E’ bene per voi che io me ne vada

16 Maggio 2010 Nessun Commento     

E’ bello iniziare cantando la “Gloria” di Dio”;
Anche chi arriva dopo, credo, viene coinvolto da questo canto che esprime la gioia di ritrovarci, di rivederci per celebrare oggi la festa dell’Ascensione del Signore.
La festa del nostro impegno potremmo definirla, la celebrazione della presa di coscienza delle nostre responsabilità, della consapevolezza di essere adulti e liberi davanti a Dio.
“Tu che siedi alla destra del Padre” – abbiamo cantato – “abbi pietà di noi”.
In questi brevi istanti di riflessione e di preghiera chiediamo di essere perdonati nonostante le nostre responsabilità non assolte e i nostri impegni lasciati a metà…

LETTURE

Tutti e tre i brani di oggi tendono ad illuminare, da punti di vista diversi, la festa che celebriamo.
Nella prima, l’inizio del libro degli Atti, viene raccontata la partenza di Cristo che invita i suoi a non guardare il cielo ma a rendergli testimonianza fino agli estremi confini della terra.
Paolo, nella lettera agli Ebrei, ci esorta a mantenere viva la nostra speranza, ed è ancora Cristo, nel brano del Vangelo di Luca a chiedere ai suoi discepoli di rendere visibile la sua presenza sulla terra, attraverso la loro testimonianza.
L’ascolto attento di queste pagine della bibbia ci permetterà di riviere in noi e di realizzare nella vita quegli atteggiamenti che furono propri dei primi discepoli al momento della Ascensione del Signore.


OMELIA

Sono passati 40 giorni dalla Pasqua.
Il numero “40” nella Bibbia indica sempre un periodo di tempo nel quale si fa una profonda esperienza di vita.
Insieme ai primi discepoli in questi quaranta giorni abbiamo maturato la nostra fede, nella Risurrezione di Cristo, ed abbiamo spero, cercato di incarnare questa certezza nella nostra vita.
Le quattro domeniche che abbiamo davanti, a partire da quella di oggi ci aiutano ad approfondire ancora di più questa esperienza.
Oggi, 16 maggio, l’Ascensione del Signore: potremmo chiamarla la festa della responsabilità cristiana.
Domenica prossima, 23 maggio, la Pentecoste: il dono dello Spirito Santo, è la forza che Dio mette dentro di noi, per permetterci di collaborare con Lui.
Il 30 maggio: La Trinità: la gioia di scoprire come è fatto Dio ed il 6 giugno il Corpus Domini, la festa del Corpo del Signore, che è anche la festa della comunità cristiana, che viene costruita dalla comunione, dall’essere tutti insieme impastati” dal Corpo di Cristo.

E partiamo da oggi.
Perché state a guardare il cielo?
Dobbiamo ringraziare questi due uomini vestiti di bianco, questi due angeli che, scuotendo l’immobilità dei discepoli, perplessi e scioccati dalla scomparsa di Cristo, li invitano, per ritrovare Cristo, a guardare non il cielo ma dentro se stessi, per scoprire che Cristo è dentro di loro e li invitano a guardare la terra dove è richiesta la loro testimonianza.
Ci ricordano quanto abbiamo detto domenica scorsa: Tu siete il cielo, il tuo cuore, la tua vita è il cielo, dove Dio pone la sua dimora.
“E’ bene che io me ne vada” dice Cristo ai dodici.
Non solo perché la scomparsa fisica lo rende presente dentro di noi, ma perché la scomparsa, l’allontanamento, l’entrare in penombra del leader, della guida, del capo, del maestro, fa parte dello scopo che il vero capo, il vero maestro intende raggiungere: far crescere, far diventare adulti, far maturare, rendere responsabili delle proprie scelte i suoi discepoli.
E’ necessario sottolineare tutto questo.
Cristo è la nostra guida, va bene.
Ma la vera guida non è chi pensa per te, ma chi ti insegna a pensare.
Il vero maestro non è chi decide per te, ma chi ti insegna a decidere.
Il vero capo non è chi comanda, ma chi ti invita ad diventare adulto, ad assumerti le tue responsabilità, anche quella, terribile di sbagliare.
Penso a tanti maestri che non sanno abbandonare i discepoli perché non hanno saputo insegnare loro a camminare da soli.
A tanti genitori che non sanno abbandonare a poco a poco, la mano dei loro figli, perché non hanno insegnato loro a camminare.
A tanti preti che non hanno fatto maturare la libertà di figli di Dio, ma solo la docilità alle loro direttive e la rinunzia acritica al proprio punto di vista…

Non parliamo dei politici che vorrebbero impedirci di pensare, che non accettano critiche, che spesso imboniscono la nostra mente ripetendo sempre le stesse bugie.
“La massa ha bisogno di tempo, prima di capire un concetto, e potrà ricordarlo solo dopo che le sarà ripetuto migliaia di volte… Qualsiasi slogan, commerciale o politico, trova il suo successo nella durata e nell’uniformità della sua applicazione”.
Non è stata detta di recente questa espressione; ha quasi cento anni.
L’ha scritta Adolf Hitler in persona, sul Mein Kampf, a pag. 390.
Se, al di là di tutto, l’essere cristiani ci rendesse un po’ più “sperti” meno sprovveduti, più capaci di non farci cadere nelle trappole che ci vengono tese ogni giorno per farci trangugiare ciò che interessa ai potenti, sarebbe già un magnifico risultato.
Spesso avviene il contrario.
Essere credenti può farci diventare “creduloni”.
Invece l’intelligenza, a mio parere va di pari passo con la fede. La fede supera la ragione, d’accordo, ma non la uccide, non la elimina.
Come faccio a credere a Bruno Vespa che l’altra sera mi voleva convincere che non è stato Alì Agca a voler sparare al papa Giovanni Paolo II°, ma che quest’uomo ha sentito una forza interiore dentro di sé (sarebbe stata la voce della Madonna) e questa voce lo ha costretto a sparare perché poi Lei, per realizzare uno dei segreti di Fatima, avrebbe dovuto deviare il proiettile?
Il cristiano è qualcuno che crede ma “criticamente”, ma soprattutto il cristiano è colui che sa essere responsabile!
Cosa vuol dire “essere responsabili”?
Esattamente: “Essere abili, a “rispondere”.
Lo diceva Pietro ai primi cristiani: “Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi”.
Se la nostra vita è condita di gioia, di impegno, del futuro di Dio, di altruismo, di speranza, e se tutto questo di vede… e se qualcuno ci chiede: Ma perché sei così? Perché fai questo?

Perché non ti disperi nella disgrazia?
Perché non ti dimentichi di Dio nella gioia?
Perché non ti crogiuoli nel rimorso delle tue colpe?
Perché sei lieto del perdono di Dio?
Perché continui ad amare dove dovresti odiare?
Perché speri dove c’è da disperazione?
Perché credi dove tutti gli altri dubitano?
E soprattutto: Perché non ti fai i fatti tuoi? Perché non ti rassegni al male che ti circonda? Perché pigli le corna da terra e te li metti sulla testa?
Noi dovremmo saper rispondere (e a noi stessi prima che agli altri): Ma perché sono cristiano; e poi “Non è merito mio”, perché “io posso tutto in colui che mi conforta, come diceva Paolo indicando Gesù Cristo.
Non è uno sport molto praticato oggi l’assunzione delle proprie responsabilità!
Guardate tutti i politici colti con le mani nel sacco, seguite le inchieste della magistratura, aprite un po’ gli occhi sulla decadenza nella quale è precipitata la nostra classe politica!
L’approfittare del proprio potere per fare soldi, è ormai un fatto scontato!
Siamo anche noi responsabili di tutto questo. Almeno quando ci indigniamo!
E, come chiesa, siamo responsabili quando non rifiutiamo aiuti economici in cambio del silenzio.

Ho qui un articolo di Repubblica, di qualche tempo fa: 14 marzo 2010; le pagine dedicate a Palermo, qualche volta parlano anche di Catania, ed elencano le elargizioni personali che l’attuale Presidente della Regione ha tirato fuori personalmente dal suo budget per alcune chiese e strutture ecclesiastiche della nostra Provincia.
Non ve lo leggo: Ne ho stampato alcune copie, chi vuole saperne di più…
Io non so come finiranno le inchieste e in corso.
Ma chi ha preso questo soldi non dovrebbe sentirsi molto al sicuro.
Meglio una chiesa che ci casca addosso piuttosto che un contributo che ci tappa la bocca…
Cristo ci chiederà conto della maniera con cui ci siamo fatti carico delle nostre responsabilità verso questo mondo.

Ricordiamo almeno tre delle parole che abbiamo oggi ascoltato:
Non state a guardare il cielo!
E’ bene per voi che io me ne vada!
“Di questo siete testimoni”.
In queste tre frasi di Cristo è racchiuso il significato della festa di oggi e il valore della nostra scelta cristiana.
Speriamo di non dimenticarle nella nostra vita!

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