Perché state a guardare il cielo?

12 Maggio 2013 1 Commento     

Il Gloria che abbiamo cantato mentre entravamo in chiesa, mentre ancora ci salutavamo, esprime la gioia di ritrovarci insieme per la festa della Ascensione del Signore: è la festa della dignità dell’uomo restaurata da Cristo, perché è la festa del nostro impegno, la celebrazione delle nostre responsabilità.

Vedremo più avanti il perché!

“Tu che siedi alla destra del Padre abbi pietà di noi” abbiamo cantato. I questi brevi istanti di riflessione e di preghiera chiediamo a Dio che ci perdoni nonostante le nostre responsabilità non assolte e i nostri impegni lasciati a metà.

 

LETTURE

Luca negli Atti e nel vangelo, la lettera agli ebrei, hanno registrato il modo con cui i primi cristiani hanno interpretato e vissuto la scomparsa di Cristo.

L’ascolto attento di queste pagine ci permetterà di rivivere e di realizzare nella nostra vita quegli atteggiamenti che furono propri dei primi discepoli al momento della Ascensione del Signore.

 

OMELIA

Non è una festa facile l’Ascensione.

Dovrebbe lasciarci perplessi!

Cristo è assunto al cielo…

Ma dove è andato?

Il cielo non esiste!

Il cielo come luogo al di sopra delle nostre teste in cui abita Dio, circondato dai cori degli Angeli, è solo un modo di dire, un modo di immaginare ciò che non è immaginabile.

Non era così per gli antichi.

I loro occhi e i nostri occhi vedono il cielo alla stessa maniera, ma noi sappiamo che quello che loro immaginavano al di là del visibile era completamente diverso da quello he immaginiamo noi.

Gli antichi erano certi che sfere di purissimo cristallo circondavano la terra, (55 secondo Aristotele) il centro dell’universo, e a queste sfere erano appesi il sole e la luna, come delle grandi lampadine, e anche le stelle, proprio come le lampadinette che noi mettiamo nei cieli del presepe per natale…

E se Gesù saliva al cielo andava in un posto preciso, l’Empireo, il cielo più alto, la sede di Dio…

Noi oggi siamo più smaliziati. Galileo ha abolito Tolomeo e noi oggi pensiamo in termini di milioni di galassie formate da milioni di stelle, di buchi neri, di un universo in continua espansione, all’interno del quale la terra, minuscolo granello di sabbia si trova sperduto in una regione periferica di una fra le galassie più piccole…

Siamo una microscopica goccia sperduta nella periferia dell’universo.

Cosa vogliamo dire allora quando diciamo che Cristo “è salito al cielo”?

Che significato, concreto, reale, diamo a queste parole?

Noi cristiani non dobbiamo essere sprovveduti. Se viene qualcuno, (penso a Odifreddi, grande matematico, a Margherita Haak, altrettanto grande astronoma, atei tutti e due che ci dicono: “Ma che stai dicendo?” Cristo è salito al cielo? Ma dov’è il “cielo”?

noi dobbiamo sapere cosa rispondere.

Non è detto che loro lo accettino ma noi dobbiamo saperglielo dire.

Per capirci qualcosa abbracciamo con un solo sguardo queste tre domeniche di maggio: 12, 19 e 26.

Sono altrettante “feste”: Ascensione, Pentecoste.

Ed altro non sono che tre modi diversi per dire Pasqua, per esprimere ciò che abbiamo celebrato 40 giorni fa, quando abbiamo celebrato Cristo, che, risuscitando, ha abbandonato la sua dimensione umana, per entrare nella dimensione di Dio, in una realtà per noi non immaginabile ma reale, in un altro modo di essere, di vivere, certamente diverso dal nostro, ma non lontano da noi.

Un mondo invisibile ai nostri occhi, ma non per questo meno reale. E’ una realtà diversa dal mondo fisico, dalle cose materiali con cui siamo in contatto, ma non per questo meno vera, meno concreta, meno essenziale.

Questa dimensione essenziale e invisibile agli occhi, produce alcune conseguenze importanti non solo per noi, ma in qualche modo, anche per Dio.

Ma voi ci pensate che dall’Ascensione in poi, anche Dio è cambiato?

Dal momento in cui Cristo è presso Dio, in termini cristiani, all’interno della Trinità io vedo un uomo!

Dio ora sa, per averlo sperimentato sulla sua pelle che cosa vuol dire essere un uomo, cosa vuol dire amare, soffrire, gioire, vivere e morire!

Perché da quando Cristo è salito al Padre un uomo, un uomo come noi, in carne ed ossa come voi, si è seduto alla tavola di Dio, e questo non per gentile concessione, ma per un suo diritto…

Dio non è come noi che dividiamo gli uomini in categorie. Si discute oggi nel nostro paese sulla cittadinanza degli extracomunitari. I bambini che nascono in Italia da genitori extracomunitari sono italiani?

Per Dio non è così!

Perché da quando Gesù è accanto a Dio, ogni uomo fa parte della famiglia di Dio, è cittadino del cielo!

Non solo è cambiato Dio, ma, da questo momento in poi ne guadagna la dignità dell’uomo, la sua grandezza ed anche la sua responsabilità.

Cristo se ne va.

O meglio, sembra che se ne vada.

I discepoli, all’inizio, non capiscono nulla.

Quando lo rivedono vivo, dopo la sua morte, dopo aver dipanato i loro dubbi, rinverdiscono la loro speranza nella restaurazione del Regno di Israele.

Che bello, avranno pensato, in tempo di crisi, un nuovo governo, con un premier della statura di Cristo e noi, tutti, i suoi ministri.

Ne sappiamo qualcosa noi che per fare un governicchio che vivacchia ci abbiamo messo due mesi…

Ma che delusione! Dobbiamo cominciare e lui se ne va!

Capiranno tutto quando Qualcuno farà cambiare loro prospettiva e mentalità: quando lo Spirito Santo verrà per fare comprendere loro che Gesù se ne va per rimanere con loro in un altro modo.

Quando capiranno che se Cristo non se ne fosse andato, non sarebbe cominciato il Regno di Dio, quello vero, quello affidato alle loro mani, al loro impegno, al loro amore, alla loro vita…

Se Cristo fosse rimasto fisicamente quanti avrebbero potuto vederlo, avrebbero potuto parlargli, avrebbero potuto prender un appuntamento con lui?

E’ già molto difficile prendere un appuntamento con il papa. Provateci!

Cristo, paradossalmente, se ne va per restare.

E se ne va perché ci affida la continuazione della sua opera, per darci il segno più grande della Sua presenza che è la presenza dello Spirito, della forza di Dio nella nostra vita.

Se ne va dandoci un altro paio di occhi per vederlo.

Aprite bene l’occhio della fede, quello che gli orientali chiamano il terzo occhio, quello che abbiamo in mezzo alla fronte, e mi vedrete:

Mi vedrete nello sguardo di ogni uomo, fatto a immagine di Dio, mi vedrete nella vostra comunità se vi amate, vi aiutate, vi rispettate, mi vedrete quando ascolterete la mia Parola, quando mangerete ancora con me nella cena eucaristica, mi riconoscerete nel volto del povero perché tutto quello che farete al più piccolo dei miei fratelli lo farete a me!

Mi vedrete accanto a voi ogni volta che ascolterete la mia Parola, ogni volta che vi metterete insieme per accrescere la pace, la giustizia, l’amore nel mondo…

Per questo “E’ bene che io me ne vada”.

Perché la mia scomparsa sollecita le vostre responsabilità.

Vi spinge a rendermi presente nella vostra vita.

E’ come quando un padre dice al Figlio: “Io ho fatto la mia parte”. Ora tocca a te!

(Sei tu il capofamiglia, ora!)

Non state a guardare il cielo.

Se stai a guardare il cielo, non hai capito nulla del cielo.

Mi devi, dentro di te, dicevamo domenica scorsa, mi devi cercare cercare sulla terra.

E se l’amore è il motore della tua vita, non ci metterai troppo tempo.

Ecco perché vorrei concludere questa riflessione anticipando una di una settimana la preghiera allo Spirito Santo che si dice il giorno di Pentecoste, domenica prossima.

Io credo che anche noi, se vogliamo trasformare il nostro essere cristiani, da qualcosa di superficiale, di rituale, di moralistico, a qualcosa di più profondo, a un cambiamento reale della nostra vita, animata non più dai nostri interessi ma dallo Spirito di Dio, dobbiamo rivivere la stessa esperienza degli apostoli che, chiusi nel cenacolo, attendevano la venuta dello Spirito.

Con questi sentimenti dovremmo vivere questa settimana e tutta la nostra vita.

Preghiamo!

Tags: , Omelie
Un Commento to “Perché state a guardare il cielo?”
  1. Marcello D'Angelo ha detto:

    Quando possibile, vengo alla liturgia eucaristica delle 12 della domenica (ultima in ordine di tempo il 29 u.s., domenica di passione c’insegna Resca).
    Vivo a Enna e son sposato con una Vs. condittadina catanese.
    Da Enna ero contento di leggere le omelie di padre Resca.
    Mi mancano gli aggiornamenti. Perchè avete sospeso la pubblicazione delle omelie al 12 Maggio 2013 e mai più riprese? Grazie.

Scrivi un Commento


Warning: Undefined variable $user_ID in /membri/sspietroepaolo/wp-content/themes/mymag/comments.php on line 51

(required)

(required)


Che siano una cosa sola

RIT. Che siano una sola cosa, perchè il mondo veda che siano un solo amore. perchè il mondo creda....

Il cantico delle creature

A te solo Buon Signore Si confanno gloria e onore A Te ogni laude et benedizione A Te solo...