Fate festa con me

12 Settembre 2010 Nessun Commento     

Il gesto più bello, più umano e più cristiano che possiamo fare prima di partecipare a questa celebrazione, a questa messa, a questo banchetto, è l’accoglienza reciproca.
E’ anzitutto un atteggiamento profondo dell’animo che ci fa essere contenti di non essere soli nella casa del Padre… un atteggiamento a volte difficile da esteriorizzare, particolarmente nei riguardi dell’estraneo, del nuovo, dello sconosciuto…
Eppure questo vuol dire essere figli di Dio: accogliere e perdonare.
Con questi sentimenti diciamo insieme…


LETTURE

Dio è un padre che accoglie, che perdona, che fa festa…
Dio è Dio non quando punisce e condanna, ma quando riabilita e ricostruisce.
Questa immagine di Dio, viene già presentata nella prima lettura e nella esperienza di Paolo, ma esplode nella pagina di Luca.
Mai forse, come oggi, sarà necessario ascoltare con amore e tanta attenzione la Parola di Dio.

OMELIA

Ci sono molti modi di leggere questa parabola.
La si può osservare da tanti punti di vista…
Questa fa parte dello stile delle parabola: che è un esempio, una allegoria, una metafora, un racconto… ma ciò che importa di più non è il fatto che viene raccontato, quanto la scoperta del punto di caduta, come, lungo la strada l’importante non è il cartello di direzione ma il luogo, indicato dal cartello, dove tu devi arrivare.
La parabola va a parare da qualche parte. Si chiama anche parabola la traiettoria di un proiettile: l’importante non è la traiettoria ma il punto in cui arriva, la sua precisione nel colpire l’obbiettivo.
A secondo della sottolineatura dei vari personaggi questa parabola è stata diversamente titolata: del Figliuol prodigo, del Padre misericordioso, del fratello chiuso ed avaro…, incapace di festeggiare il ritorno del fratello…
Chissà quante volte l’abbiamo letta, chissà quante volte l’abbiamo sentita spiegare, chissà quante volte è riuscita a commuoverci ed ad entrare nella nostra vita.
Oggi ve ne presenterò una rilettura particolare. l’ho avuta fra le mani qualche mese fa: me lo’ha data un prete, mio amico, che qualcuno di voi conosce, Padre Gliozzo della parrocchia del Crocifisso della Buona morte, al Vecchio San Berillo, un quartiere non molto facile della nostra città…
E’ una interpretazione un po’ strana: ve la presenterò nuda e cruda, senza commenti. Si commenta da sé.
Ad alcuni di voi piacerà, ad altri meno.
In ogni caso fa pensare.
Ci fa capire ed accetta re che siamo tutti nella stessa barca, tutti siamo bisognosi di perdono: di riceverlo e di donarlo…
E siccome “verba volant, scripta manent, come si dice in latino, ve ne consegno, (a chi la vuole) una copia, nel caso che qualcuno di poi volesse tonarci su.

Un giorno il Figlio, che si chiamava Verbo -strani nomi che Dio da ai suoi figli – andò da suo padre e gli disse: “Padre, dammi la parte di beni che mi spetta, che me ne voglio andare per il mondo”.
No, disse: “Voglio andare nel mondo”. Dio infatti con la sua famiglia abita altrove.
Il Padre gli diede tutti i suoi beni perché sapeva che poteva fidarsi di lui.
E il Verbo si fece carne ed abitò fra noi. E dissipò tutte le sue ricchezze con gente di malaffare, prostitute, adultere, ubriaconi, ladri, lenoni, attaccabrighe, tossici…, ma anche con gente che di malaffare non era, solo, però, per mancanza da fantasia o per rispetto a certe convenzioni.
E a tutti disse: “Voi siete figli di Dio. Come me. E “a gratis”.
E loro pensarono che avesse alzato un po’ il gomito, ma gli piacque lo stesso. E lo presero come re. E lui non voleva più tornare a casa perché ci stava bene con gli uomini. E poi le sue ricchezze non finivano mai. Perché non erano soldi. Erano un bel sorriso e un po’ d’amore.

Ma qualche spia, qualche traditore c’è anche tra la gente di malaffare.
Fu così, forse, che, per una dose di eroina, l’Iscariote vendé il Verbo. E subito dopo si tirò un colpo, perché si era venduto insieme l’unico sorriso che avessi mai incontrato.
E il Verbo disse. “E’ ora che io torni a casa. Papà starà in pensiero. Non era vero, ma lo disse perché avessero meno a soffrire quelli che stava per lasciare.
E lo appesero a una croce. E gridava per il dolore. E noi abbiamo capito che era Dio e abbiamo contemplato la sua gloria quando l’abbiamo udito dire, guardando chi l’aveva crocifisso e levando poi gli occhi al cielo: “Papà, non c’entrano niente questi. Ho fatto tutto da me. Sono amici miei, poveri cristi.

E gridò ancora e morì.
Poi sulla via del ritorno alla casa del Padre, trovò il cadavere dell’Iscariote, lo svegliò e gli disse: “Suvvia, non fare il morto. Ora si va da mio padre! E il Padre fece festa per il ritorno del Figlio. Perché gli era mancato. E il Verbo gli presentò l’Iscariote e disse: “E’ il mio migliore amico”.
Si misero a tavola e mangiarono a sazietà. Ma risparmiarono il vitello. E bevvero in abbondanza. ma senza ubriacarsi. Ora sono al lavoro per preparare un posto a tutti i figli di Dio nella casa del Padre. Anche per la brava gente. Un po’ noiosa, pettegola e bigotta. Ma non è colpa loro. E anche per i preti. Di ogni religione e di ogni ideologia. Che non è colpa loro se sono come sono.

A lode di Dio. Amen!

Tutti siamo bisognosi di perdono di riceverlo e donarlo.
Ci aiuti la grazia di Dio!

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