Se qualcuno mi ama noi prenderemo dimora in lui

9 Maggio 2010 Nessun Commento     

Se c’è amore nella nostra vita, se c’è apertura, agli altri, solidarietà, capacità di perdono, allora dobbiamo ringraziare Dio.
Siamo qui per questo.
Siamo qui per celebrare, per festeggiare, per gioire dell’amore presente nella nostra vita, per perdonarci fra di noi, per chiedere a Dio di illuminare quelle zone d’ombra dove ancora non è giunta la sua luce.
Se questi sentimenti sono presenti nel nostro cuore esprimiamoli nel canto.

LETTURE

Che differenza c’è fra il cristianesimo e le altre religioni?
Fra cristiani ed ebrei, fra cristiani e musulmani?
Non crediamo tutti nello stesso Dio?
Che differenza c’è non solo in quello che credi, ma anche in ciò che senti, nella tua maniera di percepire la presenza di Dio?
Perché quando pensiamo a Do alziamo istintivamente gli occhi al cielo?
Cosa ci dice la bibbia la riguardo?
Ecco. i brani di oggi ci conducono per mano a trovare la risposta a questa domanda.
Atti degli apostoli: Noi siamo nati cristiani, i primi discepoli no!
Erano nati ebrei… per loro si pone il problema, devo farmi circoncidere, devo osservare la legge?
Apocalisse: la città di Dio, la Gerusalemme celeste: in essa non c’è nessun tempio!
La rivelazione piena arriverà nel vangelo di Giovanni.
Ascoltiamo!


OMELIA

L’angelo mi mostrò la città santa, Gerusalemme che scendeva dal cielo, risplendente della gloria di Dio.
In essa non vi era alcun tempio, perché il Signore è il suo tempio…
Ci viene spontaneo contrapporre a questa città che scende dal cielo, la città della terra, le nostre città, le città dell’uomo, la nostra convivenza, la Gerusalemme terrena, che, probabilmente, è il simbolo, il paradigma di tutte le città del mondo; perché le nostre città sono le città della guerra; in esse, in alcune più, in altre meno, si continua morire.
Si muore perché scoppia una macchina imbottita di esplosivo, come a Bagdad o a New York, si muore perché siamo vittime del progresso come a Viareggio, si muore ad Atene per protestare contro la crisi economica, si muore perché un uomo arma la sua mano contro un altro uomo…
Leggetevi dall’Espresso della settimana scorsa un servizio su Catania, sulla nostra città, sulla città nella quale abitiamo, nella quale viviamo…
Mafiosi e magistrati, politici e imprenditori, giornali e amministratori… se le analisi di chi scrive sono plausibili, c’è un groviglio inestricabile di interessi privati e illegali e di subdola violenza che inquina ogni cosa…
Eppure come Gerusalemme, molte delle nostre città sono piene di templi, di santuari, di moschee, di chiese, di sinagoghe…
Nella Gerusalemme che scende dal cielo, invece, non vi è alcun tempio…
L’abbondanza dei templi non ha migliorato la convivenza umana…
La storia e l’esperienza ci dicono che molto spesso le religioni hanno peggiorato piuttosto che migliorare le relazioni fra gli uomini e spesso gli uomini si uccidono all’ombra dei templi che hanno costruito per adorare la divinità.
Vi ricordate di quel miracolo che vorrei chiedere a Dio? Di far sparire dalla sera alla mattina, non solo da Gerusalemme ma da tutte le città e del mondo, i templi, le chiese, le cappelle, le cattedrali, le pagode, le basiliche, le sinagoghe, le moschee, i minareti, i santuari, lasciando al loro posto delle grandi piazze con al centro un’immagine: l’immagine dell’uomo, dell’uomo torturato, dell’uomo, beffeggiato, dell’uomo ucciso, dell’uomo decapitato, dell’uomo unica vera immagine e tempio di Dio.
Questo miracolo, questo prodigio Dio lo compirà, come dice l’Apocalisse, alla fine dei tempi, o meglio, all’inizio dei tempi nuovi, ma siamo noi che dobbiamo contribuire a costruirlo fin da ora.
Le religioni fanno a gara nel costruire chiese, luoghi sacri, che racchiudono Dio, lo confinano in uno spazio separato, impedendogli di lievitare dall’interno la nostra convivenza e la nostra vita.
Ma per Cristo, lo sappiamo, non esistono luoghi sacri. O meglio, non esiste un luogo più sacro dell’altro.
L’unico luogo sacro per Lui è la vita, la nostra vita, la vita di ogni uomo nel mondo; ed abitare nella vita dell’uomo, nel profondo del suo essere è l’aspirazione più profonda di Dio.
E’ il vangelo di Giovanni a proporre questo tema che meriterebbe una trattazione più ampia.
Perché non ne parliamo mai o ne parliamo troppo poco.
E’ l’abitazione o meglio, come dicono i teologi la “in abitazione” di Dio dentro di noi.
“Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui, e prenderemo dimora presso di lui.
Il Vangelo di Giovanni è pieno di affermazioni come queste.
Cristo dice che Dio, il nostro Dio, il Dio dei cristiani, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, se li amiamo, se cioè desideriamo la loro presenza, se vogliamo vivere con loro, se vogliamo diventarne familiari, verranno a vivere dentro di noi.
Fermiamoci un attimo per comprendere, non solo per valutare la profondità, la grandezza, l’originalità di questa proposta di Dio, ma per pensare alle conseguenze che potrebbe avere nella nostra vita se fosse veramente accettata, sperimentata, vissuta.
E’ un esame, una analisi della nostra esperienza cristiana.
Come cristiani noi dovremmo sperimentare anzitutto una comunicazione profonda, personale, con Dio.
Dovremmo accorgerci che Dio vive con noi, nella stessa casa che è dentro di noi, dovremmo accorgerci di vivere con il Padre il Figlio e lo Spirito, con la trinità, e la Trinità è comunione; dovremmo gioire allora di non essere più soli, dovremmo, di conseguenza, avere la possibilità di costruire rapporti umani veri.
Perché la strada verso gli altri, la via per entrare in comunione con gli altri non sta nell’uscire da se stessi ma nello scendere in profondità dentro noi stessi.
Per scoprire che solo in Dio l’uomo trova la sua dimora, la sua casa, la sua vera identità le sue radici, l’ultimo senso del vivere, ed insieme la capacità di amare.
Per noi cristiani, allora, cercare Dio non vuol dire guardare verso il cielo, ma dentro di noi.
Ogni volta che cerchiamo Dio ci guardiamo attorno, o guardiamo verso l’alto; dovremmo, se sono vere queste parole di Cristo, guardarci dentro e scoprirlo e parlargli e comunicare.
Il cielo siamo noi, noi siamo il tempio di Dio; Dio, è più presente a me di quanto io non lo sia a me stesso, o per dirla con Sant’Agostino, è più intimo a me, di quanto io non lo sia a me stesso. “Intimior intimo meo”.
“Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Forse, come cristiani non abbiamo mai riflettuto abbastanza su queste parole, forse non ce ne hanno mai parlato, forse non ce ne siamo mai accorti.
Forse è una esperienza che non abbiamo mai fatta.
E’ una dimensione di vita che non ci appartiene.
Ma se, in questo trasferimento di Dio dal luogo sacro, dal tempio alla nostra vita, alla nostra interiorità, avremo come primo dono la gioia della pace.
Non come quella che da il mondo.
Nella migliore delle ipotesi, la pace del mondo lascia in pace.
Non mi disturbate, ho già i miei problemi.
La pace che Cristo ci regala è apertura, è interessamento, è tensione, è generosità …
Per questo può essere guerra.
Guerra contro la nostra pigrizia, il nostro quieto vivere, la nostra indifferenza, guerra contro l’incapacità di uscire da se stessi per costruire la città di Dio, guerra per andare incontro alle mille occasioni che nel pubblico e nel privato la vita ci offre per costruirla questa pace.
Che poi, in parole povere significa adoperarsi (ed è la seconda conseguenza) per rendere a chi ci sta accanto la vita meno difficile.
Rendere la vita meno difficile non è difficile.
Può farlo la moglie con il marito il marito con sua moglie; Possono farlo i genitori con i figli e i figli con i genitori; può farlo l’impiegato che sta allo sportello e il medico al capezzale del malato… puoi farlo anche con lo sconosciuto che si trova in difficoltà, se hai un po’ di generosità e di fantasia…
Dice un altro passo dell’Apocalisse: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me…”
Preghiamo perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, trovino aperta la nostra porta, perché possano entrare dimorare dentro di noi, e perché possano, attraverso la nostra vita, abitare nel cuore di ogni uomo.

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