

Tags: , , , , Omelie

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