Giunga a te Signore, il grido del povero…

24 Ottobre 2010 Nessun Commento     

E’ un clima particolare quello che si crea, ogni volta, prima della nostra celebrazione…Piuttosto che trovare un’aura di sacralità, di riservato silenzio, di individualismo religioso, noi ci salutiamo, ci veniamo incontro col sorriso, con l’interessamento reciproco…
Questa accoglienza, questo clima di gioia, di banchetto, di festa, nei fatti è già preghiera, è lode e ringraziamento a Dio.
Questa accoglienza si rivolge oggi a questi bambini: Elena, Diego, Giulio, Carla e Antonio.
…che sono già, in qualche modo, capaci di percepire la gioia e l’accoglienza che si crea attorno a loro…
Sono troppo piccoli per accettare con consapevolezza l’impegno cristiano.
Il compito di educarli a questo con la testimonianza è di ognuno di noi… dei genitori…, dei padrini, di tutta al comunità cristiana nella quale vengono inseriti.
Speriamo di essere all’altezza del nostro compito.
E di tutte le volte che non siamo stati capaci di questo chiediamo perdono al Dio, con la stessa sincerità con la quale vedremo che si pente il pubblicano del vangelo che tra poco ascolteremo.

LETTURE

PAOLO….
Due bei tipi: diversi davanti a Dio: Il fariseo e il pubblicano…

Siamo invitati riconoscerci…

Ci riconosceremo fra i farisei o fra i pubblicani?

OMELIA

Il vangelo da una parte, e il mondo dall’altra, per vederlo, giudicarlo dal punto di vista di Dio!
E’ quello che cerchiamo di fare ogni domenica, ogni volta che apriamo il vangelo, la Parola di Dio!
Domenica scorsa…
Oggi siamo invitati non a guardare ma a guardarci, non a giudicare ma a giudicarci, non a cambiare ma a cambiarci… a togliere la trave dal nostro occhio prima di tentare di togliere il bruscolo dall’occhio altrui…
E’ il nostro modo di pregare che rivela chi siamo.
Forse qualcuno di noi non prega m ai.
Non importa.
Perché “pregare” qui significa “essere”.
Siamo tra i farisei o tra i pubblicani?
In realtà il fariseo e il pubblicano, l’ipocrisia e la sincerità, il riconoscimento dei nostri peccati e l’esaltazione di noi stessi, la capacità di umiliarci davanti a Dio e di metterci un gradino al di sopra degli altri, convivono dentro di noi… perché, lo sappiamo, la linea che divide il bene e il male, non passa all’esterno, ma dentro, all’interno della nostra anima, della nostra coscienza.
Dobbiamo pregare come pregherebbe un fariseo che prende coscienza della sua superficialità, come pregherebbe un pubblicano che cerca di venir fuori dai suoi peccati.
Perché noi siamo peccatori, non: “facciamo peccati”.
Siamo sempre peccatori perché, per quanto ci sforziamo, sempre grande è la distanza fra ciò che riusciamo a fare e ciò che Dio vuole da noi.
Il pubblicano sa che è un peccatore …cronico.
Fa parte di quella categoria di persone che le persone per bene, i”giusti”, i preti, emarginano, mettono da parte, persone che si trovano, per colpa loro, per colpa degli altri, per colpa di chissà chi… dalla parte sbagliata…
Ci sono anche oggi, e spesso soffrono, per colpa della società l’emarginazione.
Pensate ai separati, ai divorziati, agli omosessuali..
Notate bene:
Il pubblicano prima di uscire dal tempio non dice: “non farò più il pubblicano…
Probabilmente non può uscire immediatamente da quella condizione…
Eppure, dice Cristo, andò via giustificato…reso giusto, dall’amore di Dio.
E sulla coscienza della nostra limitatezza e della infinità bontà di Dio si fonda la nostra fiducia, il nostro ottimismo, la nostra capacità di non scoraggiarci né davanti ai nostri limiti, né davanti ai mali del mondo.
Da questi atteggiamenti può nascere la nostra preghiera.
Questa preghiera l’abbiamo sentita forse qualche altra volta.
Riascoltiamola. Ci farà bene.

Preghiera del fariseo

Signore, io Ti ringrazio

perché sono come tutti gli altri; perché anch’io sono capace di essere ladro, ingiusto, adultero, e, se non ci riesco in pratica, probabilmente è perché non ne ho ancora avuto l’occasione, o perché tu mi hai tenuto la mano sul capo.
E’ vero! Non ho ucciso nessuno… ma quante volte ho odiato nel mio cuore, quante volte ho camuffato col sorriso sulle labbra l’invidia e la vendetta, quante volte sono stato indifferente od ho lasciato morire chi mi stava accanto ed aveva bisogno di me…
E’ vero! Non sono un ladro… ma quante volte ho fatto del denaro l’unico scopo della mia vita…quante volte mi sono limitato a farmi gli affari miei, quante volte non ho unito la mia voce a chi gridava contro l’ingiustizia, quante volte ho trovato il mio cantuccio ed il mio tornaconto, quante volte mi sono lamentato che tutto va male, ma non ho mosso un dito contro il sopruso, la sopraffazione, lo scandalo…
Non tradisco mia moglie, ma quante volte la mia vita familiare poteva essere migliorata con un po’ di sforzo e non l’ho fatto…
Sì, Signore, io vengo a messa la domenica, e credo alle volte di farti un regalo e così di acquistare dei diritti…
Forse devo ancora capire che sei tu a fare un regalo a me: il dono della tua Parola, il dono di tante persone che mi stanno accanto, il dono di guardare e di guardarci fra di noi senza schemi, senza pregiudizi, senza preconcetti, senza etichette, il dono di vivere per un momento una dimensione che dobbiamo esportare in tutta la vita,
Signore, io sono onesto, ma questa mia onestà, mi avvicina o mi allontana dagli altri? Mi avvicina o mi allontana da te?
Forse mi allontana da Te, perché Ti prego solo quando ho bisogno di qualcosa e quel che ti chiedo lo pretendo quasi in cambio della mia onestà…
Forse la mia onestà mi allontana dagli altri perché li giudico, perché al di là dei loro errori; non riesco a vedere l’uomo, le sue debolezze, i suoi guai…
Cosa c’è dietro un ladro o un drogato?
Cosa c’è dietro il mio vicino di casa che tradisce sua moglie? O dietro la mia dirimpettaia che tradisce il marito?
Cosa c’è dietro un matrimonio fallito e una nuova convivenza?
Cosa c’è dietro la violenza? Solo cattiva volontà, o la violenza delle persone per bene? La violenza delle istituzioni che rispettano i ricchi e calpestano i poveri? La violenza della fame e del bisogno?
Dietro i mali del mondo, dietro la corruzione e l’immoralità, spesso, insieme alla volontà dei cattivi, non c’è l’omertà, il silenzio, la connivenza e l’interesse dei buoni e degli onesti?
Ma forse la mia colpa più grave, Signore, è che io non ti credo capace di rinnovare chi ha sbagliato, perché chi ha sbagliato lo giudico, l’ho etichettato per sempre…
Siamo nella stessa barca, tutti, Signore…tutti abbiamo sbagliato, tutti possiamo ancora continuare a sbagliare…E’ proprio vero che ci sono tra gli uomini assassini che non hanno ancora versato sangue, ladri che non hanno ancora rubato niente, bugiardi che finora hanno detto la verità.
Giustificami, Signore, Salvami.
Tienimi la mano sul capo, insegnami a “giustificare”, che non vuol dire approvare, ma rendere giusto, redimere, salvare tutti quei miei fratelli e quelle mie sorelle che tu poni sul mio cammino.
Amen!

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