Sforzatevi di entrare per la porta stretta

23 Agosto 2010 Nessun Commento     

Ringraziamo insieme Dio, nostro Padre che non si stanca mai di raccoglierci insieme, invitando ci al suo banchetto.
La nostra presenza qui, lungi dall’essere solo e semplicemente un gesto rituale, o un dovere religioso, è una risposta a questo invito. Siamo naturalmente portati alla chiusura, all’individualismo, a farci i fatti nostri. Il nostro esser qui per ritrovarci insieme, per formare una sola famiglia è uscire dal nostro individualismo, è una risposta al progetto di Dio.
Chiediamogli con tutto il cuore di perdonarci. I nostri peccati ci dividono dagli altri, ma il perdono di Dio inonderà il nostro cuore, a condizione che la nostra porta non sia chiusa ai fratelli.

OMELIA

E mentre Gesù andava a Gerusalemme, in quel viaggio che lo porterà a dare la sua vita per la salvezza di tutti, per la salvezza del mondo, un tale gli chiese. “Quanti sono quelli che si salvano?”
Certamente pieno di paure era quell’uomo che ha posto a Cristo questa domanda. (Mi sembra come certe trasmissioni di Radio Maria…)
Aveva paura del mondo, del male, delle ingiustizie e delle sopraffazioni di cui siamo spesso spettatori impotenti o peggio, silenziosi complici…
Anche ai tempi di Gesù, come ai nostri non è che le cose andassero tanto bene…
Quel tale aveva paura degli altri, cattivi, mentre lui si sforzava di essere nel numero dei buoni.
Ma aveva soprattutto paura di Dio: Il suo era un dio scontroso, irascibile, violento, vendicativo, con un cuore piccolo come quello dell’uomo.
La sua religiosità era chiusa, egoistica, stolta.
Da buon ebreo era convinto che solo agli ebrei toccava la salvezza, una salvezza che passava spesso, attraverso la sterile e minuziosa osservanza di riti numerosi e complicati.
Tutti gli altri, tutte le altre donne e gli altri uomini del mondo erano perduti.
Cristo, ve ne sarete accorti, capovolge tutto questo.
Sulla scia di Isaia proclama: “Verranno da Est e da Ovest, dal Nord e dal Sud e sederanno a mensa nel Regno di Dio, dove chi si crede primo si ritroverà l’ultimo, mentre l’ultimo sarà il primo…”
Ma se è così, se la salvezza è affidata alla immensità del cuore di Dio, se Dio vuole che tutti si salvino, (Deus vult omnes salvos fieri ed ad lucem veritatis pervenire) che gusto c’è ad essere cristiani, ad essere cattolici?
Ma proprio questo vuol dire “cattolico”.
“Cattolico” vuol dire: “Per tutti”.
Essere cattolico non vuol dire rinchiudersi nella propria chiesa, nei propri riti, nelle proprie sicurezze, dividere il mondo in buoni e cattivi, e stare al sicuro perché si è dalla parte dei buoni; vuol dire piuttosto credere e annunziare che Dio è “per tutti”, che è Padre di tutti, e che vuole tutti salvi.
Un annunzio che non passa attraverso le parole, ma attraverso la tua vita.
Ecco la porta stretta.
La porta stretta consiste appunto nel preoccuparsi non della propria salvezza, non di mettere al sicuro la propria anima, ma di mettere, al primo posto la salvezza degli altri.
Ma che cosa è sta “salvezza”?
A volte, noi preti, quando parliamo di “salvezza” vi facciamo pensare a qualcosa di evanescente, di aereo, di soprannaturale, di futuro.
Certo, la salvezza si compie, ed è questo il compito di Dio, nell’al di là.
Ma non esiste nessuna salvezza nell’al di là che non metta saldamente le radici nell’al di qua.
La salvezza è l’amore di Dio per ogni creatura…
E come possiamo accorgerci dell’amore di Dio?
Solo attraverso l’amore delle persone che egli ci mette accanto.
Ed allora, essere cristiani, vuol dire, come Cristo, mettersi accanto a chiunque incontriamo nel nostro cammino, e non chiederci se si salverà, ma… salvarlo, fare in modo che attraverso la nostra presenza si accorga di Dio, si accorga che Dio lo ama, si interessa di lei, di lui, a partire dai bisogni più materiali, più concreti…
Qualche giorno fa, con alcuni amici, mentre eravamo a tavola, si parlava di paradiso e di inferno. Uno dei presenti buttò giù una frase che poteva sembrare irriverente: “Il Paradiso è quando mangi, l’inferno quando muori di fame…”
E’ proprio così. L’amore di Dio e la sua presenza si rivelano non attraverso le belle parole, ma attraverso i gesti concreti.
Non per nulla Cristo, nel Vangelo di Matteo, ci dice che saremo giudicati su queste cose. “Avevo fame e mi hai dato da mangiare…”, avevo sete e mi hai dato da bere, ero forestiero e mi hai accolto…
Ecco la porta stretta.
Ecco la differenza fra la religione e la fede.
L’uomo religioso celebra riti, osserva la legge per mettere al sicuro se stesso, onora Dio e i santi per averne in cambio la protezione…
L’uomo di fede affida a Dio la sua salvezza, e non si chiede quanti si salvano, si impegna piuttosto a rendere evidente, per ogni donna e ogni uomo che incontra nel suo cammino, la presenza di Dio.
Notate quale dimensione straordinaria acquista, a questo punto la nostra vita: dai rapporti familiari, ai rapporti con gli estranei, fino ad arrivare ai rapporti sociali, e perfino politici…
Tuo figlio non va in chiesa? Non importa! Amalo! Sei tu Dio per lui! Lui è in chiesa quando tu sei accano a lui!
I tuoi vicini non frequentano la parrocchia? Per questo sono cattivi? Assolutamente! Amali! E’ il tuo amore ad immergerli nell’amore di Dio!
La politica si veste di egoismo, di chiusura, di difesa dei privilegi dei potenti, di mancanza di solidarietà?
Non estraniarti, ama! Sarà il tuo amore a far apparire l’amore di Dio anche nelle decisioni dei politici.
Io non debbo convertire nessuno. Debbo convertire me stesso.
Debbo, se sono cristiano, solo far trasparire, in ogni occasione attraverso la mia vita, la salvezza e l’amore, l’interessamento e la tenerezza di Dio per ogni creatura. Ad ognuno di noi dovrebbero dire la frase che quel povero disse a madre Teresa di Calcutta, quando si chinò su di lui per curargli le ferite: “Se ci sei tu, allora Dio esiste!”
Se volete capirne di più, su queste cose, aspettate con curiosità le messe delle prossime domeniche. Non ve le voglio anticipare.
Domenica per domenica questa porta stretta sarà man mano, sempre meglio disegnata e definita…
Ci fermiamo qui per oggi…
Ringraziando Dio per essere salvati.
Dimostrando questa gioia. Diceva, un filosofo ateo, Nietzsche si chiamava, mentre guardava i cristiani uscire da una chiesa dopo la celebrazione della Eucaristia: “Per credere al loro Dio vorrei che avessero un aria… più da salvati “Hanno celebrato il Risorto e sembra che escano da un funerale…”
Pregando il Padre perché ci aiuti a non essere di ostacolo alla sua volontà di salvezza, ma di aprirgli la strada collaborando con Lui.


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