Ecco io faccio nuove tutte le cose

2 Maggio 2010 Nessun Commento     

Il ritrovarci qui non è un’abitudine per noi.

Questo incontro con Cristo e fra di noi, dovrebbe, deve essere, di volta in volta, qualcosa di nuovo, di originale, di diverso…, qualcosa che ci rinnovi dentro, per renderci capaci di rinnovare.
A partire dal perdono dal perdono di Dio, che ci ricostruisce e ci mette in grado di ricostruire.
Chiediamolo insieme.


LETTURE

Per scoprire la logica interna del messaggio di oggi, dovremmo ambiare l’ordine delle letture.
Al primo posto dovremmo mettere la seconda, il brano dell’Apocalisse.
Sapete già che apocalisse non vuol dire distruzione, caos, ma rivelazione.
Il brano di oggi, posto alla fine del libro, fa balenare davanti ai nostri occhi, forse sfiduciato dalla sguardo che proiettiamo sulla realtà il risultato finale: una nuova terra, un nuovo cielo, il compimento del disegno di Dio.
Ed il vangelo suggerisce la strada: l’amore; e la prima lettura che dovremmo leggere per ultima, indica il prezzo da pagare per costruire insieme a Cristo la novità del Regno di Dio.

OMELIA

Mi chiedo a volte su che cosa poggia la nostra identità cristiana, la nostra fede, le nostre convinzioni…
Me lo chiedo in particolare quando incontro persone che, nella massima buona fede, vengono a chiedere sacramenti, che io, invano, cerco di convincere a non celebrare.
Devo battezzare mio figlio… perché?
Mi devo sposare in chiesa… perché?
Che bisogno c’è, se poi la vita del battezzato, e quella del non battezzato coincidono?
Se quella della coppia sposata in chiesa e quella della coppia sposata con le candele accese combaciano?
E notate: non parlo tanto della vita esteriore, quella che si vede, della cosiddetta “testimonianza”; parlo del sentimento interiore con il quale si vive la vita, parlo degli stimoli interni, dalle tinte con le quali noi coloriamo la nostra esistenza…
Si parla infatti di crisi della chiesa: ma le vere crisi della chiesa partono dal suo interno, dalla poca maturazione nella fede di ogni singolo cristiano.
Perché la nostra fede non può fondarsi su ciò che abbiamo sentito da bambini: è l’età meno adatta per capirci qualcosa: Non perché i bambini siano cretini o deficienti: Tutt’altro. Ci sorprendono anzi a volte per le loro risposte perspicaci e immediate, spesso più acute di quelle di molti adulti: Ma perché il cristianesimo è una scelta di vita. E non ne capisci niente se prima non hai capito qualcosa della vita; se prima la tua vita non è diventata una domanda per la quale è necessario trovare una risposta.
(Abbiamo qui dei ragazzi… ci perdiamo tempo, fatica… quanti di loro, da adulti, saranno cristiani?)
Ce la offre il brano dell’Apocalisse che abbiamo proclamato questa risposta alla stessa domanda, che in fondo, ci ponevamo già domenica scorsa: “Qual è il significato della vita, della mia vita, non solo, ma del tutto, del cielo, della terra, della storia?
Probabilmente pochi fra noi hanno letto per intero questo libro, l’ultimo della bibbia. Anch’io. Ve lo confesso, l’ho letto a spizzichi e bocconi…
Certo è difficile, complicato, simbolico, a volte incomprensibile, molto lontano dalla nostra mentalità…
Ma una volta afferrata la chiave di lettura la risposta che ci da dovrebbe farci sobbalzare di gioia!
Se non l’abbiamo provata questa gioia, se durante l’ascolto siamo rimasti fermi e indifferenti al nostro posto, se non ci siamo scambiati sguardi d’intesa per dire: “Ma hai visto cosa prepara Dio per noi…” è perché non abbiamo sentito bene, oppure, speriamo di no, perché ci manca la coscienza del presente e la speranza del futuro…
Un cielo nuovo ed un terra nuova si presenta davanti ai nostri occhi, un nuovo mondo da cui è sparito il mare, simbolo per gli antichi del peccato, dell’ingiustizia, dell’abisso, della lontananza da Dio, del male.
Mentre dal cielo scende la nuova Gerusalemme, la nuova città: una città, una convivenza, un mondo degno di Dio: la dimora di Dio con gli uomini, con tutti gli uomini e lì, ancora una volta, lo ripetiamo anche questa domenica, l’infinita tenerezza di Dio, che tergerà le lacrime da tutti i volti che hanno pianto….
Se tutto questo mi lascia indifferente, se non mi attira, se non mi stupisce, se non mi entusiasma, non sono cristiano, forse non sono nemmeno un uomo, perché non desidero un mondo diverso da quello in cui vivo, , non mi tocca più di tanto lo spettacolo quotidiano della violenza, della ingiustizia, della morte… sono troppo vecchio…

C’è molta differenza tra il vecchio e l’antico.
Una casa antica… è molto bella, solida, con i soffitti alti, a volta, magari abbelliti da un affresco. Gli antichi facevano i tetti a forma di cielo: anche quando erano al chiuso volevano guardare le stelle.
Una casa vecchia è un’altra cosa. E’ sconquassata, cadente, senza porte e finestre… Entra il vento e l’acqua da tutte le parti…
Una macchina antica è bellissima, è una macchina d’epoca… una macchina vecchia non è nemmeno capace di partire…
Un libro antico, di quelli rilegati fa piacere anche tenerlo in mano, senti il profumo del passato…un libro vecchio, sgualcito è un’altra cosa…
Dio è l’essere più antico che c’è!
Eppure non è vecchio!
Noi viviamo in un mondo vecchio.
Messi davanti a un videogioco, dalla mattina alla sera, i ragazzi sono vecchi già da piccoli. Quanto era bello inventarsi i giochi. Ora sono già fatti!

I nostri politici sono vecchi!
Dicono di volere rinnovare e riformare e sono solo capaci di guastare quel poco di buono che ancora c’è!
Anche gli uomini di chiesa a volte sono vecchi. Non sembrano seguaci di quel Dio che vuole fare nuove tutte le cose!
Non c’è nulla di più scoraggiante di un giovane vecchio!
Non c’è nulla di più entusiasmante di un vecchio giovane!
Dio è sempre giovane!
Per questo “colui che siede sul trono dice: Ecco io faccio nuove tutte .le cose”.- Io faccio, sto facendo, fin d’adesso….”
Io faccio, dice Dio, perché tu fai, perché tu, cristiano, sei il prolungamento di Cristo.
Le tue mani, sono le sue mani, il tuo sorriso che cerca la pace è il suo sorriso, il tuo cuore che ama è il suo cuore.
Ecco il vangelo: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni con gli altri….”
Viene da ridere o da piangere pensando a tutte le strutture, le discussioni, i dettagli, i dibattiti, i concili, le definizioni dogmatiche più o meno infallibili che abbiamo elaborato da 2000 anni a questa parte per definire l’identikit del cristiano.
Cristo è disarmante nella sua semplicità: l’amore è il distintivo, il segno di riconoscimento. Il comandamento nuovo, nuovo come il nuovo cielo e la nuova terra, nuovo come l’agire di Dio che non fa cose nuove, notate, ma fa nuove tutte le cose, perché qualunque cosa toccata dall’amore, diventa nuova.

Noi ci svegliamo ogni mattina: Ma come è stata quella mattina quando svegliandovi vi siete ricordati di essere amati?
Non era un mattino come tutti gli altri! Era un mattino nuovo!
Solo l’amore segna la fine della monotonia, della abitudine, della ripetizione, della noia che la mentalità comune lega alla religiosità, solo questa è la strada che introduce la novità nel mondo.
Perché è novità amare dove non solo l’odio ma l’indifferenza è l’atteggiamento prevalente.
E’ novità, in un mondo frammentato, arrivista, rampante, una comunità cristiana fatta di persone che stanno insieme non per fregarsi gli uni gli altri, per prendere il potere, per spartirsi dei soldi, ma per progettare la costruzione del Regno di Dio, per amare…
Pensate quanto volte sia assente l’amore dalle relazioni corte: i parenti, i vicini di casa, i colleghi di lavoro; in fondo ci lamentiamo tutti dell’ambiente che ci circonda, anche quando ci chi sta vicino ha le migliori intenzioni.
Non parliamo delle relazioni ampie, pubbliche, della “politica”.
Nonostante i vari “partiti dell’amore” che si succedono sul panorama italiano, di amore vero ce n’è poco, mentre abbonda la presa in giro…
In questo mondo siamo chiamati, come cristiani, a dare una testimonianza di amore e di novità nei rapporti umani.
Non ce lo dimentichiamo.
Il Dio di Gesù Cristo, sempre nuovo, sempre giovane venga dentro ognuno di noi, ci trasformi in uomini nuovi in donne nuove, ci animi col suo Spirito perché anche noi siamo capaci di far nuove tutte le cose.

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